Entro il 2050, l’aumento della domanda globale di cibo del 50%, parallelamente ai cambiamenti climatici, potrebbe causare la riduzione dei raccolti fino al 30%, secondo quanto emerso al recente World Economic Forum. Necessari, quindi, sistemi produttivi alternativi. Una delle risposte possibili, proviene dalle attività del Laboratorio Biotecnologie della Divisione Biotecnologie e agroindustria di Enea, che da anni svolge studi su produzioni vegetali, e che ha sviluppato un “prototipo” di cibo vegetale, con lobiettivo di offrire alimenti più sani e sostenibili, contrastando gli effetti del climate change sul suolo, di conseguenza sulla salute e qualità delle piante.

 

“La plant cell agriculture è un metodo per la produzione di alimenti a partire da colture cellulari vegetali. Le cellule vegetali, infatti, possono essere prelevate dalle piante, ad esempio dalle foglie di insalata, ed essere moltiplicate in condizioni controllate per ottenere una coltura di cellule che può presentare proprietà benefiche simili o migliorative rispetto alla pianta d’origine” spiega Silvia Massa, ricercatrice del Laboratorio di Biotecnologie dellEnea.

 

“La nostra dieta, infatti, per essere salutare ha bisogno di alimenti vegetali freschi proprio perché da questi acquisiamo molecole importanti e necessarie alla nostra salute, come antiossidanti o vitamine, che non potremmo acquisire naturalmente in altro modo perché non siamo in grado di produrle da soli”, evidenzia ancora la ricercatrice Enea.

Secondo gli studi condotti dal team di Silvia Massa, dunque, le cellule vegetali sono basate su modelli produttivi che permettono di superare i problemi legati al crollo di produttività di alcune colture ed allo stesso tempo di limitare lo sfruttamento di acqua e terra, riducendo sia gli scarti di produzione che l’uso di prodotti fitosanitari. “Sarà sempre più difficile produrre alimenti vegetali in quantità e qualità sufficienti in futuro. Questo metodo sposterebbe la produzione dal suolo sempre meno disponibile in termini di estensione ad un ambiente controllato, in modo indipendente dalla stagionalità e dagli eventi climatici ed ambientali”, precisa Silvia Massa.

 

Ma che tipo di prodotti derivati dall’agricoltura cellulare potremmo mangiare? “In Enea, stiamo studiando il potenziale di colture di basilico o bieta rossa, ricchissimi in antiossidanti. Inoltre è stato possibile ottenere cioccolata o caffè e pensiamo ai vantaggi che si avrebbero senza doverli necessariamente importare. Prestigiosi istituti di ricerca hanno dimostrato la possibilità di ottenere alimenti con ottime proprietà nutrizionali da colture cellulari derivate da piccoli frutti di bosco artici che hanno periodi di raccolta limitatissimi e non possono essere coltivati, senza contare che molte colture sono minacciate dai cambiamenti climatici e dalle calamità”, evidenzia ancora Massa di Enea.

Alimentazione

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Questi nuovi alimenti prodotti da cellule vegetali possono avere anche valori nutrizionali e caratteristiche di digeribilità simili o migliori delle piante di provenienza, senza contare i benefici indiretti per il consumatore, e cioè il fatto che possa mangiare alimenti naturalmente ricchi di nutrienti senza ricorrere a prodotti addizionati con possibili rischi per la sicurezza alimentare. Dunque cibo sano.

“Le cellule vegetali sarebbero coltivate in un ambiente confinato e controllato. Controllato significa che queste cellule non sarebbero affette da malattie, non avrebbero bisogno di pesticidi, e controllando i loro parametri di crescita, se ne potrebbe modulare il contenuto in molecole utili per la salute, aprendo la strada al concetto di alimentazione personalizzata“, spiega ancora Silvia Massa, che considera gli alimenti vegetali utili anche per il cibo degli astronauti nello spazio, dove nei lunghi viaggi per l’hub lunare prima e per Marte poi, avranno bisogno di utilizzare sistemi di crescita fuori suolo in condizioni extra-terrestri.

“Iniziare a porre le basi per un sistema di approvvigionamento di questo tipo significa poter produrre alimenti vegetali laddove l’agricoltura tradizionale non potrebbe a causa di suoli aridi o in condizioni climatiche avverse, per questo si aprono anche scenari per l’alimentazione nello spazio – evidenzia Silvia Massa- dove, almeno all’inizio, non ci saranno suoli adatti alla coltivazione e le condizioni ambientali sono tra le più avverse che si possano immaginare, principalmente a causa delle radiazioni cosmiche nocive”.