A tutto gas. Doveva uscire di scena, come tutti i combustibili fossili, per ridurre le emissioni di CO2 e quindi il riscaldamento globale. Invece il gas naturale resta al centro del dibattito politico, e intanto sfonda tutti i record di quotazione in Borsa. A uscire di scena sarà invece il titolare del Mite Roberto Cingolani, che oggi, proprio mentre presentava il Piano Gas dell’Italia, ha annunciato: “Nella prossima legislatura non sarò ministro”.
Cingolani, chiamato a traghettare l’Italia verso un futuro sostenibile grazie alla cosiddetta “transizione ecologica” che dà il nome al suo dicastero, negli ultimi mesi si è ritrovato in realtà a vestire i panni di un ministro dell’Energia d’antan, che viaggia all’estero in cerca di giacimenti da cui estrarre combustibili per soddisfare il fabbisogno del Paese.
Anche la conferenza stampa in cui ha fatto il punto sul “Piano Gas” dell’Italia, riflette questo cambio di prospettiva: con la guerra in Ucraina e il ricatto di Mosca che minaccia di chiudere i rubinetti dei gasdotti diretti in Europa, la priorità è diventata trovare altri fornitori di metano, in Africa o altrove.
Energia, Cingolani: “L’Italia dovrà risparmiare almeno il 7% del gas”
Nell’incontro con i giornalisti, il ministro ha riepilogato i risultati ottenuti nelle ultime settimane. Ricordando, come aveva già annunciato a inizio maggio dopo il suo tour africano che l’Italia potrebbe affrancarsi definitivamente dal gas russo dalla metà del 2024. Ha confermato che gli stoccaggi in vista dell’inverno sono a buon punto, circa il 70% della capacità dei serbatoi, ma che per stare al sicuro in caso di chiusura russa dovremmo salire al 90%. In tal caso l’Italia potrebbe arrivare ad aprile senza soffrire il freddo o i black out elettrici pur facendo a meno del gas di Mosca. Ha ribadito la necessità di due rigassificatori galleggianti, uno a Piombino, l’altro a Ravenna: “È di fondamentale importanza che il primo entri in funzione entro gennaio 2023 e il secondo entro la fine dello stesso anno”, ha spiegato il ministro. “La sicurezza nazionale passa per Piombino perché ci saranno 5 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto da rigassificare, se non lo facciamo sarà emergenza energetica. Il messaggio al mio successore è non perdere d’occhio questo elemento”.
E la Transizione ecologica? Cingolani anche in questa occasione ha ripetuto che il gas algerino o quello liquefatto sostituiranno quello russo, non si sommeranno ad esso. E quindi, sostiene il ministro, “Il piano consente d mantenere gli impegni di decarbonizzazione al 55% per il 2030”. Anzi, uno dei tasselli fondamentali della strategia è risparmiare gas producendo elettricità con eolico e fotovoltaico: “L’accelerazione dello sviluppo delle fonti rinnovabili è un fattore importante, in quanto consente di ridurre la domanda complessiva di gas nella misura di circa 2 miliari di metri cubi ogni circa 10 Terawattora installati”.
Resta il rammarico per le energie sprecate, è il caso dirlo, nell’inseguire un combustibile fossile destinato ad essere presto eliminato dalle nostre economie, sempre che si voglia ancora provare ad arginare l’emergenza climatica. Energie che, se non ci fosse stata l’invasione russa dell’Ucraina, forse sarebbero state destinate a gettare le basi sin da subito per una vera rivoluzione green. Nel febbraio dello scorso anno Cingolani fu scelto da Draghi come titolare del Mite per le sue qualità di scienziato-organizzatore. Disse: “Fare il ministro non è il mio mestiere. Scrivo il Pnrr per la parte che mi compete e poi lascio”. Oggi coerentemente ha appunto dichiarato: “Nella prossima legislatura non sarò ministro, ma per mia scelta”.