Se all’inizio ci alimentavi una macchinetta del caffè, ora grazie alle nuove tecnologie si può persino pensare – grazie alle batterie dell’auto – di fornire elettricità a una casa per un paio di giorni. Con le batterie bidirezionali le auto elettriche si trasformano infatti, all’occorrenza, in una sorta di centrale elettrica mobile capace di alimentare dispositivi e, appunto, perfino case.

Le batterie bidirezionali per auto elettrica

Come funzionano? I sistemi tradizionali di ricarica delle batterie elettriche funzionano in un’unica direzione: per esempio dalla colonnina di ricarica alla batteria. Quella bidirezionale invece prevede un collegamento a due vie e grazie a nuove configurazioni dei convertitori di potenza possono indirizzare, a seconda del bisogno, l’energia elettrica verso la batteria o verso la rete elettrica (la colonnina). Se c’è energia in eccesso possono dunque restituirla alla rete.

Questa tecnologia può essere integrata con i sistemi rinnovabili: per esempio in una giornata di sole, quando l’impianto fotovoltaico della nostra casa può produrre più elettricità di quanta necessaria ai consumi dell’abitazione, si può immaginare di immagazzinare l’elettricità nelle ricariche bidirezionali delle auto elettrica per immetterla poi nella rete domestica nei giorni in cui serve.

Per questo le cariche bidirezionale dei veicoli elettrici, quelle che permettono non solo di ricaricare il proprio veicolo ma anche di restituire energia alla rete, sono oggi nel mirino di sempre più produttori che stanno implementando questa tecnologia nei modelli di auto e in futuro, svela un nuovo report di Transport&Environment, potrebbero persino diventare il quarto fornitore di energia in Europa.

C’è persino una stima, quella di un possibile risparmio “di oltre 100 miliardi in 10 anni” grazie allo sviluppo delle ricariche bidirezionali, che permetterebbero ai proprietari di veicoli elettrici “fino al 52% di risparmio sulla bolletta elettrica annuale”, in pratica “riduzioni fino a 780 euro all’anno, a seconda di fattori quali la localizzazione geografica, la presenza o meno di pannelli solari in casa e le dimensioni della batteria del veicolo”.


Lo studio realizzato dagli istituti di ricerca Fraunhofer ISI e ISE per T&E, che stima i possibili risparmi tra il 2030 e il 2040, racconta sia l’importanza delle ricariche bidirezionali “che possono agire come batterie su ruote”, ma anche le criticità di una tecnologia che senza precisi standard, rischia di non trovare lo sviluppo necessario e positivo per l’ambiente e per le tasche dei consumatori. Come ricordano gli esperti, le auto elettriche dotate di sistemi bidirezionali di ricarica assorbendo elettricità nei momenti di eccesso di offerta possono restituirla quando la domanda è maggiore “ma il loro potenziale potrebbe non essere sfruttato, in assenza di standard comuni dell’Ue che garantiscano l’interoperabilità, cioè di uno standard unico di dialogo diretto tra tutti i veicoli elettrici e tutte le colonnine di ricarica” spiegano da T&E.

La tecnologia per risparmiare costi ed energia, c’è già, perché grazie al V2G (vehicle-to-grid) le batterie delle auto elettriche possono scambiare elettricità con la rete e secondo il report questo uso potrebbe ridurre “nel 2030 il costo totale annuo del sistema elettrico dell’Ue di più del 5%, ovvero di oltre 9 miliardi di euro, per arrivare a 22 miliardi di euro di risparmi annui nel 2040 (in Italia 3,6), ovvero l’8%. Per il decennio tra il 2030 e il 2040, i risparmi potrebbero ammontare a oltre 100 miliardi di euro”.


Inoltre, ricordano da T&E, fondamentale è l’integrazione con le energie rinnovabili: se collegate a casa o al lavoro le vetture elettriche potranno infatti ridurre il fabbisogno dei sistemi di accumulo, per immagazzinare energia quando si verifica un eccesso di produzione di eolico o solare, fino al 92% al 2040. Solo in Italia “potrebbero arrivare a rappresentare la quasi totalità della capacità di accumulo necessaria per stoccare la produzione rinnovabile in eccesso. Con il V2G, la rete europea potrebbe integrare fino al 40% in più di capacità solare fotovoltaica (in Italia il 47%)” fanno sapere gli esperti. Un potenziale che farebbe diventare i veicoli elettrici dell’Ue di fatto “il quarto fornitore di elettricità d’Europa” dato che “immagazzinando l’energia rinnovabile in eccesso, che altrimenti andrebbe persa, la flotta europea di veicoli elettrici potrebbe contribuire fino al 9% del fabbisogno energetico annuale dell’Ue al 2040 (il 18% in Italia). In questo modo i veicoli elettrici diventerebbero il quarto ‘fornitore’ di elettricità dell’Ue e il secondo in Italia, riducendo la necessità di ulteriore capacità di generazione”.

Dunque è tempo, sostengono da Transport & Environment, non solo di guardare all’elettrico come fattore chiave – come già vuole l’Europa – per la decarbonizzazione dei trasporti su strada, ma anche come player dell’energia perché “la ricarica bidirezionale offrirà una enorme e capillare rete di sistemi di accumulo, riducendo la necessità di costruirne di nuovi per stoccare l’energia eolica e solare in eccesso” spiega Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia. Ricordando un altro potenziale della ricarica bidirezionale, ovvero il fatto che può allungare la vita delle batterie (con una durata prolungata fino al 9% rispetto alle ricariche standard), Boraschi spiega infine che per centrare questa rivoluzione in cui si raccolgono davvero i benefici della tecnologia V2G servono standard chiari e univoci a livello europei.

“Il V2G – conclude il direttore di T&E Italia – può decollare solo se garantiamo che tutti i veicoli elettrici potranno funzionare con tutti i sistemi di ricarica. I legislatori possono sbloccare il potenziale di questa tecnologia decidendo gli standard Ue per la ricarica bidirezionale. Sarà una vittoria per i consumatori e l’ambiente, facilitando il progresso verso gli obiettivi dell’Ue in materia di clima ed energia”.