“E’ incredibile: l’Italia usa ancora denaro pubblico per finanziare altri impianti per il gas”. L’attacco di Al Gore alle politiche climatiche ed energetiche del nostro Paese e all’Eni va in scena a poche centinaia di metri dalla sede della nostra principale compagnia energetica: l’ex vicepresidente degli Usa e premio Nobel per la Pace nel 2007 sta arringando oltre 1000 giovani dal palco del Centro Congressi La Nuvola. E’ la prima delle tre giornate di “training” organizzate dalla sua creatura, il Climate Reality Project. La scelta di Roma per questo 56esimo evento di formazione dei nuovi leader climatici non è casuale: rispetto alle edizioni precedenti, allestite un po’ in tutto il mondo, stavolta il focus è il cambiamento climatico in Europa e nel Mediterraneo in particolare. Ai tavoli che riempiono la platea siedono centinaia di giovani italiani aspiranti climate leader del futuro, ma sono certamente di più gli stranieri, molti dei quali provenienti da aesi dell’Europa meridionale.


Nelle due ore di lezione, l’ex braccio destro di Bill Clinton alla Casa Bianca sfoggia il meglio della sua arte oratoria: snocciola numeri, grafici, video, che illustrano le cause e le conseguenze della “più grande sfida che l’umanità abbia mai affrontato. Sono cose ormai note, a chi non gira la testa dall’altra parte, ma messe tutte insieme e raccontare da Al Gore hanno un impatto devastante. “Per fortuna ci sono anche le buone notizie. E sono incredibili quanto quelle cattive”, dice il premio Nobel, quando si avvia a parlare delle soluzioni. La prima e fondamentale? Cambiare il nostro modo di produrre energia, abbandonando definitivamente i combustibili fossili. Si può fare, e lo dimostra il boom globale di eolico e fotovoltaico. Per parlare della città che lo ospita, Al Gore elogia il recente annuncio di realizzare nuovi impianti fotovoltaici e agrivoltaici che soddisferanno i fabbisogni energetici della Santa Sede: “Il Vaticano ha ormai una grande leadership in fatto di energia solare”.


Molto più severo il giudizio dell’ex vicepresidente Usa sull’altra sponda del Tevere. “L’Italia è tra i Paesi che propongono il maggior numero di nuove infrastrutture per combustibili fossili. C’è già più gas di quanto ne occorra e si continuano a progettare nuove importazioni di gas naturale liquefatto. Se saranno realizzati tutti i progetti di cui si parla, sarà come aver costruito più di 300 centrali a carbone. Stiamo minacciando il futuro dell’umanità con tutti questi gasdotti: è folle. Ma allora perché insistere?”, si chiede in modo retorico. Poi suggerisce la risposta: “Le compagnie dei combustibili fossili hanno un potere economico enorme. Possono permettersi di andare da un governo e dirgli: ti schiacciamo. E il risultato è che ottengono soldi pubblici da investire ancora in petrolio e gas, per poi arricchirsi. In fatto di sussidi, l’Italia tra i 2020 e il 2022 ha dato 15 volte più soldi ai combustibili fossili che alle rinnovabili, soggiacendo al potere di quelle aziende”, continua Gore, mentre sui tre schermi alle sue spalle giganteggia il cane a sei zampe dell’Eni. Ma i gasdotti non potranno essere un giorno usati per trasportare l’idrogeno? “Un imbroglio”.


Non risparmia critiche alle politiche della mobilità: “Italia e Germania hanno votato contro lo stop alla produzione di auto endotermiche dal 2035, puntando la ‘neutralità tecnologica’. Ma è una scappatoia e invito tutti voi a starci molto attenti”. Per Al Gore sono i colossi del petrolio, “la più potente lobby di tutti i tempi”, il vero ostacolo a un transizione che sarebbe già tecnicamente possibile. “Hanno usato le bugie su scala industriale e cercano di deviare l’attenzione delle persone con specchietti per le allodole”. E’ il caso delle tecniche di cattura e stoccaggio della CO2, che nelle loro intenzioni, se messe a punto, permetterebbero loro di continuare a estrarre e bruciare petrolio e gas. “Ma alle compagnie dell’oil and gas gli riesce molto meglio catturare i politici piuttosto che l’anidride carbonica”. Ed eccolo allora il ruggito con il quale il vecchio leone della polita progressista americana invita i giovani a cambiare lo scenario attuale: “I climate leader potranno avere un ruolo anche in Italia? Io dico di sì. Unite le vostre voci, dite la verità al potere, scegliete e votate. Il futuro dipende da voi”.