Gli eventi climatici estremi, le crisi economiche, la mancanza di accesso a cibi sani, gli ambienti alimentari malsani e la disuguaglianza sociale continuano a tenere nell’insicurezza alimentare e la malnutrizione molte parti dell’America Centrale e del Messico meridionale, aree adesso sotto i riflettori della politica mondiale.
A rivelare la situazione così a limite è un rapporto appena pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Secondo la Fao, la cui sede regionale si trova a Santiago del Cile, 14 Paesi dell’America Latina e dei Caraibi potrebbero subire limitazioni nell’accesso al cibo a causa della crisi climatica. Per la siccità soprattutto. Problema che era stato già evidenziato nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite dal titolo “Prospettive regionali in materia di sicurezza alimentare e nutrizione 2023” secondo cui il 6,5% della popolazione dell’America Latina e dei Caraibi soffre la fame, ossia 43,2 milioni di persone. Sebbene questo dato rappresenti un lieve miglioramento di 0,5 punti percentuali rispetto alla misurazione precedente, la prevalenza della fame nella regione è ancora superiore di 0,9 punti percentuali rispetto al 2019, prima della pandemia Covid-19”. Un problema che non colpisce solo l’America Centrale, visto che tra il 2019 e il 2023, l’insicurezza alimentare – cioè l’accesso discontinuo al cibo – è aumentata in media dell’1,5% nei Paesi vulnerabili dal punto di vista climatico.
I Paesi lungo il Corridoio secco
Questi Paesi “sono considerati vulnerabili perché hanno maggiori probabilità di essere colpiti dalla sottonutrizione a causa di questi fenomeni estremi”, afferma l’agenzia Onu, senza rivelare l’elenco completo dei Paesi interessati. Nel dossier intitolato “Prospettive regionali sulla sicurezza alimentare e la nutrizione 2024″, la Fao richiama l’attenzione sulla siccità prolungata. Queste regioni, infatti si estendono lungo il “Corridoio secco”, una zona arida che va dal Messico meridionale a Panama, passando per Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica. Oltre alla siccità, le ondate di calore e le tempeste hanno un impatto sulla produzione agricola, interrompendo le catene di approvvigionamento e facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari, si legge nel rapporto.
Le indicazioni geografiche
Le indicazioni geografiche, non solo dal punto di vista dei problemi aperti, ma per la tutela della biodiversità e identità dei singoli paesi, sono tenute in grande considerazione anche in vista del prossima Conferenza Internazionale proprio dal titolo “Prospettive Globali sulle Indicazioni Geografiche” a Roma dal 18 al 21 febbraio 2025. La conferenza riunirà ricercatori, responsabili politici e operatori per discutere non solo sulle ultime ricerche, ma anche le indicazioni geografiche in tutte le regioni del mondo. Tra il 2019 e il 2023, l’insicurezza alimentare – cioè l’accesso discontinuo al cibo – è aumentata in media dell’1,5% nei Paesi vulnerabili.
Lo stesso direttore Generale QU Dongyu ha sottolineato che le Indicazioni Geografiche sono una leva potente per lo sviluppo economico delle regioni, per la tutela del sapere tradizionale e per la conservazione dell’identità culturale e del patrimonio regionale in molti paesi.
La Fao, ha ricordato il Direttore Generale, supporta i Paesi sulle indicazioni geografiche da quasi 20 anni, consolidando e condividendo conoscenze ed esperienze a livello globale, e fornendo formazione e assistenza tecnica in più di 30 paesi perché esse apportano un contributo chiave alla sicurezza alimentare globale. Sicurezza alimentare che il direttore generale ha definito come la garanzia di disponibilità, accessibilità e convenienza del cibo per tutti.