Cosa c’entrano le reti da pesca con gli smartphone? Lo ha spiegato Samsung qualche settimana fa, in occasione del lancio del Galaxy S22: alcuni componenti dei nuovi top di gamma sono infatti realizzati con plastica ottenuta riciclando reti da pesca recuperate dai fondali dell’oceano.
Dal fondo del mare
L’azienda coreana ha avviato una collaborazione con una startup specializzata nel trattamento di questi rifiuti, che dopo la raccolta vengono tagliati e puliti per ricavarne pellet di resina poliammidica da aggiungere alle altre plastiche normalmente impiegate per i componenti per smartphone. Così, nel solo 2022, 50 tonnellate di rifiuti pericolosi per la fauna e la flora marini troveranno un nuovo utilizzo. Nei suoi ultimi top di gamma, Samsung ricicla anche bottiglie di plastica e vecchie custodie per CD che vengono tritate in frammenti, estruse e ridotte in granuli uniformi per diventare la base dello speaker.
Il progetto Galaxy for the Planet include varie iniziative per minimizzare l’impatto dei prodotti Samsung. Da anni, ad esempio, l’inchiostro delle scritte sulle confezioni degli smartphone è ottenuto dalla soia, e pure il cartoncino è riciclato. Le dimensioni delle scatole diventano sempre più ridotte: servono meno container per il trasporto, e dunque si inquina meno. Come accade sempre più spesso, nella confezione del Galaxy S22 non c’è nemmeno alimentatore: considerato che in casa quasi tutti ne hanno diversi inutilizzati, anche questo è un modo di ridurre l’impatto ambientale.
Il progresso più importante
Dal 2007, quando fu lanciato il primo iPhone, il più grande progresso fatto da Apple non è nella qualità della fotocamera, nella potenza del processore, nella nitidezza del display, ma “nel riutilizzo dei materiali e nella produzione. Dai robot che smontano e riciclano i telefonini ai mouse in plastica riciclata, dai packaging più piccoli per ridurre le emissioni dei trasporti all’inchiostro estratto dai gas di scarico dei diesel: i big del tech iniziano a pensare all’impatto ambientale dei loro prodotti Phone, smart pure per l’ambiente produzione a ciclo chiuso”, spiega Lisa Jackson, vicepresidente di Apple responsabile per l’ambiente e le iniziative sociali. L’azienda di Cupertino, che nella classifica globale dei produttori di smartphone è subito dopo Samsung, è al primo posto per attenzione all’ambiente. Già oggi le operazioni interne sfruttano solo energie rinnovabili, dal Campus ai vari Store in tutto il mondo, ma l’obiettivo è far sì che entro il 2030 tutti i prodotti Apple siano “carbon-neutral” dall’inizio alla fine del ciclo di vita.
Un contributo arriva da Daisy, il robot che smonta e ricicla gli iPhone. Sono in realtà due, uno in Olanda e uno in Texas, e processano 2,4 milioni di iPhone l’anno: pochi per un’azienda che finora ne ha venduti più di 2 miliardi, ma molti se si tiene conto che una tonnellata di schede logiche, cavi e moduli della fotocamera smontati da Daisy contiene la stessa quantità di rame e oro che si ricaverebbe da 720 tonnellate di materiali grezzi estratti dalle miniere. Il 90 per cento della massa degli iPhone è infatti composta da 14 materiali: alluminio, cobalto, rame, vetro, oro, litio, carta, plastiche, terre rare, acciaio inox, tantalio, stagno, tungsteno e zinco. Certo, poi c’è anche la plastica.
Meno rifiuti
Più facile che riciclare è produrre meno rifiuti: per questo Apple insiste molto sulla possibilità di aggiornare il sistema operativo degli iPhone per diversi anni, introducendo nuove funzioni anche su modelli non recentissimi. Di recente, proprio con la serie Galaxy S22, Samsung si è impegnata a fornire aggiornamenti per 4 anni e update di sicurezza per 5 anni, battendo perfino Google, che sui suoi Pixel arriva a 3 anni.
Del mondo Android fa parte anche l’olandese Fairphone, caso più unico che raro di smartphone modulare, in cui i singoli componenti possono essere sostituiti o aggiornati: arrivato lo scorso anno alla quarta versione, offre cinque anni di garanzia e non è più solo un prodotto da nerd e attivisti green, ma si trova regolarmente fra i modelli offerti dai maggiori operatori, anche in Italia. Fairphone, come altri produttori, offre la possibilità di restituire i vecchi dispositivi da riciclare in cambio di uno sconto. Ma di solito ecologico non vuol dire economico: come lo splendido Beo sound Level di Bang & Olufsen, uno speaker in legno e alluminio progettato per essere riparato e aggiornato facilmente, di cui si può dire tutto ma non che sia a buon mercato. E se Amazon sui dispositivi Echo utilizza tessuti e plastiche ottenuti da materiali di scarto, anche Microsoft prova a dare una mano alla salute del mare con un mouse costituito per il 20 per cento da rifiuti di plastica recuperati dalle acque.
Il packaging dell’Ocean Plastic Mouse è realizzato in legno riciclabile e fibre naturali di canna da zucchero, ma Dell è andata più in là: si è alleata con una startup indiana per produrre inchiostro dai gas di scarico dei motori diesel. Acer ha presentato qualche mese fa il notebook Aspire Vero, con scocca in plastica parzialmente riciclata, che può essere disassemblato in maniera molto semplice per permettere riparazioni, sostituzioni di parti e operazioni di riciclo più semplici ed ecologiche. Nessuno di questi prodotti e di queste soluzioni salverà il Pianeta, ma tutti insieme provano a renderlo un po’ più pulito.