Cinquanta miliardi di tonnellate, quel che serve per costruire un muro largo 27 metri e alto 27 metri attorno alla Terra. È il volume di sabbia e ghiaia che utilizziamo ogni anno, diventate la seconda risorsa più utilizzata al mondo dopo l’acqua. Lo sostiene il nuovo rapporto del programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) 2022 sand and sustainability: 10 strategic recommendations to avert a crisis (qui il .pdf), raccomandando che “data la nostra dipendenza, la sabbia deve essere riconosciuta come risorsa strategica e vanno ripensate la sua estrazione e il suo utilizzo“.
Estrarre la sabbia in aree dove svolge un ruolo attivo, come fiumi, ecosistemi costieri o marini, infatti, “può causare erosione, salinizzazione delle falde acquifere, perdita di protezione contro le mareggiate e impatti sulla biodiversità, rappresentando una minaccia per i mezzi di sussistenza” delle comunità, “minacciando approvvigionamento idrico, produzione alimentare, pesca e industria del turismo“.
Secondo il rapporto dell’Unep, “la sabbia deve essere riconosciuta come risorsa strategica, non solo come risorsa un materiale per la costruzione, per i suoi molteplici ruoli nell’ambiente”. Il rapporto raccomanda quindi come governi, industrie e consumatori “dovrebbero valutare la sabbia in un modo che ne riconosca il vero valore sociale e ambientale”.
Ad esempio, “mantenere la sabbia sulle coste può essere il più conveniente strategia di adattamento ai cambiamenti climatici grazie al modo in cui protegge dalle mareggiate e gli impatti dell’innalzamento del livello del mare” e tali servizi naturali “dovrebbero essere presi in considerazione nel suo valore”.
“Le stime attuali indicano che stiamo utilizzando 40-50 miliardi di tonnellate di sabbia per anno, una media di 18 kg a persona al giorno”, segnala Pascal Peduzzi, direttore del Global resource information database dell’Unep e coordinatore dello studio, “non è possibile estrarre, trasportare e utilizzare tale volume senza generare enormi impatti ambientali e sociali. I nostri consigli mirano a risolvere questa sfida”. Il rapporto, infatti, propone 10 raccomandazioni per un uso sostenibile di sabbia e ghiaia, che si traducono in 43 azioni.
“Quando si parla di sabbia molti pensano alle spiagge dove andare in vacanza, ma in realtà sabbia significa milioni di chilometri di strade, ponti, ferrovie, edifici, il vetro dei grattacieli e anche i micropocessori, quindi possiamo dire che la nostra società è letteralmente costruita sulla sabbia“, avverte Peduzzi.
Ad esempio, “con il raddoppio della popolazione africana previsto entro il 2050, 1,27 miliardi di persone in più, la popolazione rurale migrerà verso le città con la necessità di nuove infrastrutture a supporto dello sviluppo, come case, strade, dighe, ospedali, scuole”, prosegue Peduzzi, “la domanda di sabbia e ghiaia aumenterà. I governi e le agenzie per lo sviluppo devono essere pronte a fornire questo materiale da costruzione senza compromettere fiumi, spiagge, terreni agricoli, boschi o aree protette”.
In tutto ciò “l’estrazione attuale supera i tassi di rifornimento della sabbia naturale” e “la futura urbanizzazione e il massiccio sviluppo e manutenzione delle infrastrutture non faranno che intensificare ulteriormente la nostra domanda di sabbia, con un aumento dei prezzi di mercato e dell’impronta ecologica del settore edile“, è l’allarme che lancia il rapporto Unep.
Per raggiungere uno sviluppo sostenibile “dobbiamo cambiare drasticamente il modo in cui produciamo, costruiamo e consumiamo prodotti, infrastrutture e servizi. Le riserve di sabbia non sono infinite e dobbiamo usarle con saggezza“, avverte Peduzzi, “se riusciamo a capire come gestire il materiale solido più estratto nel mondo possiamo evitare una crisi e muoverci verso un’economia circolare”.
Gli autori del rapporto segnalano che “esistono soluzioni che consentono di muoversi verso un’economia circolare della sabbia, come ad esempio vietare il conferimento in discarica di rifiuti minerali e incoraggiare l’uso si sabbia riciclata nei contratti pubblici di appalto”. Roccia frantumata o materiali da costruzione e demolizione riciclati, così come la “sabbia minerale” derivata dai residui di miniera rappresentano “valide alternative alla sabbia che dovrebbero anche essere incentivate”.
La sabbia, che erroneamente consideriamo inesauribile, è direttamente o indirettamente collegata a tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals-Sdg) delle Nazioni Unite, avverte il rapporto dell’Unep, e “non possiamo raggiungere uno sviluppo sostenibile senza un approvvigionamento sostenibile del materiale edile”. Ad esempio “ci sono disparità sul modo in cui donne e uomini vengono colpiti dall’estrazione della sabbia”, infatti “le donne hanno bisogno di camminare molto di più per trovare acqua e legna a causa dell’estrazione della sabbia” nelle loro comunità.
“La sabbia è, in volume, il principale materiale solido utilizzato dall’uomo, nonostante ciò non ci sono, per la maggior parte dei Paesi, sistemi in atto per monitorarne l’uso, i luoghi di estrazione e la domanda per settori”, prosegue Peduzzi.
L’estrazione senza regole di sabbia e ghiaia è una pratica distruttiva e pericolosa. Se si estrae sabbia o ghiaia dai fiumi si varia l’equilibrio idrogeologico dei bacini e si causano le condizioni per alluvioni, visto che cambia la dinamica e la velocità dei corsi d’acqua. Se si estrae sabbia dal mare viene sterilizzato l’ambiente marino, visto che viene aspirata da gigamntesvce draghe distruggendo tutte le forme di vita che lo abitano. Nello specifico, per quel che riguarda il mare “dovrebbe essere sviluppato uno standard internazionale su come avviene l’estrazione della sabbia dall’ambiente marino”, visto che “la maggior parte dei dragaggi marittimi avvengono attraverso gare pubbliche aperte a società internazionali”. Nel frattempo, il rapporto raccomanda di “vietare l’estrazione di sabbia dalle spiagge vista la sua importanza per la resilienza costiera, l’ambiente e l’economia”.
Oggi “ci troviamo in una posizione in cui i bisogni e le aspettative delle nostre società non possono essere soddisfatti e raggiunti senza una migliore governance delle riserve di sabbia”, dice Sheila Aggarwal-khan, direttirce della Economy Division dell’Unep. “Se agiamo ora, è ancora possibile evitare una crisi della sabbia – prosegue – quindi incoraggio tutte le parti interessate, inclusi governi, industria e società civile perché colgano questa opportunità e avviino le necessarie trasformazioni nelle nostre istituzioni, imprese e società rispetto al modo in cui ci rapportiamo all’uso della sabbia”.
Le 10 raccomandazioni dell’Unep:
1. Riconoscere la sabbia come risorsa strategica
2. Monitorarne l’uso, i luoghi di estrazione e la domanda per settori
3. Adottare un cambio di paradigma verso un’economia circolare
4. Una migliore governance delle riserve di sabbia
5. Stabilire la proprietà e l’accesso alle risorse di sabbia attraverso i diritti minerari e il consenso
6. Mappare, monitorare e segnalare lo stato delle risorse di sabbia
7. Stabilire le migliori pratiche, standard nazionali e un quadro internazionale coerente
8. Promuovere l’efficienza delle risorse e la circolarità
9. Attingere responsabilmente alle risorse di sabbia
10. Ripristinare gli ecosistemi e compensare le perdite