La popolazione cresce e sfamarla sarà una sfida, in primis ambientale. Serve snellire la produzione alimentare, renderla più sostenibile, magari prediligendo diete a basso impatto ambientale – come quelle a base vegetale – e puntando su cibi alternativi, come alghe e insetti. Ma anche ridurre gli sprechi, produrre inquinando meno, può aiutare a contenere gli impatti della filiera alimentare. A ribadire tutto questo, tornando sul tema di cibo e ambiente, è oggi uno studio apparso su Nature Climate Change, che ha misurato l’impatto – in termini di aumento di temperatura – del comparto alimentare entro la fine dell’anno. Se continuiamo così, rischiamo di fare aumentare la temperatura di un grado entro il 2100, dicono.
Dieta sostenibile, anche il cibo inquina: cosa mangiare per aiutare il pianeta
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La stima arriva da una serie di calcoli che il team di Catherine Ivanovich della Columbia University ha fatto considerando le emissioni attuali prodotte per la produzione e i consumi di tantissimi cibi (circa 100), tra carne, cereali, frutta, pesce, uova e latticini. I ricercatori hanno quindi calcolato l’impatto delle emissioni associate per i diversi tipi di gas (metano, anidride carbonica e protossido di azoto), nel tempo, in diversi scenari socioeconomici, con diverse crescite demografiche.
Ma non solo: hanno anche cercato di stimare l’effetto che diverse misure di mitigazione singole o combinate – dal dimezzamento degli sprechi alimentari, alla decarbonizzazione dell’energia elettrica, all’adozione di diete salutari – avrebbero avuto sul bilancio finale.
Carne, latticini e riso osservati speciali
I risultati messi insieme dai ricercatori suggeriscono che, continuando in questo modo, sia per abitudini alimentari che per pratiche di produzione agricola, la temperatura aumenterà di circa 1°C solo a causa del cibo. I valori oscillano per i diversi scenari analizzati tra 0.7 ± 0.2 e 0.9 ± 0.2 °C, soprattutto per effetto delle emissioni di metano, che da solo, scrivono gli autori, contribuirebbe per circa il 60% al riscaldamento associato alla produzione e consumo di cibo.
Quando si guarda invece alle categorie di alimenti, carne e latticini sono le categorie – non a sorpresa – che più influiscono sull’aumento delle temperature, seguite dal riso.
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Le misure di mitigazione più efficaci
Cambiando tutto, invece, ovvero adottando tutte le misure di mitigazione citate, si potrebbe evitare circa la metà dell’aumento delle temperature. Irrealistico forse, ma il messaggio è che margini di miglioramento ci sono, anche per interventi parziali. Solo riducendo il consumo di carne rossa, limitando quello di pesce, pollame e uova si potrebbero ridurre di circa 0.2°C le temperature. Di contro senza fare nulla, non avremo nessun guadagno. concludono gli autori: “Le nostre analisi dimostrano chiaramente che gli attuali modelli di produzione e consumo di cibo sono incompatibili con il mantenimento di una popolazione in crescita e di un futuro climatico sicuro”.