Il grande dibattito sul conflitto essere umano-animali e sulla questione della gestione della fauna selvatica, che sta coinvolgendo non solo gli addetti ai lavori, domani si arricchirà di un nuovo e importante capitolo. È infatti atteso per domani, giovedì 27 aprile, il parere che la Conferenza Stato Regioni dovrà dare al governo sulla richiesta di ricostituzione del Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale (Ctfvn), abrogato dieci anni fa. Sul tavolo una bozza di decreto proposto dal ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida: “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio”.

L’appello del WWF

A schierarsi contro la possibilità di far tornare in vita il Comitato è il WWF Italia: “Auspichiamo che la Conferenza Stato-Regioni non assecondi le intenzioni del ministro ed esprima un parere negativo sulla bozza di decreto che contiene l’ennesimo regalo alle associazioni dei cacciatori che verrebbero ad assumere un ruolo predominante nella composizione di questo Comitato”.

Questa l’idea dei vertici del WWF che sottolineano: “Nelle motivazioni della bozza di decreto trasmessa alla Conferenza Stato-Regioni si legge che ‘per esigenze di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa, nonché di incremento della efficienza ed efficacia’ del Comitato, si ritiene necessario ‘prevederne la ricostituzione con una composizione rappresentativa più snella ed efficace, rispetto a quella originariamente prevista’. Peccato però che questa volontà di semplificazione non riguardi anche la componente dei cacciatori”.

Tagliati i rappresenti delle associazioni e dell’Ispra

Nel decreto proposto dal ministro Lollobrigida, sono previste riduzioni per molte categorie: così i rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura, del Ministero dell’Ambiente, delle Regioni e delle Province passano da tre ad uno per ogni categoria, mentre le associazioni ambientaliste scendono da quattro ad un solo rappresentante. “Invece – scrivono i esponenti del WWF – i rappresentanti delle associazioni dei cacciatori da nominare sono tre finendo dunque per essere la componente più numerosa, a cui si aggiungono anche quelli dell’Ente nazionale per la cinofilia italiana e del Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina. Incredibilmente un solo posto è assegnato all’ISPRA che invece dovrebbe costituire la voce scientifica nel Comitato”.

“Difesa del patrimonio dello Stato” 

Spiegano i volontari che lanciano un appello: “Al di là delle valutazioni circa la legittimità di un decreto ministeriale che finirebbe per modificare una legge (L.157/92), ciò che preoccupa è il pensiero del ministro di trattare la gestione faunistica come qualcosa che riguarda solo i cacciatori. La volontà di andare incontro alle istanze più estremiste della lobby delle doppiette emerge persino nella composizione di un comitato consultivo che, peraltro, non avrebbe neppure ragione di esistere dato che le indicazioni sulla gestione faunistica devono essere fornite da un organismo scientifico come l’ISPRA. Il ministro Lollobrigida si sta caratterizzando come il ‘ministro della caccia’ dimenticando evidentemente che la fauna non è una proprietà della sempre più marginale minoranza dei cacciatori, ma rappresenta invece un ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ da tutelare nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale (art. 1 della legge n. 157/1992)”.