Le conchiglie sono a rischio scomparsa. L’acidificazione degli oceani potrebbe cancellarle, così come fa con i coralli, se la tendenza non viene fermata: per salvarle restano circa 50 anni. Questo l’allarme lanciato da SEAstainable all’interno di Worldrise onlus – il progetto per un uso equo e sostenibile del mare e le sue risorse della organizzazione ideata da giovani professionisti che sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino attraverso un percorso incentrato su sensibilizzazione, creatività e educazione – su questo elemento dell’ecosistema marino gravemente minacciato dagli impatti dei cambiamenti climatici.
Secondo alcuni studi – viene spiegato – il pH del mar Mediterraneo entro 50 anni potrebbe toccare quota 7.9 “con effetti irreversibili per l’uomo e la scomparsa di diverse specie marine”. “Le conchiglie sono una meraviglia della natura che rischiamo di perdere – rileva Stefano Pedone, project officer per SEAstainable all’interno di Worldrise onlus – nate come stratagemma sviluppato da alcuni animali per difendersi dai predatori, con il passare delle ere le conchiglie hanno svolto ruoli ecologici molto più ampi e complessi”. Gli oceani – osservano da SEAstainable di Worldrise onlus – assorbono circa il 30% dell’anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera e il loro pH si continua costantemente ad abbassare; “se questo trend non s’invertirà entro i prossimi 50 anni – prosegue il progetto dell’organizzazione – ci saranno effetti irreversibili per l’uomo e la scomparsa di diverse specie marine”. L’ecosistema marino è “in grave pericolo e le prime conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti, come dimostra lo sbiancamento della Grande barriera corallina in Australia e la presenza sempre più massiccia di alghe nella Riviera Maya del Messico”.
Per comprendere meglio la vastità di questa specie marina basti pensare che esiste “un ramo della zoologia chiamato malacologia: questa branca dedicata è in continua evoluzione perché attualmente si stima che sul Pianeta siano presenti 20mila specie di bivalvi, tra i 40 e 100mila gasteropodi e molti altri molluschi”. Ora però “tutto questo ecosistema è seriamente minacciato dal progressivo aumento di CO2 nell’atmosfera dovuto ai combustibili fossili e alla deforestazione che si riflette sugli oceani: una quantità significativa di CO2 (circa il 25-30%) viene assorbita dai mari con gravi conseguenze per tutto il biosistema marino”.
I recenti studi pubblicati su Nature fanno presente come il pH del mar Mediterraneo si stia abbassando “di circa 0.0044 punti all’anno: se questo trend fosse confermato in 50 anni assisteremmo ad una diminuzione del pH di 0.2 punti scendendo dall’attuale 8.1 ad un ipotetico 7.9. Sebbene possa sembrare una variazione minima ma questo fenomeno chiamato acidificazione degli oceani porterebbe conseguenze drammatiche per tutto l’ecosistema marino”.