La transizione verso un’economia più circolare è una sfida complessa per le multinazionali e per le piccole e medie imprese. Chi può intervenire e sostenere in modo più incisivo questo passaggio sono il Governo e l’Europa. È questo uno dei messaggi lanciati durante il Real Talk organizzato da Coca-Cola dopo l’inaugurazione a Gaglianico di un nuovo stabilimento per lavorare la plastica riciclata da utilizzare nelle bottiglie del brand. Una fabbrica di Coca-Cola Hbc, principale imbottigliatore e distributore di prodotti a marchio The Coca-Cola Company.

 

L’incontro dal titolo ‘Messaggio nella bottiglia: come cogliere la sfida dell’economia circolare” è stato moderato dal vicedirettore di HuffPost Italia Alessandro De Angelis. Che, tra le tante domande, ha chiesto a Marco Beggiora, Responsabile della Sostenibilità a livello europeo per l’azienda Coca-Cola Company di parlare del suo programma, lanciato nel 2018, “Un mondo senza rifiuti”, che pone obiettivi molto ambiziosi da qui al 2030 per cercare di garantire la circolarità dei propri imballaggi. “Entro allora – racconta Beggiora – puntiamo a produrre ovunque nel mondo confezioni del tutto riciclabili e riciclate”. Obiettivi che in Italia già sono stati raggiunti o si raggiungeranno a breve, anche grazie allo stabilimento di Gaglianico. E a partire dal 2023, tutte le confezioni distribuite lungo lo Stivale saranno in r-Pet, ovvero plastica riciclata. È stato inoltre eliminato il colorante arancione dalle bottiglie di Fanta Original e quello verde dalle bottiglie di Sprite, per renderle più facilmente riciclabili”.

Messaggio nella bottiglia: come cogliere la sfida dell’economia circolare

Ma il percorso verso la circolarità richiede importanti investimenti e in Italia arrivarvi sarà frutto di uno sforzo comune. Lo ha ricordato proprio Manuel Biella, Direttore della Supply Chain per Coca-Cola Hbc Italia. “Abbiamo investito più di 30 milioni di euro per lo stabilimento di Gaglianico, il maggior investimento nella storia del nostro gruppo. Utilizzando tecnologie innovative da un punto di vista produttivo e di efficienza energetica”. Aggiungendo che se il governo vuole spingere l’acceleratore sull’economia circolare è necessario che venga creata una maggiore sinergia con le aziende. “Noi, per esempio, – racconta – abbiamo potuto fare tutto con le nostre risorse, senza beneficiare di soldi pubblici, nonostante i passi avanti che stiamo già facendo in anticipo rispetto ai target imposti dalla legge”. Poi c’è l’Unione europea che secondo Marco Bergaglio, presidente di Unionplast, l’associazione che rappresenta le aziende che trasformano la plastica, non sempre imbocca la direzione giusta per puntare verso la circolarità. “Invece di richiedere il supporto dell’industria nel fissare degli standard trasversali in tutta Europa, – racconta Bergaglio – l’Ue sta iniziando a dire che vuole essere lei a decidere le specifiche in tema di riciclo della plastica, rendendole obbligatorie da una certa data. Ma così non può funzionare, perché qualsiasi decisione politica rischierebbe di essere indietro rispetto allo sviluppo della tecnologia. Occorre proporre standard industriali dal basso, altrimenti è un fallimento scritto”.

 

È l’Assessore al Lavoro Elena Chiorino che ha ricordato il ruolo delle Regioni: “Queste devono aiutare l’industria e noi in Piemonte – ha spiegato – lo stiamo facendo, per esempio, creando delle Academy per formare personale specializzato e faremo tutto il possibile per aiutarle in questo percorso verso una produzione più verde e sostenibile a tutti i livelli”. Il valore che viene creato per il territorio è indubbio, sono 41 i posti di lavoro diretti che sono stati creati, senza contare l’indotto che si genererà. Ma oltre a spingere le imprese verso maggiore sostenibilità, secondo Beatrice del Balzo, consigliera nazionale di Marevivo Onlus, associazione che dal 1985 lavora per la tutela del mare, è importante continuare a sensibilizzare ed educare i cittadini in tema di tutela dell’ambiente. E per raggiungere questo obiettivo, secondo Francesco Quatraro, professore ordinario di Politica Economica dell’Università di Torino, sempre più strategico sarà il ruolo dell’innovazione e dei cambiamenti, non solo delle tecnologie ma anche dei modelli di consumo.