Rosse, lucide, invitanti, le ciliegie vantano un sapore dolce apprezzato da grandi e piccoli. A causa della buccia sottile e della sensibilità alle variazioni di temperatura, sono, però, molto delicate e facilmente deperibili. E proprio questo preoccupa i frutticoltori italiani, sempre più alle prese con le frequenti bizze del clima. Il rischio è che anche questa annata non si riveli particolarmente fortunata.

Secondo il report della Food and agriculture organization (Fao), il nostro Paese continua, infatti, a perdere posizioni nella classifica dei maggiori produttori mondiali di ciliegie, attestandosi attualmente al settimo posto, superato dalla Spagna e incalzato dalla Grecia. In soli tre lustri la produzione nazionale è calata del 15%, con un trend negativo che continua da mezzo secolo.

 

Il cracking in Veneto

Nel Nord-Est della penisola le piogge incessanti susseguitesi tra aprile e maggio hanno gravemente danneggiato le varietà precoci. Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto, dichiara: “Avremmo dovuto iniziare la raccolta in anticipo a causa dell’inverno mite, che ha generato una fioritura precoce. Invece, le piogge, aggravate dal freddo anomalo per la stagione, hanno provocato il cracking, ovvero la spaccatura, di moltissime ciliegie. Per ora le varietà tardive, la cui fase di maturazione è posticipata, sono salve, ma bisogna sperare che arrivino giornate calde e soleggiate”.

 

Dall’Emilia-Romagna alla Puglia

Il rischio di rottura della buccia si è verificato anche in provincia di Modena, nella zona tra Savignano, Vignola, Marano, dove le piogge intense hanno creato un accumulo di acqua, che ha allagato campi e cortili rendendo impossibile l’accesso ai poderi per effettuare la raccolta delle ciliegie e le relative lavorazioni. Preoccupazioni analoghe anche tra i frutticoltori di Trentino-Alto Adige e Piemonte, che non hanno certo accolto con favore le piogge torrenziali che hanno caratterizzato il mese di maggio.

 

Tanto più che l’elevata umidità favorisce la riproduzione della Drosophila suzukii, un moscerino originario del Sud-Est asiatico, che negli ultimi anni ha causato gravi danni ai piccoli frutti color porpora, deponendo le proprie uova proprio all’interno delle loro crepe.

Al Sud, in Puglia, il nemico numero uno è stato, invece, il caldo anomalo che ha reso improduttive le gemme, con la conseguenza che le pregiate ciliegie Ferrovia hanno subìto una diminuzione di ben il 50-60% rispetto al 2023.

Diverse varietà e coperture anti-pioggia

“Le buone pratiche suggeriscono di raccogliere le ciliegie anche se non sono commerciabili, ma gli alti costi della raccolta spesso inducono i frutticoltori a lasciare quelle invendibili sugli alberi”, rende noto Aldegheri.

 

Nel frattempo, i produttori si stanno comunque attrezzando per minimizzare i danni. Alcuni diversificano le varietà coltivate, in modo da salvaguardare almeno in parte la produzione. Altri, invece, si cautelano con le coperture anti-pioggia o le reti anti-grandine, che però, oltre ad avere costi assai elevati, non sono del tutto risolutive, dato che le ciliegie temono non solo l’acqua, ma anche l’umidità.

 

“Ormai non c’è giorno in cui non si registri un evento meteorologico estremo: grandinate, allagamenti, nubifragi”, sottolineano i vertici di Coldiretti Modena. “Si tratta di eventi anomali segno di un clima sempre più tropicalizzato, che incidono negativamente sui profitti del comparto agricolo e che nel 2023, in Italia, hanno provocati danni superiori ai sei miliardi di euro”.