Oltre 500mila tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura durante le feste natalizie. Se avete organizzato il menù al meglio avrete limitato gli sprechi, ma sicuramente non tutto è stato consumato. Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, dopo Santo Stefano, solo nell’8% delle famiglie italiane non è avanzato nulla. In tutte le altre qualcosa è rimasto, che sia un alimento confezionato comprato in quantità eccessiva o qualche porzione di primo o secondo che nessuno è riuscito a mangiare.
L’1% getterà questi avanzi nel bidone, ma non è la soluzione giusta per il Pianeta: per ogni tonnellata di cibo sprecato, sostiene la World organization for international relations (Woir), produciamo 4,2 tonnellate di anidride carbonica, con un consumo di acqua di circa 128 tonnellate di metri cubi.
Conservare
Se gli avanzi sono piatti già pronti conservare è una soluzione facile, scelta dall’11% degli italiani. Quella fetta di lasagna o quell’arrosto avanzato possono essere congelati in monoporzioni e scongelati per il prossimo pranzo in ufficio o quella giornata in cui il tempo di cucinare manca. Fate raffreddare bene le pietanze prima di metterle in freezer e non ammassatele l’una sull’altra. Meglio conservarle in contenitori di vetro, a partire dai barattoli con il tappo ermetico, ma anche quelli di plastica – che abbiamo a casa da una vita e che non dobbiamo buttare ma riutilizzare il più possibile – andranno benissimo.
Quando sarà tempo di scongelare proviamo a ricordarcene la sera prima: il modo migliore è infatti quello di spostare il contenitore dal freezer al frigo, in modo che il passaggio di temperatura sia più costante. In alternativa va bene anche il forno a microonde o il vapore di una pentola piena di acqua calda. Le pietanze scongelate vanno consumate entro 24 ore e non si devono mai ricongelare.
Dieci consigli per un Natale più sostenibile
Non tutto può però essere messo nel freezer: le verdure ricche d’acqua come pomodori e insalata non reggono bene questo tipo di conservazione, le uova intere esplodono, le salse a base d’olio come la maionese non saranno come prima una volta scongelate. Per formaggi e salumi il sottovuoto è una valida alternativa.
Riutilizzare
Otto italiani su dieci scelgono invece di dar sfogo alla creatività, utilizzando le preparazioni avanzate per dare vita a nuovi piatti. Le carni, insieme a formaggi, uova e salumi, diventano polpette e polpettoni, le verdure caponate e ratatouille, paste e risotti frittate. Anche la frutta può trasformarsi in marmellata per farcire quel pandoro che è ancora sulla credenza.
Se la fantasia scarseggia non abbiate paura, è qui che internet arriva in supporto: ci sono tanti siti dove trovare ricette semplici e tradizionali fatte con gli avanzi, con anche idee gourmet per i palati più raffinati, e app come Empty My Fridge che permette di ottenere ricette gustose combinando gli ingredienti che abbiamo in frigo. Non mancano poi le influencer che sui social danno idee e consigli: è il caso di Lisa Casali, alias Ecocucina, che si sbizzarrisce anche con bucce, gambi e altri “scarti”, o di Benedetta Rossi, la foodblogger più seguita in Italia, che ha sempre un’idea facile alla portata di tutti.
Condividere, scambiare, donare
Nel caso di prodotti confezionati con scadenze a breve termine o prodotti freschi non ancora cucinati una via forse ancora troppo poco sfruttata è quella della condivisione o dello scambio. Non solo con i vicini di casa e gli amici, ma anche con gli sconosciuti nelle vicinanze. Come? con un servizio di food sharing simile a quello che già utilizziamo per macchine, case vacanza, oggetti e servizi.
Le opzioni sono ancora poche per lo scambio personale, ma stanno iniziando a diffondersi. Come nel caso di ZeroSprechi, una app attiva da poco a Bergamo: ogni utente può fotografare il cibo, inserire le informazioni necessarie come tipologia di alimento e scadenza e condividerle con la propria rete di contatti. Chi è interessato può ritirarlo gratuitamente a casa o in appositi punti di raccolta.
A Bari è attivo Avanzi Popolo che fa il giro dei quartieri della città in furgone per raccogliere e ridistribuire cibo ai più bisognosi, anche in piccole quantità. A questo scopo, se gli alimenti sono secchi e a lunga conservazione, ovviamente ci si può rivolgere alle sedi locali di grandi realtà come Banco alimentare o Caritas, oltre che ad associazioni attive sul territorio e la chiesa del quartiere.