Corpi più snelli e ali più lunghe, così da fare meglio i conti con le temperature più elevate e climi più secchi. Così alcuni uccelli della foresta Amazzonica rispondono ai cambiamenti climatici. Cambiano aspetto, e così, fisiologia, ottimizzando l’uso delle energie. La notizia, non certo l’unica del genere – che gli animali si stiano adattando, anche nell’aspetto, agli effetti del riscaldamento globale, è noto – arriva dalle pagine di Science Advances, dove un gruppo di ricercatori presenta i risultati estrapolati dall’analisi di oltre quarant’anni, e per migliaia di uccelli.
Sono uccelli di sottobosco, che popolano una regione intatta indisturbata, non interessata dalla deforestazione, dell’Amazzonica centrale, scrivono gli autori. E sono uccelli non migratori. Per i quali i ricercatori hanno raccolto dati nel corso di quarant’anni, misurandone la massa per circa 15mila e registrando anche la lunghezza delle ali e il rapporto massa/ali per 11 mila di loro. Settantasette le specie analizzate. Contemporanemante gli scienziati hanno raccolto i dati climatici della regione, che parlano chiaro: dal 1966, scrivono, le precipitazioni sono aumentate del 13% nella stagione umida, e sono diminuite del 16% in quella secca. Ma le temperature sono aumentate in entrambe, rispettivamente di 1°C e 1,65°C. Cosa è successo durante questo tempo agli uccelli che vivevano in quelle zone? Si sono rimpiccioliti, o meglio son dimagriti, ma non solo.
“Anche nel mezzo di questa incontaminata foresta pluviale stiamo assistendo agli effetti globali del cambiamento climatico causato dall’uomo”, ha commentato Vitek Jirinec della Louisiana State University, primo autore del paper. Per tutte le specie analizzate, infatti, i ricercatori hanno osservato una riduzione nella massa. Trentasei di queste avevano perso fin quasi il 2% di massa ogni dieci anni dagli anni Ottanta, 61 invece avevano anche aumentato la lunghezza delle loro ali, e come conseguenza di entrambe le variazioni una cinquantina di loro aveva modificato anche il rapporto massa/ali.
Secondo i ricercatori questi cambiamenti nella morfologia permetterebbero agli uccelli di mantenere un volo efficiente sia in condizioni di scarsità di cibo che sotto stress termico, si legge nel paper. Infatti, diminuendo la massa e aumentando la lunghezza delle ali, si ha una riduzione del carico alare (dato dal rapporto tra massa e area alare appunto) che abbassa il dispendio calorico e la produzione di calore. Qualcosa di analogo, citano gli autori, a quanto si osserva in alcuni uccelli migratori, dove l’aumento delle ali aiuterebbe il volo con corpi più piccoli.