Un colpo d’occhio a Ayia Napa, al culmine dell’estate. In una delle più apprezzate località balneari di Cipro sembra omai tornata l’era pre-Covi. Ma non del tutto. Senza i russi, per tradizione il secondo contingente per quota di arrivi dopo i britannici tra i turisti che si affacciano sull’isola, c’è un vuoto che sarà difficile colmare.
Come spiegano gli operatori turistici locali – fornendo una notizia che potrebbe tornare utile a chi stesse per scegliere una vacanza mare last minute e – nei limiti del possibile – low cost, “quest’anno (prima della guerrra n. d. r.) aspettavamo 800mila visitatori dalla Russia (come nel 2019 n. d. r.)”. spiega all’agenzia di stampa France Presse Haris Lozides, responsabile dell’associazione alberghiera dell’isola – Un valore ormai chiaramente impossibile anche solo da sfiorare, dal momento che nei primi sei mesi dell’anno ne sono arrivati soltanto 17mila, stando alle cifre ufficiali.
Il mercato russo “è stato annientato dall’oggi al domani” in seguito alle sanzioni imposte dalla Ue dopo l’invasione dell’Ucraina, constata Christos Angelidis, presidente dell’associazione pancipriota dei direttori d’albergo. Ben poco possono influire, a livello di grandi numeri, soluzioni alternativa come quelle di recente adottate da alcuni turisti del grande Paese euroasiatco, che sconfinano via terra in Finlandia (e in misura minore nelle ex Repubbliche Baltiche Urss) per prendere un aereo che li conduca alle mete balneari mediterranee (e non solo). Nonostante lo storico legame cultural-religioso con Mosca, il parlamento di Nicosia ha approvato all’unanimità una risoluzione di condanna contro la Russia. Come per tutta la Ue, anche a Cipro vige la chiusura dello spazio aereo per le compagnie aeree. E in assenza di voli diretti, nonostante la relativa teorica vicinanza – solo 4 ore di volo tra Nicosia e Mosca – e la relativa disponibilità e comodità delle soluzioni a una coincidenza, via Medio Oriente, Golfo Persico o Turchia – gli arrivi sono crollati. “Nessuno era preparato”, aggiunge Angelidis.
In cifre, i russi rappresentavano circa il 20 per cento dei quasi 4milioni di visitatori annui che si affacciavano sull’isola fino al 2019. Secondo il ministero del turismo cipriota, la loro assenza equivarrà a un mancato introito dell’ordine dei 550milioni di euro. “Ci sono stati numerosi tentativi, da parte dei differenti settori connessi, per incoraggiare l’arrivo di turisti di altri paesi, ad esempio verso la Germania, la Polonia, l’Italia e la Francia”, riferisce Charis Papacharalambous, portavoce dell’associazione degli agenti di viaggio di Cipro (Acta). Ma “è difficile colmare il grande vuoto” lasciato dai russi.
Fino al 2019, il turismo garantiva a Cipro il 15 per cento del suo Pil. I russi avevano puntato l’isola da tempo, 18mila di loro vi avevano fissato la residenza, soprattutto nella città costiera di Limassol, che si era guadagnata i nomignoli di Limassolgrad e di Mosca del Mediterraneo. Nonostante le misure anti-Covid ancora in vigore nei due sensi, già nel 2021 ne erano tornati parecchi, 520mila, superiori addirittura almeno in percentuale sul totale rispetto alle ultime stagioni pre-pandemia: 25 per cento degli ospiti internazionali contro 20 per cento.
Nonostante questo, il turismo cipriota registra un saldo fortemente attivo rispetto al 2021: nel primo semestre 2022 gli arrivi sono stati 1,2 milioni, valore 5 volte superiore a quello dell’anno prima. L’isola è molto apprezzata sia per le sue spiagge di sabbia bianchissima, che per le feste notturne, di cui Ayia Napa è una delle sedi di elezione. Da gennaio a giugno, il 40 per cento degli ospiti è arrivato dal Regno Unito. Seguono, tutti a grande distanza, israeliani, polacchi, tedeschi, svedesi e greci. Il buco ha colpito in modo difforme gli albergatori. Alcuni, che lavorano soprattutto con i russi, hanno sofferto più di altri. Ma tutti hanno subito un qualche danno. Che potrebbe anche aggravarsi, perché il movimento da Mosca, San Pietroburgo e non solo è molto forte anche nella bassa stagione post-estiva.
Il tutto poi è aggravato dall’aumento dei costi dell’elettricità che, in un’estate di quelle con i condizionatori perennemente a pieno regime, si fa sentire ancor di più. Per tutto questo, Cipro reclama aiuti da Bruxelles. “La Ue deve rimediare a questa situazione, aiutando le imprese, soprattutto in un momento in cui l’inflazione corre”, dice Lozides.