Tutti d’accordo: il pomodoro è il re dell’estate, il simbolo della cucina italiana, l’emblema della dieta mediterranea. Per noi eco-giardinieri, però, questa pianta peruviana coltivata dagli Aztechi fin dal 500 a. C. ha una gran dote in più, perché è tra le più facili e sane da coltivare in balcone ed è tra le specie che ci danno maggiore soddisfazione per la crescita veloce e la fruttificazione abbondante. Inoltre, ne esistono talmente tante varietà che potremmo toglierci lo sfizio di allestire un intero terrazzo di soli pomodori, combinandoli in forme e colori tutti diversi. Questo è il momento giusto per acquistare le piantine già pronte al rinvaso e collocarle nelle fioriere del nostro orto pensile senza alcuna protezione, ora che è scongiurato il pericolo di un ritorno del freddo notturno anche nelle aree di collina e di montagna. Di seguito, tutto quello che c’è da sapere per coltivare ciliegini e cuori di bue in balcone.
I pomodori richiedono tante ore di sole
L’ingrediente fondamentale per avere successo con i pomodori è il sole. Per crescere sani e fruttificare abbondantemente in condizioni ottimali, questi ortaggi necessitano di sei-otto ore di esposizione alla luce diretta al giorno. Possono accontentarsi di qualche ora in meno, ma fruttificheranno poco e saranno probabilmente soggetti a malattie. Le temperature miti sono un altro fattore importante per la loro crescita, tanto che le piante perdono i fiori se la temperatura cala a 13°C e possono subire danni con temperature al di sotto dei 10°C, mentre il range di crescita ideale va dai 18 ai 25°C. Ricordiamoci, infatti, che parliamo di una specie di origine sudamericana, Solanum lycopersicum. Arrivato in Italia alla corte di Lorenzo il Magnifico a metà Cinquecento, il pomodoro ha avuto una storia travagliata e si e diffuso a scopo alimentare solo da fine Settecento, quando le carestie ci permisero di sperimentare in cucina le piante eduli di altri continenti, fino all’epoca coltivate negli orti botanici e nei giardini reali come rarità, a scopo ornamentale.
Quali pomodori scegliere per il balcone
Appurato che l’esposizione del nostro balcone sia abbastanza assolata per loro, quali pomodori scegliere? Nel corso dei secoli, ne abbiamo selezionate oltre diecimila varietà, ma in prima battuta limitiamoci a distinguere questi ortaggi in due grandi gruppi: i pomodori a sviluppo determinato e quelli a crescita indeterminata. I primi sono varietà che raggiungono una dimensione prestabilita e dopo smettono di crescere, ma fruttificano abbondantemente una volta sola; parliamo soprattutto delle qualità coltivate industrialmente, per esempio i pomodori da salsa, striscianti o compatti, che concentrano il raccolto e che non richiedono l’applicazione di tutori, né legature o potature. I pomodori a crescita indeterminata, invece, sono piante che, finché le condizioni del tempo lo consentono, continuano a crescere e a fruttificare. In questo gruppo sono compresi i pomodori che ci danno più soddisfazione a livello amatoriale, perché producono scalarmente e possono accompagnarci fino ai primi freddi. La formula magica da ricercare sull’etichetta o da richiedere al vivaista quando scegliamo le piantine di pomodori per il balcone, dunque, è “varietà indeterminata”.
Il pomodoro giallo è quello originale
Nei garden center più forniti si trovano una ventina di diversi pomodori, ma l’assortimento delle varietà disponibili sul mercato, se ci rivolgiamo ai vivai specializzati, supera il centinaio di qualità. Per consuetudine, siamo abituati a pensarli a frutti rossi (botanicamente, si tratta di bacche giganti) ma ne esistono anche di gialli, bianchi e neri. Oltre a questi quattro colori principali, si trovano rari pomodori di colore verde anche quando sono maturi, molto dolci, ma anche zebrati, viola o azzurri. Il colore originale del pomodoro, come ricorda il nome, pomo d’oro, è il giallo. Se dovessimo immaginare il progenitore selvatico di tutte le varietà odierne potremmo pensarlo molto simile a un ciliegino color canarino, molto cespuglioso. Oggi i più gettonati per la coltivazione in vaso sono proprio i ciliegini e i datterini (più dolci e affusolati) nei colori sopra citati, ma anche il Cuore di bue e il Costoluto hanno molti fan per la carnosità della loro polpa; il Camone è amato per le bacche verdi sempre sode e profumate. Chi è a caccia di record cerca di solito il Patataro, che può superare il chilo di peso. I pomodori neri, invece, sono venuti alla ribalta negli ultimi anni per le loro proprietà salutistiche, vista la ricchezza in vitamine, antiossidanti e licopene (un carotenoide che diviene assimilabile dopo la cottura); se ne trovano in commercio molti ibridi, ma ne esistono anche varietà tradizionali non brevettate, come il Nero di Crimea (in realtà, verde scuro).
I pomodori da collezione e quelli salva-clima
All’ultima edizione della mostra Verde Grazzano che si tiene nel borgo di Grazzano Visconti (PC), il collezionista tedesco Michael Schick ha stupito i giardinieri più audaci con un’esposizione di 930 diversi pomodori su un tavolo circolare, pronto a raccontare le peculiarità di ogni singola varietà. Per chi volesse sbizzarrirsi con sapori e profumi originali, come stanno facendo molti chef, non mancano le collezioni di pomodori italiane. Tra le più famose, quella del vivaio Fratelli Gramaglia di Collegno (TO), ma anche il progetto torinese FattiPomodoriTuoi, che propone piantine di 165 varietà, oltre alla collezione dell’orto di Castel Ruggero, sulle colline fiorentine di Bagno a Ripoli, che tradizionalmente apre l’orto dei pomodori alle visite la prima domenica di settembre. L’azienda agraria sperimentale Stuard di Parma, inoltre, distribuisce le piantine di 134 varietà antiche ad agricoltori e appassionati che desiderano diventare custodi della biodiversità. Si va dal Costoluto genovese al Riccio grosso di Parma, al cosiddetto pomodoro “bistecca”, il Supergigante della Lombardia. Dal Nero ferrarese a Lampadina giallo, a Green Giant, dolce come il melone, oppure Ananas nero, Uva verde, Limoncello. Negli ultimi tempi si è anche sentito parlare anche di pomodori salva-clima e sono in corso studi sulle varietà del Sud Italia e della Spagna per capire quali di esse rispondano meglio alla scarsità di acqua. Intanto, le varietà che richiedono meno innaffiature sono certamente il nostro Siccagno e il Nero di Crimea. San Marzano è eccellente per la passata (nel Parmigiano, ha sede il Museo del pomodoro). Pisello è il pomodoro più piccolo di tutti.
Pomodori in balcone: quanto devono essere grandi i vasi
Il pomodoro può adattarsi anche a vasi di dimensioni contenute, ma per svilupparsi al meglio ha bisogno di abbondante terreno. Il contenitore di dimensioni ideali per una pianta delle varietà rampicanti misura 40x40x40 centimetri; questo è più o meno l’ingombro che dobbiamo destinare a una singola pianta anche se optiamo per fioriere più grandi. I vasi di 30x30x30 centimetri possiamo invece utilizzarli per i ciliegini nani. Come già illustrato nella nostra puntata sull’orto in balcone, anche le cassette da frutta di riciclo foderate in tessuto non tessuto possono diventare ottimi vasi. Mettiamo uno strato di ciottoli o di argilla espansa di pochi centimetri di spessore sul fondo dei vasi o delle cassette, copriamolo con un foglio di tessuto non tessuto e poi aggiungiamo sopra il terriccio, pressandola leggermente affinché si assesti bene. Quale terra? Possiamo utilizzare del terreno di campo da miscelare con un terzo di compost e una manciata di stallatico pellettato per ogni litro di substrato. Poi pressiamo leggermente, bagniamo bene e aspettiamo una settimana per piantare. In alternativa, possiamo acquistare del terriccio per ortaggi già pronto, aggiungendogli comunque un pugno di terra da giardino per apportare la flora batterica e fungina necessaria a avviare i processi biologici del suolo. Quando avviamo l’orto pensile per la prima volta, possiamo anche aggiungere al terreno delle micorrize, cioè funghi che vivono in simbiosi con le radici e aiutano le piante a crescere sane (possiamo acquistarle in formulazione liquida o in polvere).
Come trapiantare i pomodori
Al garden-center, scegliamo piantine non troppo alte, sintomo che sono rimaste per lungo tempo in esposizione, perciò potrebbero avere delle radici troppo aggrovigliate. L’ideale è che non abbiano più di sei-otto foglie ciascuna. Evitiamo quelle che mostrano ingiallimenti, oppure quelle con il germoglio molto tenero di colore verde chiaro: quando è così, significa che sono rimaste nascoste sugli scaffali senza prendere luce a sufficienza, perciò potrebbero subire scottature una volta esposte al sole. Arrivati a casa, non incorriamo anche noi nell’errore più comune: piantare troppi pomodori. La tentazione di riempire i vasi ci spinge a esagerare, ma la crescita di questi ortaggi è velocissima e rispettando i trenta-quaranta centimetri di spazio vitale per ogni pianta avremo i risultati migliori. Estraiamo delicatamente i pomodori dagli alveoli facendo pressione proprio sulla zolla, per farla distaccare dal contenitore. Quindi, maneggiamo le piantine afferrandole dal pane di terra, altrimenti rischieremo di romperle perché sono molto “croccanti”. Scaviamo delle piccole buche, mettiamo in ogni fossetta un cucchiaio di humus di lombrico (contiene enzimi preziosi che rinforzano molto i pomodori) e poi interriamo bene le piantine, a due-tre centimetri di profondità in più rispetto al livello del suolo. In pratica, con i pomodori dobbiamo fare il contrario di quanto suggeriamo sempre, ovvero non dobbiamo piantare a filo di terra, ma più in profondità: facendo in questo modo, le piantine svilupperanno nuove radici anche lungo la porzione di fusto interrata. Poi pressiamo leggermente con le dita.
Creiamo una siepe di pomodori in terrazzo
I pomodori come le rose amano le esposizioni in cui l’aria circola bene. L’ideale, dunque, è farli crescere addossati alla ringhiera del balcone e non contro il muro. Per sostenerli, possiamo utilizzare dei tutori fatti di canne di bambù o di canne di palude, preparando una solida spalliera prima di trapiantarli. È errore comune aspettare che i pomodori crescano per poi provvedere a un tutore, perché le piante si allungano velocemente e si accasciano al suolo; in più, infilando le canne nel terreno in un secondo momento, danneggiamo le radici. Per creare una solida spalliera, procediamo come segue: dopo aver posizionato i vasi in fila lungo il lato esterno del terrazzo, infiliamo due canne in maniera speculare ai bordi del vaso, accostandole ai due lati lunghi della cassetta. Quindi, congiungiamo in cima le due canne facendole incrociare leggermente e fissandole con del filo di ferro o con un laccio di corda. Ripetiamo per ogni vaso e poi fissiamo la struttura posizionando in alto una canna in orizzontale. Sembra difficile, ma è un’operazione più complicata da raccontare che da fare: in pratica, dobbiamo ottenere una struttura che abbia la forma di una tenda indiana, anche se un po’ stretta. È la soluzione più stabile e ci permette di far arrampicare i pomodori in maniera ariosa. Avere una spalliera simmetrica e ordinata, inoltre, compensa la crescita naturalmente scomposta dei pomodori. Se decidiamo di usare canne singole disposte in verticale, fissiamole comunque tra di loro con dei bastoni posti in orizzontale per creare una struttura solida, perché i tutori singoli non hanno buona presa nel terriccio.
Potare i pomodori: la sfemminellatura o scacchiatura
Non possiamo parlare di una vera potatura dei pomodori, ma di “sfemminellatura”, perché si tratta dell’eliminazione dei rametti laterali che proliferano intorno al fusto principale: è l’operazione più importante per chi coltiva questi ortaggi. Le femminelle sono i germogli che nascono all’ascella delle foglie, cioè sopra l’attaccatura di ogni picciolo. Se non le eliminiamo subito, queste si trasformano velocemente in rami e la pianta assume una forma cespugliosa; i rami si aggrovigliano, le bacche prendono poco sole e le malattie fungine attecchiscono con più facilità. Inoltre, i germogli laterali assorbono molte energie per crescere, a scapito della fruttificazione. Procediamo con la sfemminellatura una volta la settimana, al mattino o di sera: seguiamo con le dita il percorso del fusto principale a partire dal terreno e, raggiunto il “bivio” sopra ogni foglia, eliminiamo a mano la femminella (si riconosce facilmente dai fiori perché ha due foglioline). Possiamo procedere a mano, perché tali germogli sono molto croccanti, ma usiamo i guanti perché la linfa dei pomodori al sole può macchiare la pelle e risultare urticante. Poi fissiamo il fusto principale al tutore senza stringere troppo man mano che si allunga, usando legacci ecologici di raffia o di juta, che potremo facilmente smaltire nel compost o nell’organico insieme con i resti della pianta a fine ciclo.
Quanto annaffiare e concimare i pomodori
Ai pomodori l’acqua non deve mancare, ma annaffiare troppo può essere dannoso come bagnare in maniera insufficiente (al netto dello spreco). Prima regola: bagniamo soltanto la terra e non le foglie, per evitare l’effetto lente e le malattie causate da funghi. Usiamo dell’acqua a temperatura ambiente, per scongiurare lo shock termico, ed evitiamo di bagnare nelle ore più calde. La frequenza con cui intervenire dipende dall’andamento stagionale, dal vento e dalla zona in cui ci troviamo, quindi l’unica regola valida per decidere quando è ora di innaffiare consiste nel toccare la terra in superficie con due dita: quando abbiamo la sensazione che sia asciutta, bagniamo abbondantemente in modo da inzuppare il terreno del vaso e vedere l’acqua che sbuca nel sottovaso (poi verrà riassorbita in pochi minuti). Mai aspettare che le foglie si affloscino, perché in quel momento la pianta è già in una condizione di stress. Quanto al nutrimento, se siamo partiti da un terreno già ben concimato (concimazione di fondo) interveniamo da quando si cominciano a formare i primi frutti fino a settembre, somministrando un cucchiaio di stallatico pellettato per pianta, da interrare lontano dal fusto ogni due settimane. Ottimo anche l’humus di lombrico, che non rischia di bruciare le piante (oppure, in versione liquida, il tè di lombrico). Mai concimare quando le piante sono assetate e nelle ore calde: interveniamo quando le foglie sono ben floride e bagniamo nuovamente subito dopo la concimazione. Infine, ricordiamoci di aggiungere al terreno qualche guscio d’uovo triturato o un cucchiaio di cenere di legna, perché la maturazione dei pomodori richiede anche del calcio.
Pomodori in compagnia: le consociazioni
Alcune piante traggono reciproco beneficio dal crescere vicine le une alle altre, sia perché si compensano nell’assorbire sali minerali di diverso tipo, sia perché si aiutano ad allontanare i parassiti tramite aromi ed essudati radicali. Le specie più alte, inoltre, ombreggiano quelle basse che necessitano di fresco. Circondare i pomodori con le piante giuste, dunque, ci permetterà di ottenere un effetto estetico interessante e di avere piante sane. Quali consociazioni scegliere? Sul lato più assolato del vaso di pomodori possiamo piantare basilico e i fiori di tagete (che allontanano i nematodi), ma anche qualche cipolla e cavolo, mentre verso l’interno del balcone, più ombreggiato, possiamo piantare insalate, cicoria, prezzemolo o sedano (alternandoli), carote e lattuga. Al contrario, essendo i pomodori delle Solanaceae, evitiamo di affiancargli altri ortaggi appartenenti a questa famiglia come peperoni, pepini, melanzane o patate, con esigenze simili. Ricordiamoci, inoltre, di rispettare la rotazione colturale anche in vaso e di non piantare mai lo stesso ortaggio nello stesso contenitore per due stagioni di fila. Le piante intorno ai pomodori proteggono il terreno dal sole; se decidiamo di non piantargli nulla intorno, usiamo una pacciamatura di paglia per coprire la terra.
Le cure naturali per prevenire le malattie
Uno dei vantaggi del coltivare i pomodori in balcone consiste nell’esposizione ariosa di cui possono godere molti piani alti, perché queste piante soffrono di malattie fungine causate dai ristagni di umidità e dall’aria calda e umida, un connubio che stressa la pianta e favorisce i patogeni. Tra queste malattie, ci sono la peronospora, che fa avvizzire le foglie (seccano a partire dai lati e basta una giornata estiva di pioggia ininterrotta per farla proliferare), la muffa grigia, che colpisce foglie e frutti e l’oidio. In situazioni non ideali, possiamo effettuare dei trattamenti preventivi con prodotti naturali, per esempio la zeolite, un minerale polverizzato che ha molte proprietà perché oltre a contrastare le malattie fungine è repellente nei confronti delle cimici e rinforza le difese delle piante. La zeolite va disciolta in acqua rispettando le dosi consigliate sulla confezione e poi spruzzata sulle foglie nelle ore fresche, ogni due settimane. In via preventiva, possiamo anche trattare con del verderame (o ossicloruro di rame, ammesso in agricoltura biologica), da impiegare fino a quando non ci sono ancora i pomodori e da non spruzzare mai sui fiori. Ma è efficace anche il bicarbonato di sodio, indicato contro il mal bianco, la muffa grigia e la ticchiolatura; sciogliamone sette grammi in uno spruzzino da un litro d’acqua e irroriamolo sulla pianta prima che sorga il sole, sempre ogni due settimane.