“Non si tratta di realtà virtuale ma di vero metaverso, che è qualcosa in più. È una rappresentazione dinamica che aggiungerà altri portali per poter passare da un ambiente all’altro. Lo scopo è naturalmente divulgativo per sensibilizzare al rispetto del mare e delle sue meraviglie”. Così Marco Daturi, esperto di marketing e tecnologia e appassionato di immersioni, racconta MetaOcean: un progetto lanciato in vista della Giornata mondiale degli oceani dell’8 giugno.

Cos’è? Molte cose in una: una mostra nel metaverso dei loro scatti più belli dalle avventure in giro per il mondo, un’esperienza di realtà virtuale (ma fruibile anche senza visori), un impegno di sensibilizzazione verso la sostenibilità e i segreti delle profondità marine. A costruirlo con lui il figlio Lupo, 11 anni, che non solo ha già all’attivo un centinaio d’immersioni ma si è dato da fare anche sul lato tecnico per “allestire” l’esposizione sulla piattaforma Spatial e “coniare” degli Nft delle opere. Organizzata dalla Zero Pixel in cui Daturi lavora e Meta Communications, Skills and Academy su ambiente Spatial, l’evento è già accessibile in ambiente immersivo con i visori Oculus Quest 2 ma anche da smartphone, tablet e pc.

Lupo al pc mentre allestisce l'esposizione sulla piattaforma Spatial
Lupo al pc mentre allestisce l’esposizione sulla piattaforma Spatial 

In che modo si può far arrivare la voce degli oceani a tutti, sensibilizzando ogni individuo affinché comprenda l’importanza della salvaguardia di un bene così immenso? E come si può tradurre questa urgenza in un’azione concreta? Queste le domande di partenza del particolare “spazio”, che verrà inaugurato il 23 maggio. “Il metaverso in questo caso ci aiuta, e non solo per un gioco di parole, a ‘immergerci’ nel richiamo che arriva forte e che si esprime in quella che è la prima mostra fotografica virtuale dedicata agli oceani” spiegano padre e figlio.

In questa esperienza virtuale i visitatori potranno dunque osservare le fotografie subacquee scattate dai Daturi in diversi Paesi nel mondo e un portale per accedere a un’area dedicata a Sea Shepherd, la ben nota organizzazione internazionale che dal 1977 lotta per fermare la distruzione dell’habitat naturale e il massacro delle specie selvatiche negli oceani.

Ma quindi immergersi nel metaverso potrà essere davvero come scendere nelle profondità dei mari? “No, non si potrà nemmeno avvicinare come esperienza ma, in mancanza del mare, può rendere l’idea”, spiega Daturi. Che vorrebbe coinvolgere le scuole nell’iniziativa: “Ci piacerebbe portare il progetto nelle scuole ma la vedo difficile. Comunque lavoreremo sicuramente su molti altri progetti e inizieremo presto a produrre video in realtà virtuale”. Già, perché MetaOcean inaugura di fatto una serie di progetti per sensibilizzare in particolare i più giovani non solo sull’importanza della salvaguardia della biodiversità degli oceani ma anche, nello specifico, rispetto ai danni della pesca illegale e delle pratiche primitive come lo shark finning, la pratica crudele del taglio delle pinne che sta decimando gli squali.

Marco Daturi e il figlio Lupo
Marco Daturi e il figlio Lupo 

“Gli oceani hanno bisogno di noi. Nei miei viaggi ho constatato da vicino troppo spesso la totale mancanza di rispetto per il mare. Attraversando l’Indonesia – aggiunge l’ideatore di MetaOcean – ci siamo imbattuti in isole di plastica, nei mercatini asiatici la vendita di pinne di squalo e cavallucci marini secchi è purtroppo ancora praticata. Senza andare troppo lontano anche le nostre acque si stanno impoverendo molto velocemente con discariche sommerse e pratiche di pesca illegale all’ordine del giorno”.

E l’esperienza del figlio, così giovane da aver già accumulato una lunga esperienza nel diving? “I bambini possono iniziare a 8 anni ma Lupo ha iniziato un po’ prima perché ci seguiva nei viaggi ed era troppo curioso per non provare”, conculde Daturi. “A una prova di qualche minuto a un’immersione completa è bastato poco. Certamente è importantissimo fare attenzione alla sicurezza e soprattutto alla profondità, evitando di scendere troppo. Ora ha esperienza ma bisogna sempre stare attenti perché resta comunque un ragazzino”.