Arriva trafelata con un’espressione in volto che lascia intravedere il disappunto. Alle nove del mattino le colonnine di ricarica alla fine di via Cavour, a due passi dal Colosseo, sono già occupate. Quella di destra dalla macchina che stiamo provando, l’altra da una vettura che è stata collegata la sera prima, con buona probabilità. “Sta per caso andando via?”, chiede la signora. Quando le spieghiamo che siamo appena arrivati sbuffa rassegnata. “Lo sapevo, dovevo prenotarla. Lo faccio sempre via app, ma questa mattina mi sono dimenticata”.
Roma non ama le auto elettriche ed è ricambiata con la stessa moneta, specie da quelle con un forte grado di automazione. Testare un veicolo zeppo di tecnologia all’ultimo grido che ha rinunciato ai combustibili fossili, come abbiamo fatto noi, significa in primo luogo fare i conti con le continue crisi di nervi dei sensori che nelle strade più strette avvertono possibili impatti ogni tre per due in una sinfonia di segnali sonori. Poi c’è la caccia alle poche colonnine, una preoccupazione costante perché spesso occupate o non funzionati. Aiutare a salvare il Pianeta è opera nobile, necessaria. Farlo acquistando una vettura elettrica a Roma senza possedere un garage significa però imboccare una via dolorosa.
Non sei tu ad usare la macchina ma è lei ad imporre i suoi bisogni, ostacolati dalla città stessa. Nel nostro caso la presa di coscienza è avvenuta una domenica, programmando una gita fuori porta. Non contava più la meta, la scelta è stata fatta in base alla presenza di colonnine e alla distanza: avendo il veicolo le batterie al 50% e non volendo rischiare di rimanere a piedi considerando sempre la possibilità che la stazione di ricarica non funzionasse, siamo finiti a Santa Marinella, sul litorale, senza alcun motivo valido.
“Le colonnine in tutta Roma sono insufficienti e c’è sempre qualcuno che le usa come parcheggio. Cercate di migliorare il servizio”, implora Daniele online recensendo la stazione di ricarica di Corso Vittorio. Un altro automobilista, Paolo, lamenta l’inciviltà di alcuni passanti: “Si divertono a staccare la spina evitando così che l’auto si ricarichi”. Scherzo crudele se fatto all’inizio del processo, perché può richiedere ore il completarlo. Non dovrebbe essere possibile, l’attacco della ricarica alla macchina e alla colonnina è bloccato in genere, ma si vede che non lo è sempre.
Qualcuno online ha calcolato che Roma aveva fino allo scorso anno 118 colonnine di ricarica, come il numero che si deve comporre per chiamare il servizio di emergenza medica. La maggior parte veniva data in aree all’interno delle vecchie mura, diradandosi parecchio verso i margini della città anche se non in maniera omogenea.
Nel nostro caso la più vicina è a 450 metri, altre due sono ad un chilometro ma in direzioni diverse. E tutto sommato è andata bene. Un abitante di Primavalle rischia di dover prendere l’autobus per recuperare la macchina. In generale la zona est e il centro sono zone relativamente ben servite, che è già un primo passo. Stando all’anagrafe, la capitale conta 2,8 milioni di residenti e il settimo municipio, a est, è il più popoloso con 300mila abitanti. Nel centro storico vivono 165mila persone, altrettante a Roma Nord.
Greenpeace di recente, in un rapporto intitolato con ottimismo L’insostenibile mobilità di Roma, ha misurato le infrastrutture per la mobilità. Fra queste ci sono anche le stazioni di ricarica, alle quali ha aggiunto i posti auto a pagamento, i parcheggi di interscambio e le corsie preferenziali. Dotazioni importanti per una città che aspira ad essere smart: aiuterebbero a migliorare la mobilità, incentiverebbero l’abbandono dell’auto privata, promuoverebbero l’uso dei mezzi pubblici. Spicca l’Eur, primo per numero di colonnine di ricarica ma privo di corsie preferenziali, seguito da Nomentano, Esquilino e Aventino, ricchi di corsie preferenziali ma con un numero modesto di parcheggi, posti auto tariffati e stazioni di ricarica.
“Ad oggi la presenza di colonnine di ricarica elettrica non è omogenea”, conferma il rapporto di Greenpeace. “Tra il 2019 e il 2020 c’è stata una spinta dell’elettrico con un incremento del 24,5% di punti di ricarica attivi”. Le zone più fornite, a parte l’Eur, sono Ostia nord e sud, il Centro storico e Flaminio. Al contrario, ben 74 zone urbane sono prive di colonnine sia attive che non funzionanti, mentre il resto ne ha almeno una. Il dato aggiornato a maggio 2021 parla quindi di 297 colonnine funzionanti e 211 installate ma non ancora attive, per un totale di 508. A cui se ne aggiungono 308 già programmate. Poche per una metropoli da quasi tre milioni di abitanti.
La buona notizia è che abbiamo superato quota 118. La cattiva è che per uscire dall’emergenza servirà parecchio tempo se proseguiamo di questo passo.
“Lo sapevo che era un delirio”, si rassegna la signora che sperava stessimo per andare via. “Avrei dovuto scegliere un’ibrida”. Si allontana a piedi cupa in volto. Ed è facile immaginare le maledizioni che sta continuando a lanciare fra sé e sé.