“Solo la Lombardia, la Sardegna e l’Emilia-Romagna hanno adottato una Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. Delle amministrazioni che hanno partecipato alla preparazione del Piano nel 2018, sono le uniche regioni ad aver adattato quei studi sui loro territori. Altre, come il Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento hanno solo avviato percorsi, ma non ancora conclusi. La Campania? Credo che la regione non si è mai dotata di questo strumento così importante per affrontare l’impatto delle variazioni del clima sui territori. Purtroppo”. Donatella Spano docente ordinario all’università di Sassari è una ricercatrice del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici, negli anni del governo Gentiloni quando al Ministero dell’Ambiente c’era Gian Luca Galletti ha partecipato insieme a decine di colleghi anche dell’Ispra, ai lavori di preparazione al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
Un documento che non è stato redatto dagli scienziati solo per ripartire le competenze tra Stato, Regioni e Comuni, ma si tratta di un vero e proprio strumento tecnico che fornisce una visione dei cambiamenti del clima in Italia, dal Nord a Sud, in tutti i settori socio economici, descrivendone gli impatti sugli ecosistemi, individuando azioni concrete per mettere in sicurezza i territori. Sono stati calcolati perfino i piani di investimento. Ma tutto quel lavoro di analisi, di raccolta dati e di strategie condotto dagli scienziati e ricercatori dell’Ispra e del Cmcc dal 2018 è rimasto sulla scrivania di ben 4 governi: a Galletti è succeduto Sergio Costa e poi Roberto Cingolani. Ora il ministro, Gilberto Pichetto Fratin davanti alle immagini della tragedia di Ischia, ha detto che lo approverà entro dicembre, ma per cinque anni, i governi sono via via caduti, ne sono state formati altri, ma sul clima passi avanti non sono stati fatti. E quel Piano non è mai stato approvato.
Nel frattempo, siccome la natura non aspetta i tempi della politica, solo quest’anno in Italia si è assistito al crollo di una parte del ghiacciaio in Marmolada che ha causato 11 vittime; l’alluvione nelle Marche a settembre dove sono morte altre 11 persone e adesso la frana e la tragedia di Ischia. Ma a voler contare i morti del clima unita all’incuria edilizia in Italia, potremmo risalire fino al 2017 al dramma di Rigopiano in provincia dell’Aquila. Quando una valanga, dopo una notevole nevicata, si staccò da una cresta dell’Appennino e trascinandosi dietro un intero bosco, travolse un albergo durante la festa dell’Epifania: costò la vita di 29 persone. Nel 2017, proprio l’anno in cui si iniziò a parlare di dotare l’Italia di un Piano di adattamento climatico.
“Quell’anno e anche quello dopo, il Coordinamento tecnico scientifico, composto da circa cento esperti nazionali, cominciò il suo lavoro – racconta la professoressa Spano – raccogliendo le informazioni sulla vulnerabilità e il rischio idrogeologico, arrivò ad identificare sei macro-regioni climatiche sulla base del clima attuale e le rispettive proiezioni. Abbiamo analizzato il livello di rischio addirittura provincia per provincia. Un lavoro così capillare che, per valutare i futuri impatti del cambiamento climatico, abbiamo diviso il territorio nazionale in celle di 8 chilometri quadrati, per poter analizzare più nel dettaglio ogni area con le sue caratteristiche sociali economiche e climatiche. Non solo, è previsto un sistema di monitoraggio delle azioni su scala locale e l’istituzione contemporaneamente di una cabina di regia nazionale per garantire l’omogeneità degli interventi. Ma questi sono solo esempi di ciò che contiene quel dossier che è stato chiamato “Strategia” e che resa valido, tanto è vero che alcune regioni, pochissime per la verità, anche se il Piano nazionale non c’è ancora, lo hanno utilizzato come base per elaborare una loro Strategia territoriale”.
La Campania in quell’elenco di regioni virtuose non c’è
Eppure, l’Agenzia regionale di protezione ambientale era stata sollecitata nel 2021 ad approfondire lo studio degli indicatori climatici più rilevanti per poter delineare una strategia di adattamento praticabile a livello locale. Eppure gli agricoltori sempre della Campania, spaventati dall’impatto ambientale nel settore, in uno degli incontri pubblici sempre di quell’anno, ammettevano che nella loro regione “l’adattamento ai cambiamenti climatici è quasi del tutto marginale nella politica di sviluppo” lanciando un appello all’assessorato all’Agricoltura chiedendo esplicitamente “la Campania deve dotarsi di una strategia efficace di adattamento climatico”. Al momento, però, non sono state poste nemmeno le basi.