SHARM EL-SHEIKH – “Desolante, triste”. Molti dei partecipanti alla Cop27 in Egitto, giunti qui per i negoziati sul clima, commentano così il nuovo e approfondito rapporto Global Carbon Budget promosso dal GCP (Global carbon project) che dice che non c’è alcun segno di diminuzione delle emissioni climalteranti: quelle globali di CO2 nel 2022 si attesteranno infatti di nuovo a livelli record, per un totale previsto di 40,6 miliardi di tonnellate (GtCO2). Già, ma nonostante gli sforzi per contenerle, perché continuano a crescere?
A trainare lungo la salita sono i combustibili fossili le cui emissioni si stimano intorno ai 36,6 miliardi di tonnellate, valore più alto di sempre, e secondo le proiezioni aumenteranno dell’1,0% rispetto al 2021. Di conseguenza ormai resta solo il 50% di possibilità di non superare la soglia critica del +1,5°C entro nove anni. Per riuscire a centrare davvero un obiettivo di emissioni zero al 2050 servirebbe dunque una sorta di ritorno alle situazioni sperimentate durante il Covid-19: ovvero una riduzione di circa 1,4 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno, in sostanza il calo registrato con i lockdown e la pandemia.
Fra le economie mondiali che stanno crescendo di più a livello di emissioni climalteranti legati al fossile c’è l’India (si stima +6% nel 2022), ma preoccupa anche il +1,5% degli Stati Uniti, mentre la Cina potrebbe risultare in calo (-0.9%) così come l’Unione Europea (-0,8%). In Italia le emissioni scendono rispetto al passato ma sono in lieve risalita dopo la fase di lockdown, condizione simile a quella di molti altri Paesi europei. Segnali positivi, seppur ridotti a barlume, arrivano però dalla valutazione delle emissioni derivanti dalla distruzione delle foreste: sono diminuite lievemente le emissioni negli ultimi due decenni, ma è dovuto in gran parte alla piantumazione di alberi piuttosto che a un minore abbattimento.
“Siamo comunque molto lontani da dove dovremmo andare” ha detto il dottor Glen Peters, membro del GCP presso il Center for International Climate Research (Cicero) in Norvegia. “Molti paesi, città, aziende e individui si sono impegnati a ridurre le emissioni. È un duro promemoria del fatto che, nonostante tutta questa retorica, le emissioni globali di CO2 fossile sono superiori di oltre il 5% rispetto al 2015, l’anno dell’accordo di Parigi”. Se si guarda però all’aumento medio annuo delle emissioni è stato del 3% negli anni 2000, ma è sceso allo 0,5% nell’ultimo decennio: questo significa che politiche climatiche concrete potrebbero funzionare per ridurre le emissioni, in particolare puntando su energia pulita e alberi. Sempre secondo lo studio le concentrazioni atmosferiche di CO2 raggiungeranno una media di 417,2 parti per milione nel 2022, ovvero oltre il 50% al di sopra dei livelli preindustriali. Una serie di dati dai contorni scoraggianti e che, secondo i partecipanti alla Cop27 in Egitto, dovrebbero stimolare ad ulteriori sforzi immediati in direzione della decarbonizzazione.