A dedicare un intero capitolo del proprio programma agli animali – attenzione, non all’ambiente o alla transizione energetica, ma specificamente agli animali, alla loro tutela e al loro benessere – è solo l’alleanza fra Sinistra Italiana e Verdi. Qualcosa c’è anche nel documento presentato dal Movimento 5 Stelle, una mezza paginetta. Mentre il PD se la cava con una riga e mezzo all’ultima pagina, la 37esima, del suo programma. Nell’accordo quadro del centrodestra, invece, di animali se ne parla alla penultima, di pagina, con un unico obiettivo: “Interventi di contrasto al fenomeno della proliferazione della fauna selvatica e alla diffusione delle epidemie animali”. Anche se i singoli partiti qualcosa in più prevedono nei programmi specifici di lista. Nelle oltre 60 pagine di Azione-Italia Viva stessa linea delle destre: di animali se ne parla solo in termini di abbattimento dei cinghiali e di “risorse a copertura dei danni da fauna selvatica che minano la competitività delle imprese e persino la sicurezza pubblica”. Solo problemi, zero tutele.

I temi che i partiti non toccano

Questo il quadro, piuttosto sconfortante, di quanto i principali partiti propongono per le elezioni del 25 settembre rispetto alla fauna, agli animali selvatici o domestici. Come se alcuni temi non esistessero. In ordine sparso, e su ambiti diversi, i punti su cui proporre qualcosa in più che una riga e mezza sarebbero moltissimi e riguarderebbero potenzialmente i cuori e le tasche di milioni di italiani: l’intervento sugli allevamenti intensivi, le detrazioni fiscali per le spese sanitare degli animali di compagnia, la questione (irrisolta, in molte zone del Sud) del randagismo, una più attenta regolamentazione della caccia, l’inasprimento delle pene per chi li maltratta o commercia (e si tratta di un traffico miliardario, basti pensare alle specie esotiche), un piano di rilancio delle aree protette e così via. Argomenti forse divisivi ma che, sebbene il grosso delle preoccupazioni degli italiani riguardi in questo momento il portafoglio, potrebbero avere una certa presa nell’elettorato. E invece oltre alla sensibilità di base – non una sorpresa in un Paese che non ha mai avuto un’autentica maturazione del movimento “verde” come nei vicini centroeuropei – mancano perfino la voglia e il fiuto politico di puntare su alcuni temi in chiave elettorale. Se non per una foto col cagnolino di casa, per fortuna sempre di meno.

 

Il parere delle associazioni animaliste

“Che i politici non facciano l’interesse pubblico non mi stupisce – commenta Carla Rocchi, presidente di Enpa – ma che non sappiano fare neanche i propri è sconcertante. Mentono su tutto, potrebbero almeno toccare anche questi argomenti o proporre punti importanti e che non costano nulla, come l’accesso degli animali di compagnia nelle case di riposo. La mia è una provocazione per dire che questa sciatteria è autolesionistica, perché ignora quanto accade nella società e ignora perfino numeri chiari come le decine di migliaia di contribuenti che ci aiutano con il 5×1000, segno di un’attenzione enorme. Quando pensano agli animali, i dirigenti politici immaginano invece solo i cacciatori, che sono sempre di meno e sempre più anziani. E invece quello degli animali è un tema intimo, casalingo, che tocca milioni di persone. Se lei pensa che sono stata eletta in Parlamento per quattro volte, anche in collegi difficili e quando la sensibilità era ancora più bassa, presentandomi solo con le mie proposte legate alla tutela degli animali e su nessun altro punto, capisce quanto sia grave, anzitutto per gli stessi politici, l’errore di estromettere questi argomenti dal dibattito pubblico”.

Più ottimista Gianluca Felicetti, presidente della Lav, che da 22 anni propone a ogni elezione un’agenda di priorità a tutti i partiti e ai singoli candidati. E che replica anche quest’anno con l’iniziativa “Anche gli animali votano”, lanciata insieme ad altre 12 associazioni, i cui capisaldi sono stati in gran parte ripresi e integrati in alcuni programmi fra cui quello di SI-Verdi: “Il tema che mi pare uscire con una certa rilevanza, accolto da molti partiti, è quello del Garante nazionale per gli animali – spiega Felicetti – le competenze sulla fauna sono infatti talmente sparpagliate fra tanti ministeri, dalla Salute alla Cultura passando per l’Interno, che è urgente fare come in Spagna e istituire, nel nostro caso alla presidenza del Consiglio, una cabina di regia. Anche alla Commissione Europea si sta andando in quella direzione”. Il problema però è di profondità storica: “Alla politica italiana manca da sempre una politica per gli animali – aggiunge il presidente Lav – anche se noto con un minimo di sollievo che almeno sul fronte degli animali domestici il dibattito, lentamente, sta evolvendo. Sulla fauna selvatica, invece, la narrazione è ancora e sempre di una minaccia. Così si creano animali di serie A e di serie B ma la legge è chiara e per esempio se si propone di inasprire le sanzioni sui maltrattamenti, queste vanno appesantite per tutti i casi”.

 

Sinistra Italiana-Verdi: possesso responsabile

L’alleanza fra Sinistra Italiana e Verdi è il cartello elettorale che dedica più spazio agli animali, dedicando il punto 10 del programma: “L’Italia che ama gli animali”. Si parla di molte cose. Per esempio, di raggiungere il 30% di aree protette e del 10% a stretta protezione, secondo le indicazioni comunitarie, di abolizione della caccia, di gestione dei siti Rete Natura 2000, di contrasto alla desertificazione. E ancora, di norme per rendere legalmente gli animali “esseri senzienti” “anche nello spirito dell’art. 9 della Costituzione da poco modificato” e di altri aspetti ambientali, come migliorare le capacità gestionali di parchi e riserve nazionali e regionali, di “piani di gestione di specie minacciate” e di reintrodurre il corpo forestale.

 

Per la tutela degli animali, più nello specifico, i rossoverdi propongono un aumento delle pene per reati e maltrattamenti, la realizzazione di strutture e l’istituzione di un numero unico d’intervento e di un Garante nazionale per i diritti degli animali che sistematizzi le diverse competenze ora sparse fra ministeri e dipartimenti. Per gli animali d’affezione si parla inoltre di “possesso responsabile” con promozione alla sterilizzazione e contro il randagismo, lo stop alla vendita online e offline di animali e la “riduzione dell’aliquota Iva su cibo per animali e prestazioni veterinarie, oggi soggetti a tassazione come ‘beni di lusso'”. Per i selvatici, invece, l’abolizione della caccia “che non può essere considerata uno sport” e, oltre a quanto già detto, l’aumento delle sanzioni per il bracconaggio, il divieto di importazione e detenzione di animali esotici, di trofei di caccia e il sostegno alle imprese d’abbigliamento per la riconversione delle produzioni animali.

 

Il programma prevede anche altri punti importanti: per esempio l’attuazione della legge-delega approvata dal Parlamento nel luglio scorso per il superamento dell’uso degli animali in circhi e spettacoli viaggianti, estendendolo ai delfinari, e lo stop all’uso degli animali nelle feste locali, in zoo, acquari, palii, carrozzelle. Molto anche sull’allevamento: si va dal blocco all’apertura di nuovi allevamenti intensivi o all’ampliamento di quelli esistenti alla realizzazione di un programma di riduzione degli animali allevati fino al sostegno in sede europea della proposta legislativa della Commissione UE per l’eliminazione progressiva delle gabbie negli allevamenti in risposta alla mobilitazione internazionale “End the Cage Age”.

 

Ancora: Sinistra Italiana e Verdi propongono altre misure molto sentite come lo stop previsto dalla legge di delegazione europea alla triturazione dei pulcini; la promozione delle scelte alimentari vegetali e la riconversione della produzione alimentare verso prodotti a base vegetale. Ci sono poi l’adesione e il sostegno del Plant Based Treaty a complemento dell’accordo Unfccc/Parigi (sistemi alimentari da adattare ai cambiamenti climatici); la disincentivazione e un migliore disciplina dei trasporti di animali e il completamento dell’avvio del Sistema di qualità nazionale benessere animale, attraverso l’approvazione di standard adeguati e coerenti con il benessere animale per le singole specie allevate con la scelta di un’etichettatura trasparente per il consumatore. Si prevede infine l’introduzione dello stordimento preventivo obbligatorio in tutti i tipi di macellazioni come già deciso da altri Paesi europei. Non manca poi il superamento della sperimentazione animale scientifica.

Movimento 5 stelle: abolizione della caccia e cashback veterinario

Agli animali il Movimento di Giuseppe Conte arriva alla terz’ultima pagina del suo programma, articolato per punti. Si prevede la “progressiva abolizione della caccia a partire dal divieto di accesso ai terreni privati” e il “contrasto al bracconaggio”. Secondo punto: “pene severe per chi commette violenze o maltrattamenti sugli animali”. Terzo punto, un cavallo di battaglia dei pentastellati dell’era contiana: un “cashback veterinario” per ottenere sul conto corrente le detrazioni connesse alle spese veterinarie e per farmaci saldati con metodi elettronici.

 

Pd: diffusione strutture di accoglienza

Il Pd, come detto, dedica agli animali questo punto: “Tutela del benessere animale – Per tutelare i diritti degli animali rafforzare le sanzioni per il contrasto ai maltrattamenti e potenziare la diffusione delle strutture di accoglienza”. Anzi, in un passaggio si parla di “allevamento e pesca come motori della transizione ecologica”. Nient’altro.

 

Lega: abbassamento Iva su cure e cibo

Abbiamo già visto in apertura l’unico punto dedicato agli animali nell’accordo quadro del centrodestra. La Lega, nel suo programma specifico, dedica però un punto alla tutela degli animali e al benessere degli animali. Come? Anche in questo caso con l’abbassamento dell’Iva sulle prestazioni veterinarie e sul cibo per gli animali domestici, con la lotta al randagismo (anche con una commissione parlamentare dedicata), lo stop alla vendita di animali, standard minimi nei canili e inasprimento delle pene per i maltrattamenti. Anche in questo caso fa capolino la figura del Garante nazionale per i diritti degli animali e, punto in effetti originale non visto altrove, la “creazione di una black list che neghi la possibilità a chi ha commesso illeciti nei confronti di animali di poterne detenere altri per un tempo congruo (compatibilmente con il principio rieducativo della pena)”.

 

Fratelli d’Italia: stop alla tratta dei cuccioli dall’Est

Nel programma di Fratelli d’Italia, appena presentato, un accenno agli animali si trova a pagina 26, in calce al punto dedicato ad ambiente e natura. Prevede al solito di inasprire le pene per i reati contro gli animali e l’organizzazione di “campagne di formazione e informazione sul loro rispetto” così come la necessità di fermare la tratta di cuccioli dall’Est Europa e il “riconoscimento del ruolo sociale e terapeutico degli animali d’affezione”. Si chiude con un generico “tutela delle specie e della biodiversità”.

 

Forza Italia: sostegno all’adozione

Nel programma pubblicato sul sito ufficiale gli animali vengono citati soprattutto nella parte relativa alla salute, dove si parla di “valorizzazione dell’approccio one health che connetta la salute degli esseri umani, quella degli animali e la salubrità dell’ambiente”, di “sostegno all’adozione degli animali in canili e gattili, inasprimenti di pena per coloro che maltrattano e abbandonano gli animali” e di “promozione della pet therapy a supporto delle persone con fragilità”. Nulla invece sull’argomento nel programma del contenitore di centro “Noi moderati” di Maurizio Lupi, Giovanni Toti e Luigi Brugnaro.

 

+Europa: ridurre la pesca intensiva

Spazio al benessere animale anche nel programma di +Europa. Ultima pagina del documento, tanto per non smentire la percezione per così dire “accessoria” di alcuni temi. Sette i punti proposti, con un certo peso della pesca, ignorata praticamente da tutti gli altri schieramenti: limitare il trasporto di animali vivi per ragioni legate alle produzioni alimentari nella UE con incentivazione del trasporto dei prodotti semi-lavorati utilizzando la catena del freddo; ridurre la pesca intensiva, vigilare efficacemente sul divieto di utilizzo di sistemi di pesca non sostenibili come spadare e FAD, oltre ad aumentare il controllo e la localizzazione delle flotte al fine di evitare abusi e sconfinamenti nelle acque interdette alla pesca; raggiungere la protezione di un terzo delle aree marine per garantire ripresa e conservazione delle popolazioni ittiche planetarie, oramai ridotte oltre il possibile.

 

Ancora: proibire il finning (l’asportazione delle pinne degli squali a fini alimentari e rigetto dell’animale ancora vivo in mare); ridurre al 10% l’Iva sui trattamenti sanitari e sul cibo per gli animali domestici; contrastare il commercio di animali selvatici e attuare un maggior controllo della cessione di animali domestici, “al fine di evitare fenomeni che non rispettino il benessere degli animali come le puppy farm dell’est Europa” (quindi per +Europa il commercio non va vietato tout court) e “superare, con la prospettiva del divieto, l’utilizzo degli animali negli spettacoli circensi”.

 

Unione popolare, un garante nazionale dei diritti

Specificamente agli animali, nel programma della lista dell’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, di Potere al popolo, del Partito della Rifondazione comunista e di ManifestA si trova una riga: “Tutela del benessere animale e istituzione del Garante Nazionale dei Diritti degli Animali. Sostegno alle misure proposte dalle associazioni animaliste”.

 

Impegno Civico

Anche la formazione di Luigi Di Maio si allinea alla proposta, a quanto pare condivisa da molti, dell’istituzione di un Garante nazionale per il benessere e i diritti degli animali, che riassuma in sé molte delle prerogative oggi spalmate su diversi ministeri e dipartimenti.