Finalmente c’è la mappa del tesoro. Una carta d’Italia interattiva che dovrebbe condurre gli italiani a scoprire lo scrigno di opportunità rappresentato dalle CER, le comunità energetiche rinnovabili. D’ora in poi, aziende e privati potranno digitare il proprio indirizzo e scoprire qual è la loro cabina primaria a cui allacciarsi, e quindi insieme a chi (in quella stessa area) possono consociarsi per dar vita a una CER, perché tutti gli appartenenti a una comunità devono avere la stessa cabina primaria.

E allora facciamo l’esperimento. Sul sito di una delle compagnie di distribuzione elettrica che offrono il servizio digitiamo l’indirizzo di casa, una via di campagna in un piccolo Comune del Lazio meridionale. Sulla mappa compare il puntino relativo all’indirizzo, all’interno di un’area colorata di azzurro e contraddistinta dalla sigla AC00100331: tutti coloro che vivono dentro questa zona azzurra condividono la stessa cabina primaria del sottoscritto, e dunque potrebbero unirsi in una stessa CER.

Ma qui iniziano le sorprese: l’area limitrofa (colorata di rosa e denominata AC00100320) inizia a poche centinaia di metri dall’indirizzo digitato, e include il centro storico del Comune in cui risiede il sottoscritto. Stando alla mappa, dunque, chi scrive potrebbe unirsi in una comunità energetica con chi abita a 10 km di distanza e risiede in un comune diverso (ma condivide la stessa cabina primaria) e non con il vicino di casa che vive nello stesso paese, appena 300 metri più in là, ma oltre il “confine”.

“Questo è proprio uno dei nodi da sciogliere”, conferma Sergio Olivero, dell’Energy Center del Politecnico di Torino, esperto di comunità energetiche rinnovabili. “La mappa delle cabine primarie è il secondo fondamentale passo avanti, dopo che la settimana scorsa il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha annunciato di aver inviato alla Commissione europea la bozza di decreto sulle CER. Ma restano da definire alcuni dettagli. E uno dei più importanti è proprio decidere cosa accade quando il confine tra due cabine primarie spacca a metà un territorio omogeneo”.

Se un Comune “diviso in due” volesse usufruire dei vantaggi economici e ambientali delle comunità energetiche, dovrebbe crearne due, una per ciascuna delle cabine primarie presenti? O per casi come questo sarà prevista una deroga? “Al momento non è dato saperlo”, risponde il professor Olivero, “ma, questo è il mio auspicio personale, immagino che ci saranno regole specifiche su imprese e privati che risiedono a cavallo dei confini delle diverse aree individuate dalle mappe”.

Toccherà al Gse, il Gestore dei servizi energetici, sbrogliare la matassa. E i tempi non si annunciano immediati. Si dovrà attendere il via libera della Commissione Ue al decreto ministeriale, quindi il governo dovrà approvarne la versione definitiva e renderlo operativo. A quel punto il Gse avrà 60 giorni di tempo per definire le procedure tecniche. Insomma, probabilmente le nuove e tanto attese CER dovranno attendere l’autunno. “Ma non è detto”, confida Olivero. “A gennaio ci dissero che la mappa sarebbe stata rilasciata il 28 febbraio. Molti accolsero l’annuncio con ironia, visti i ritardi che hanno costellato la storia delle comunità energetiche in Italia. E invece la mappa è arrivata addirittura con un giorno di anticipo. Chissà che non accada di nuovo ora che siamo nella dirittura finale”.