I cambiamenti climatici sono destinati a modificare la nostra vita in molti modi nel corso dei prossimi decenni. Trasformando l’ambiente in cui viviamo, e andando a influire sulla nostra sicurezza e la nostra salute. Persino il riposo notturno per moltissime persone non sarà più lo stesso, in un mondo in cui, anno dopo anno, le temperature continuano a salire inesorabilmente. A rivelarlo è uno studio pubblicato su One Earth dai ricercatori dell’Università di Copenaghen e del Max Planck Institute for Human Development di Berlino: entro la fine del secolo, miliardi di persone, concentrate prevalentemente nei Paesi più poveri del Pianeta, perderanno in media quasi 60 ore di sonno ogni anno a causa del riscaldamento globale.

Lo studio ha utilizzato i dati registrati da smartwatch e altre forme di braccialetti intelligenti capaci di monitorare la qualità del sonno. I ricercatori hanno avuto accesso alle informazioni relative a 47mila persone residenti in 68 nazioni di tutti i continenti, per un totale di oltre 7 milioni di notti di dati da analizzare. Correlando la qualità del sonno registrata dai device con le temperature, hanno quindi ottenuto la prova dell’impatto che ha il caldo eccessivo sul riposo notturno. Quando le colonnine dei termometri superano i 30 gradi anche di notte, si perdono in media 14 minuti di riposo, e aumentano significativamente le chance di dormire meno delle sette ore per notte consigliate dalle linee guida internazionali.

“Con questo studio abbiamo fornito per la prima volta la prova che, a livello globale, le temperature sopra la media erodono il sonno degli esseri umani”, spiega Kelton Minor, ricercatore dell’Università di Copenaghen che ha partecipato allo studio. “I dati dimostrano che questa erosione avviene principalmente ritardando l’orario in cui le persone riescono ad addormentarsi, e spingendo a un risveglio precoce nelle giornate di caldo estremo”.

Proiettando i risultati ottenuti lungo tutto il resto del secolo, e tenendo conto degli aumenti delle temperature medie (e della frequenza delle ondate di calore) previsti dai modelli climatici, i ricercatori hanno calcolato che per il 2099 il caldo avrà fatto perdere tra le 50 e le 58 ore di sonno per persona ogni anno. Una riduzione che però non sarà uniforme, e riguarderà prevalentemente le popolazioni che abitano in nazioni in via di sviluppo. I dati in questo senso sembrano inequivocabili, e anche se la maggiore prevalenza dei condizionatori nelle case delle nazioni sviluppate potrebbe spiegare il fenomeno, i ricercatori ammettono che per ora non hanno certezze a riguardo.

“I nostri risultati indicano che il sonno, un processo ristorativo essenziale per la salute e la produttività umana, sarà probabilmente degradato dall’aumento delle temperature”, conclude Minor. “Per poter adottare politiche climatiche basate sui dati scientifici, in futuro sarà importante comprendere meglio tutto lo spettro delle possibili conseguenze che avranno i cambiamenti climatici che stiamo provocando con le scelte che fanno oggi le nostre società in termini di emissioni di gas serra”.