“Siamo stati molto attenti a contare le emissioni di anidride carbonica. Abbiamo adottato un approccio analitico e ci siamo dati una regola: tutto quello che non riusciamo a ridurre, lo dobbiamo compensare”. È partita da qui la marcia che, in base al monitoraggio Europe’s Climate Leaders effettuato dal Financial Times e da Statista, ha condotto il Gruppo Cap in cima alla classifica delle aziende italiane che più hanno tagliato la diffusione di CO2 nell’aria, tra il 2015 e il 2020. Nel periodo, in particolare, la società pubblica ha ridotto del 45,2% l’intensità delle emissioni nocive.
“Oggi – spiega Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato del gruppo che gestisce il servizio idrico della Città metropolitana di Milano – possiamo dire di essere un’azienda a emissioni nette pari a zero. Le azioni che ci hanno consentito di arrivare sin qui sono molteplici. In primo luogo, acquistiamo soltanto energia da fonti rinnovabili e quella che produciamo proviene da cogenerazione o fotovoltaico. Inoltre, realizziamo biometano dagli scarti dell’umido e, coerentemente, abbiamo riconvertito il nostro parco auto. I veicoli oggi vanno a biometano e sono carbon neutral“, vale a dire a zero emissioni inquinanti.
Appena lo scorso autunno, il Gruppo Cap aveva siglato un accordo con alcune aziende “partner” del territorio per fornire loro il biometano generato dai fanghi di depurazione presso l’impianto di Bresso-Niguarda a un costo calmierato del 45%, in un contesto in cui già i prezzi delle materie prime energetiche stavano crescendo.
Ci sono poi alcune azioni che hanno ridotto le emissioni ambientali nocive e che hanno riguardato direttamente il business della gestione del servizio idrico. “Tenendo conto che per pulire le acque è necessario utilizzare reagenti chimici – afferma il presidente e ad della società che nel 2020 (ultimo bilancio disponibile) ha realizzato un fatturato di 344 milioni – acquistiamo quelli a minore impatto ambientale. Abbiamo poi ridotto la pressione della rete idrica. Per comprendere appieno quest’ultima mossa, occorre tenere presente che, per fare arrivare l’acqua a destinazione nelle case e nelle aziende, serve dare pressione, attività che normalmente richiede il consumo di molta energia. Ecco, noi siamo riusciti a ottimizzare questo processo sui nostri quasi 7mila chilometri di rete solo di acquedotti”. Russo spiega poi che, “anche a livello di gare d’appalto”, il Gruppo Cap “premia quei fornitori che presentano progetti ecosostenibili“.
Si inserisce in questo quadro anche il finanziamento verde (green loan), legato appunto alla sostenibilità, da 100 milioni appena accordato all’azienda dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei). Tali risorse serviranno a sostenere il piano messo a punto dalla società pubblica e mirato, come evidenzia Russo, “a migliorare la copertura, la qualità e la resilienza dei servizi idrici del territorio servito dal Gruppo Cap”. In particolare, il piano per il quale è stato ottenuto il prestito della Bei prevede l‘investimento di 200 milioni per 44 progetti, con l’obiettivo, come spiega una nota della società, “di minimizzare le perdite sugli oltre 6.400 km della rete idrica, migliorare la qualità dell’acqua erogata e depurata, potenziare ed efficientare gli oltre 6.600 km della rete fognaria, realizzare progetti di economia circolare e ridurre drasticamente la dipendenza energetica e le emissioni climalteranti”.
Più in generale, tira le somme Russo, “prevediamo investimenti su tutta la nostra filiera ma anche per la produzione di energia, che rappresenta la nostra grande sfida. Grazie agli investimenti già effettuati nel biometano, per esempio, siamo tra le poche aziende del settore idrico a consumarne meno di quello prodotto”.