Uno degli ambiti in cui i chatbot mossi dall’intelligenza artificiale promettono di incidere di più è quello dei viaggi. Le risposte articolate alle nostre domande che questi strumenti offrono, come in una versione evoluta dei motori di ricerca, possono essere molto utili nella fase della cosiddetta ispirazione e della pianificazione dettagliata di un itinerario. Expedia, colosso delle prenotazioni online, lo ha capito da tempo e qualche giorno fa ha lanciato l’integrazione di ChatGPT – il chatbot più famoso del momento – nella sua applicazione per l’iPhone. È un primo passo, aggiuntivo rispetto all’assistente virtuale di cui la piattaforma già dispone: un test per capire in che modo gli utenti si relazionano a questo mezzo dialogico in grado di fornire informazioni potenzialmente su ogni aspetto dello scibile umano, certo non senza errori o, come si chiamano in gergo, “allucinazioni”. Sull’app di Expedia, però, ChatGPT risponderà solo a domande che riguardino il mondo dei viaggi.
A questa chat si potrà dunque chiedere qualcosa in più di ciò che di solito si domanda a un comune motore di ricerca. Per esempio, di pianificare un itinerario sufficientemente avventuroso ma privo di esperienze troppo pericolose in un paese lontano e poco conosciuto, e contestualmente di individuare nel percorso le strutture più accoglienti dove rilassarsi, dotate magari di una spa di livello. Si può arrivare a questa granularità delle richieste e anche oltre, aspettandosi repliche interessanti e come minimo degne di interesse, se non talvolta impressionanti. Con un bel risparmio di tempo e di stress. Kayak, brand che fa riferimento alla holding rivale Priceline, ha invece sviluppato un plugin disponibile per la versione ufficiale di ChatGPT, quella che dall’Italia non è per ora accessibile per ragioni di privacy. Ma lo tornerà presto, probabilmente già a maggio, quando OpenAI avrà onorato, come ha promesso di fare, tutte le richieste formulate dal Garante per la protezione dei dati personali. Fra l’altro, è interessante notare che ChatGPT rimane in ogni caso disponibile in Italia tramite altre piattaforme gratuite che a loro volta la integrano: quella più rapida ed efficiente si chiama Poe.
L’obiettivo del chatbot di Expedia e dei plugin di Kayak e Open Table è accelerare l’esperienza di prenotazione non solo velocizzandola tout court ma rendendola davvero su misura, dunque risparmiandoci il tempo dell’impostazione di filtri, della consultazione dei luoghi sulle mappe e così via. Una fase che per molti è divertente (il viaggio inizia nel momento in cui lo si pianifica) ma che in generale è ritenuto a volte frustrante. Per non parlare dei suggerimenti su dove alloggiare, dove mangiare o quali esperienze non perdere. In altre parole, “parlare” con l’intelligenza artificiale è come avere sempre a disposizione un amico esperto in (quasi) tutti gli argomenti del mondo, velocissimo e in grado di fornirci spunti, risposte, suggerimenti, nel caso dei viaggi appunto itinerari e consigli, in una sorta di dialogo ricco di sfumature e idee. Ma anche, come detto, di qualche errore.
“L’intelligenza artificiale generativa ci apre un intero nuovo spettro di opportunità e possibilità per costruire l’AI sui nostri modelli che possono davvero trasformare i viaggi nei prossimi cinque anni” ha spiegato a Fast Company Rathi Murthy, Cto di Expedia. Aggiungendo che è da qualche tempo che la piattaforma, a ben vedere il più grande database di dati di viaggio del mondo con oltre 70 petabyte a disposizione, aveva adocchiato queste soluzioni. Un conto, però, è l’intelligenza artificiale del passato, un conto GPT-4 (il modello linguistico che alimenta ChatGPT).
Come ricorda il sito specializzato Skift, quello di Expedia non è però l’esordio assoluto di ChatGPT nei viaggi. A febbraio Trip.com, portale di viaggi di base a Singapore ma disponibile in tutto il mondo, aveva lanciato il suo TripGen (che, al contrario del chatbot di Expedia, risponde anche a quesiti esterni al mondo dei viaggi). Per ora funziona con domande poste in inglese, giapponese, coreano e cinese tradizionale ma presto supporterà altre lingue: “L’obiettivo di Trip.com è quello di diventare il tuo fidato compagno di viaggio – aveva spiegato un paio di mesi fa Schubert Lou, direttore operativo della piattaforma asiatica – il rilascio di TripGen fornisce servizi di domande e risposte in tempo reale nell’app Trip.com, con conseguente capacità di supportare meglio i viaggiatori e in modo più veloce e diversificato”.
Anche alcune società ed enti turistici iniziano a familiarizzare con l’intelligenza artificiale. Air India, per esempio, sta impiegando GPT4 per migliorare il servizio di assistenza ai clienti ma anche per aspetti operativi più importanti, come i briefing dei piloti. E se VisitDenmark sta sfruttando l’intelligenza artificiale per promuovere il paese con i contenuti delle campagne realizzati attraverso questi strumenti, Glenn Fogel, ceo di Priceline e quindi di Booking, ha spiegato che il gruppo, invece, ci andrà coi piedi di piombo nel lancio di ulteriori soluzioni. Secondo i manager della piattaforma, che mantiene per ora un approccio guardingo, uno dei modi migliori per sfruttare l’intelligenza artificiale è semmai capire meglio le intenzioni degli utenti quando cercano una sistemazione o una destinazione.
Tutto bene, dunque? Dipende. Alcuni esperti del settore fanno per esempio notare come i sistemi di OpenAI siano stati addestrati su dati che arrivano fino alla fine del 2021. Ma il mondo dei viaggi è un ambito estremamente dinamico, dove le informazioni di ieri sera o di qualche ora prima possono non avere più senso qualche ora dopo. Dalle disponibilità di posti e stanze ai prezzi che cambiano di minuto in minuto, dalle flotte degli autonoleggi alle attività che aprono e chiudono o alle tariffe e agli orari delle attrazioni che vengono modificati: questo potrebbe essere uno dei maggiori limiti, almeno finché OpenAI non troverà un modo di aggiornare le informazioni disponibili fino al giorno prima.