Il conto alla rovescia per trovare le risorse necessarie a salvare la biodiversità planetaria è iniziato: mancano poco più di 24 ore per riuscire a trovare un’intesa alla Cop16. I delegati di oltre 150 Paesi riuniti nelle sale della sede Fao a Roma stanno negoziando senza sosta nella speranza di riuscire a trovare un accordo che trasformi la sessione romana, ovvero i tempi supplementari della Cop16 di Cali in Colombia che a novembre è finita in un nulla di fatto, in una vittoria per la natura e per l’umanità.
Molte posizioni però, soprattutto il braccio di ferro fra i Paesi più ricchi e sviluppati e quelli meno abbienti di Sud America, Africa o Asia dove è tra l’altro racchiusa la più alta percentuale di biodiversità globale, non sono cambiate nei primi giorni trattativa: permane uno stallo soprattutto su come trovare e gestire i 200 miliardi di dollari l’anno, entro il 2030, che sono obiettivo centrale della conferenza. L’attuale contesto lascia intendere che i negoziati proseguiranno anche nella notte del 26 febbraio e, se non si arriverà a una rapida intesa, è probabile che la Cop16 possa andare oltre la scadenza del 27 febbraio e finire di venerdì: non è detto però che avremo un responso positivo, anche se la presidente di turno, la colombiana Susana Muhamad, sembra essere pronta a tutto pur di ottenere un successo da intestare alla stessa Colombia.
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Punto centrale di tutte le discussioni resta la questione della mobilitazione dei soldi e soprattutto attraverso quali fondi e meccanismi i vari Paesi possano usarli per proteggere la biodiversità. Un tema che è stato motivo di scontri, in giornata, tanto che i rappresentanti della Repubblica Democratica del Congo per divergenze a un certo punto hanno abbandonato l’aula, portando a una sospensione dei lavori di quasi mezz’ora. Attualmente le nazioni in via di sviluppo, guidate dal Brasile e dai Paesi africani, chiedono la creazione di un nuovo fondo dedicato alla biodiversità e sostengono di non essere adeguatamente rappresentate dagli attuali meccanismi mentre i Paesi più ricchi, fra cui Unione Europea, Giappone e Canada, sostengono che istituire più fondi possa frammentare gli aiuti economici.
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In tutto ciò l’Italia è presente durante i negoziati tramite tecnici dell’Ispra e del Mase che hanno preso parte ai lavori. In apertura di Cop16, come raccontato da Green&Blue, si è sentita però la mancanza di figure istituzionali e politiche di altro profilo per una conferenza internazionale, di massima portata, che si svolge proprio nella Capitale italiana. Una lacuna, denunciata dalle associazioni ambientaliste, colmata – come si legge in una nota del Mase – dall’annunciata presenza alla Cop16 come “rappresentate del governo italiano” del sottosegretario al Ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica, Claudio Barbaro.