Un voto per la caccia. Mentre nella terza domenica di settembre ha preso il via ufficialmente la stagione venatoria, con i fucili tornati a sparare nel silenzio delle campagne di diverse regioni, in vista delle elezioni del 25 settembre federazioni del mondo della caccia e lobby delle armi invitano apertamente cacciatori e appassionati di proiettili a votare chi dalla prossima legislatura potrebbe garantire o ampliare i loro interessi, indicando come voto utile soprattutto quello per Fratelli d’Italia e Lega. L’esortazione, che arriva anche da alcuni europarlamentari, suona sia come risposta netta alle prese di posizione dei partiti che intendono abolire la caccia (MoVimento 5 stelle, Alleanza Verdi e Sinistra italiana) sia, sostiene il Wwf, come un tentativo di tornare “a delegittimare il ruolo dell’Ispra” e a “minacciare la biodiversità italiana”.

Ventitré candidati “amici della caccia”

Fra i primi a esprimere in maniera precisa i candidati che hanno sottoscritto un appello a difesa dell’attività venatoria è Federcaccia. Insieme a Enalcaccia, Liberacaccia, AnuuMigratoristi, Cncc e Italcaccia, la federazione sul suo sito ha pubblicato un articolo che indica i partiti contro la caccia e quelli che invece hanno aperto al dialogo con i cacciatori. Regione per regione, vengono dunque elencati i 23 candidati “amici della caccia”, per lo più di Lega e Fratelli d’Italia, ma anche di Partito Democratico e Azione-Italia Viva. Con alcune precisazioni su chi votare per essere certi di contrastare nei collegi gli “acerrimi nemici della caccia”, tra cui l’animalista Michela Brambilla e il “verde” Angelo Bonelli.

Con lo slogan “vota consapevolmente” anche Unarmi, associazione per la difesa dei diritti dei detentori legali di armi, su un volantino con i colori del semaforo specifica i partiti più affini a garantire un futuro al mondo delle armi: luce verde per FdI, Lega e Forza Italia, semaforo giallo per M5s e Terzo Polo e infine rosso per Pd, Alleanza Verdi Sinistra o +Europa.

Ancor più chiaro, con l’invito a votare centrodestra a favore della caccia, è l’europarlamentare di FdI Pietro Fiocchi, cacciatore e imprenditore di una ditta di munizioni che nei suoi video ricorda: “per una volta abbiamo la possibilità di portare al governo un certo numero di esponenti del mondo venatorio e molte persone aperte alle nostre problematiche”. Da Bruxelles Fiocchi rammenta ai cacciatori che “chiunque è a conoscenza che Fratelli d’Italia ha al suo interno numerosi e autorevoli personaggi legati al mondo venatorio, impegnati a vari livelli”.

Modifiche alla legge 157 e i rischi per l’Ispra

Le parole di Fiocchi, così come quelle del deputato di FdI Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni che in un video ha ribadito l’impegno a difesa dei cacciatori, promuovono le modifiche della Legge statale n. 157/92 che un altro esponente di Fratelli d’Italia, l’europarlamentare Sergio Berlato, presidente di ACR (Associazione per la Cultura Rurale), intende proporre ai futuri deputati del Parlamento.

 

Le modifiche alla legge predisposte da Berlato riguardano diversi aspetti, tra cui per esempio ampliare “la possibilità di catturare e di detenere per l’utilizzo a fini di richiamo tutte le specie cacciabili (anche quelle in deroga) e non solo quelle previste dall’attuale legge”. Ma soprattutto puntano a una sorta di delocalizzazione dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che finirebbe sotto il controllo diretto dei governatori.

La questione desta “fortissima preoccupazione per il fatto che si sta ponendo la biodiversità, un principio costituzionale, in palio come se fosse qualcosa di personale per ottenere voti”, visto che “voto per la caccia” potrebbe “incidere sul futuro ruolo di garanzia dell’Ispra”, spiega l’avvocato Domenico Aiello, responsabile tutela giuridica della Natura di Wwf Italia. Il calendario venatorio, lo  strumento amministrativo che dice quali specie si possono cacciare, in che quantità e quando, viene emesso a livello regionale e la legge prevede che Ispra, istituto che opera a livello nazionale, dia un parere scientifico obbligatorio ma non vincolante. Questo parere diventa però spesso decisivo nelle diatribe fra cacciatori e ambientalisti: quando gli ultimi fanno ricorso in tribunale, magari per un calendario venatorio troppo lungo o permissivo, spesso il parere dell’Ispra è dirimente.

Di conseguenza, – prosegue Aiello – “con un fardello così delicato questo istituto, che opera autonomamente e per il bene della biodiversità, finisce nel mirino dei cacciatori che oggi ne chiedono una revisione perché emani pareri solo a livello territoriale, finendo per rispondere direttamente alla Regione. In questo modo la scienza dovrebbe sottomettersi alla politica. Ecco perché siamo preoccupati”.

Invece di lanciare appelli a un voto pro caccia, sostiene il Wwf, sarebbe piuttosto “doveroso parlare con chiarezza del problema dei richiami vivi per uccelli selvatici ricordando anche le nette differenze fra attività venatorie e azioni di controllo e contenimento degli animali (come per il caso dei cinghiali e altre specie invasive, ndr)”. Questioni concrete che potrebbero “fornire ai cittadini una migliore conoscenza del contesto, anziché semplicemente arrivare alla mercificazione di un bene assoluto come la biodiversità pur di ottenere voti”, conclude Aiello.