I due anni di pandemia hanno trasformato il settore ricettivo in Italia, a partire dalle modalità di pianificazione delle vacanze, con una crescita delle prenotazioni dirette nelle strutture, prevalentemente telefoniche con picchi fino al 36% del totale, a discapito di agenzie e piattaforme digitali. Si accorcia la “booking window”, ovvero la distanza in giorni tra la data di prenotazione e la data di check-in, passando dai 54 giorni del 2019 ai 37 del 2021. Sono alcuni dei trend spiegati nel rapporto “Due anni di pandemia: il bilancio del settore alberghiero italiano” realizzato dall’agenzia AlbergatorePro, che raccoglie nella sua community oltre 9.500 albergatori.
Sono stati analizzati il settore ricettivo nel biennio 2020-2021 con l’incrocio di dati provenienti da diverse fonti, tra cui Istat e Federalberghi, e dati inediti prodotti dall’ osservatorio interno.
Aumentano – viene sottolineato – le prenotazioni last minute o last second, che nelle città d’arte rappresentano il 30% del totale, “aspetto che comporta un elevato rincaro dei prezzi delle strutture, chiamate a fronteggiare l’impossibilità di organizzarsi e pianificare con anticipo, con un conseguente calo della qualità dei servizi”. In particolare, tra gli effetti delle crescenti prenotazioni dell’ultimo minuto, l’incremento medio di prezzo tra tariffa di partenza e rack rate, ovvero il prezzo massimo applicato, per la stessa camera e per la medesima data si attesta oggi al 28%.
Crescono le prenotazioni dirette, a scapito delle “Ota” ovvero Online travel agencies. “Questo trend rappresenta una grande opportunità sia per gli albergatori che per gli ospiti – spiega Gian Marco Montanari, ad di AlbergtorePro – dato che le strutture risparmiano un costo di commissione che oscilla tra il 15 e 20% e i clienti possono ottenere benefit che vanno da un prezzo migliore a servizi aggiuntivi concordabili telefonicamente”.