È possibile accelerare i cantieri di riqualificazione degli edifici senza rinunciare alla qualità e senza aumentare i costi, riducendo drasticamente consumi energetici e incidenti sul lavoro, aumentando le prestazioni antisismiche? Forse sì. Pochi giorni fa, si è aperto un cantiere di ristrutturazione profonda – antisismica, energetica, estetica – di una palazzina di due piani con tetto a falde e struttura in calcestruzzo armato, costruito nei primi anni Settanta in un piccolo comune del bresciano, Corte Franca, molto energivoro e scarsamente antisismico, come ce ne sono tanti in Italia. Per la prima volta nel Sud Europa, un edificio viene riqualificato con tecnologie industriali – i pannelli di rivestimento in legno e lana di roccia e il nuovo tetto sono stati costruiti in un apposito stabilimento – in meno di una settimana e senza disturbo per gli abitanti, agli stessi costi di un cantiere tradizionale.
Al termine della ristrutturazione non servirà più gas, tutta l’energia necessaria verrà prodotta sul posto e l’isolamento termico contribuirà a ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 75%.
Il salto energetico
Il modello adottato nel bresciano è nato una decina d’anni fa in Olanda e si chiama energiesprong (salto energetico). Si sta diffondendo rapidamente in Germania, Francia e Regno Unito e punta alla riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici, attraverso soluzioni off-site, cioè prodotte in fabbrica. “In Olanda realizziamo 6mila interventi l’anno. Progetti ispirati al nostro sistema si stanno attuando anche negli Usa, in California e a New York”, dichiara Sanne De Wit, Energiesprong Foundation. De Wit traccia le nuove sfide: “riutilizzo di materiali per un’economia circolare più spinta, transizione sociale oltre che tecnica”. Il mercato su cui puntare, in Europa, è quello dell’edilizia popolare, vecchia, diffusa, energivora, ma anche quello dell’edilizia pubblica.
“A Roma e in altre otto città italiane abbiamo deciso di anticipare la decarbonizzazione al 2030 – dice Edoardo Zanchini, già vicepresidente nazionale di Legambiente e da pochi giorni responsabile dell’ufficio clima del Comune più popoloso del Paese – partendo dal patrimonio pubblico. Nella capitale abbiamo già pianificato interventi per riqualificare 212 scuole a emissioni zero e ne stiamo selezionando altrettante. Cantieri come quello di Brescia dovrebbero diventare la norma”. Invece, per Zanchini, “manca una traiettoria nazionale, a parte bonus e incentivi non c’è ancora una politica, ormai urgente e necessaria, che individui quante ristrutturazioni nZEB (nearly Zero Energy Building) realizzare ogni anno per accelerare la decarbonizzazione”. Per rendere energeticamente sostenibile tutto il vetusto patrimonio edilizio nazionale ai ritmi attuali ci vorrebbero più di 100 anni: occorre cambiare passo, attraverso piani precisi stringenti.
In una settimana
Ma torniamo a Corte Franca, per svelare qualche dettaglio in più di quello che potrebbe diventare un modello da replicare, per uscire il più rapidamente possibile dalle fonti fossili bruciate, per riscaldare e raffreddare le nostre case e per mettere in sicurezza milioni di edifici e milioni di famiglie. La prefabbricazione dei pannelli che rivestono tutto l’edificio consente di terminare i lavori in 6-7 giorni, di eliminare i ponteggi a tutto vantaggio della sicurezza dei muratori e del minore impatto sulla vita quotidiana dei condòmini, di produrre minori scarti.
La struttura portante dei pannelli è realizzata in legno, con la tecnica X-Lam (Cross Laminated Timber) che, attraverso appositi nodi strutturali, consente di assorbire elasticamente le forze meccaniche dal vecchio telaio in cemento armato e di scaricarle a terra, migliorando le caratteristiche antisismiche. L’isolamento termo-acustico, come accennato precedentemente, è garantito dallo spessore in lana di roccia. E non finisce qui: all’interno delle nuove pareti sono predisposte tutte le canalizzazioni degli impianti, che trasferiscono l’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici ai singoli appartamenti e sono facilmente ispezionabili, senza bisogno demolire nemmeno un centimetro quadrato di muro. Anche il tetto è stato rifatto: via la pesante struttura in cemento e largo a capriate in legno lamellare più isolamento, con fotovoltaico sopra e tutti gli impianti termici e gli accumulatori sotto.
La qualità dell’intervento è garantita anche da un rilievo a scansione 3D e da un progetto che utilizza il metodo BIM (Building Information Modeling), una rappresentazione digitale del processo costruttivo che facilita lo scambio e l’interoperabilità delle informazioni. Il cantiere di Corte Franca è il primo risultato di un percorso di innovazione, coordinato dall’impresa sociale Edera, cui hanno aderito altre 22 imprese del settore, impegnate nella realizzazione di prodotti industrializzati per una riqualificazione produttiva, veloce ed efficiente e quindi più economica e meno dipendente dagli incentivi.
Quindici milioni di abitazioni entro il 2050
Thomas Miorin, amministratore delegato di Edera, guarda già oltre l’esperienza bresciana: “alcune imprese aderenti a Energiesprong stanno lavorando su sette nuovi progetti e testano soluzioni innovative da applicare a diverse tipologie costruttive tra cui torri, scuole e periferie urbane. Da domani partiamo con un programma di aggregazione di edifici da ristrutturare”.
L’obiettivo degli impegni internazionali contro il cambiamento climatico e dei piani europei di transizione energetica è riqualificare, in Italia, 15 milioni di abitazioni entro il 2050. Una casa al minuto per i prossimi 28 anni. Un traguardo ambiziosissimo che si potrà raggiungere solo se prevarrà la tendenza a innovare l’edilizia con processi costruttivi veloci ed efficaci, come quello messo a punto da Energiesprong. Capiremo presto se questo settore potrà essere considerato un alleato affidabile nella difficile e urgente transizione ecologica.