Armati di fucili con dardi speciali, tecnici e veterinari si aggirano nella selva colombiana. Hanno un obiettivo curioso, impensabile sino a una trentina d’anni fa: scovare e sterilizzare gli unici ippopotami “sudamericani” al mondo.
Nella zona del rio Magdalena in Colombia in questi giorni è iniziata una nuova operazione che riguarda gli “ippopotami di Pablo Escobar”. Al momento, 24 esemplari su circa 80 che infestano diversi ecosistemi del Paese, sono stati sterilizzati grazie a una sostanza chiamata GonaCon, iniettata attraverso speciali dardi sparati dagli esperti della società Cornare.
Il problema degli ippopotami dell’ex signore della droga in Colombia è da tempo oggetto di discussione: chi chiede che vengano abbattuti – anche su suggerimento di alcuni biologi e studi recenti – chi invece si oppone per salvarli. La via di mezzo, autorizzata dalle istituzioni colombiane, è stata la scelta di sterilizzarne il più possibile, nella speranza di fermare l’inattesa crescita della popolazione di questi mammiferi.
La storia di come sono finiti in Colombia – Paese che ospita l’unica popolazione di ippopotami fuori dall’Africa – è nota: bisogna tornare agli anni Ottanta quando il re della cocaina Pablo Escobar, con le sue manie di grandezza, fece costruire nella sua Hacienda Napoles un vero e proprio zoo con oltre 1500 specie animali.
C’erano rinoceronti, elefanti, cammelli, zebre, giraffe, gru, impala, canguri, fenicotteri e una coppia di ippopotami. Con la caduta del suo impero però, molti animali morirono o furono trasferiti negli zoo, tranne gli ippopotami: difficili da spostare, rimasero per un po’ all’interno del parco per poi muoversi in direzione di altre zone circostanti, sino a trovare un habitat ideale – anche per la riproduzione – nella zona del fiume Magdalena. Da pochi esemplari in oltre trent’anni sono diventati una popolazione che si stima intorno agli 80 individui, anche se altri censimenti indicano perfino la possibilità che dispersi in Colombia ci siano oltre 120 ippopotami. Una cifra che – ha ricordato uno studio pubblicato sulla rivista Biological Conservation – in mancanza di misure drastiche di contenimento rischia di continuare a crescere arrivando persino a “1500 esemplari nel 2035”, dicono le proiezioni.
Sebbene siano diventati un simbolo di molte comunità colombiane e fonte di attrazione turistica, questa specie aliena in Colombia – secondo i biologi che l’hanno studiata – sta però impattando in maniera negativa sugli ecosistemi e sulle attività di pesca. Le feci degli ippopotami creano problemi sia per la fauna che per la flora, minacciando diverse specie, e la dieta degli animali altera i delicati equilibri di diversi habitat dell’area. La crescita incontrollata della popolazione, da tempo è diventata dunque oggetto di preoccupazione, fino alla recente scelta di optare per la sterilizzazione degli esemplari, maschi e femmine.
Attraverso un sistema più economico della cattura e dei classici sistemi di sterilizzazione, la società Cornare, che si occupa di protezione ambientale, ha fornito un contraccettivo da iniettare attraverso dardi. Per fare effetto gli esperti suggeriscono la somministrazione di almeno tre dosi, un processo che andrà avanti nelle prossime settimane. I primi undici ippopotami nei mesi scorsi erano stati sterilizzati attraverso metodi tradizionali e a questi si aggiungono ora ventiquattro esemplari ai quali è sono state iniettate dosi di GonaCon, un farmaco già testato anche sui canguri in Australia per contenere la popolazione.
Si tratta di un primo piano sperimentale del genere testato sugli ippopotami, portato avanti con l’agenzia statunitense USDA APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service) che ha donato dosi e supporto tecnico. “Si tratta di un contraccettivo efficace nei maschi e nelle femmine ed è stato inizialmente implementato nella popolazione che è adiacente ad Hacienda Napoles” ha spiegato Gina Paola Serna Trujillo, medico veterinario di Cornare. Lo scopo principale – spiega l’esperta – è quello di non fare del male agli animali, ma trovare un sistema efficace per “mantenere stabile la popolazione”.