C’è un granchio nel tuo whisky. Non è uno scherzo o una battuta, da oggi esiste davvero, in America, un whisky aromatizzato al granchio. Ad avere l’idea e a metterla in pratica è la distilleria Tamworth Distilling, che, insieme al team dell’Università del New Hampshire, ha creato il primo whisky di questo genere, chiamato Crab Trapper (letteralmente ‘intrappolatore di granchio’). L’esigenza nasce dal fatto che, lungo la costa orientale dell’America del Nord, da circa 200 anni si è diffusa una specie fortemente invasiva, il granchio verde, Carcinus Maenas, che sta sterminando tonnellate di crostacei, con danni per gli ecosistemi. E con i cambiamenti climatici lo scenario sta peggiorando. Per questa ragione, i ricercatori, coinvolti fra l’altro nel progetto di citizen science The Great Green Crab Hunt, studiano e monitorano questa specie invasiva.
Whisky al granchio
I granchi verdi vengono puliti e trattati come quelli che si possono mangiare a ristorante. Dopo essere stati cotti, ottenendo un brodo, vengono distillati sottovuoto, utilizzando l’apposita apparecchiatura. A questo punto il distillato di crostacei viene mischiata con la base di bourbon utilizzato e il tutto viene messo in infusione con una miscela di spezie, quali paprika, alloro, semi di senape, semi di coriandolo e di aneto, cannella, semi di garofano e pimento. Un mix esplosivo, quellod el Crab Trapper, dall’odore di acero, caramallo e vaniglia, ma con note aromatiche forti come quelle della paprika e aneto. Tanto che il fondatore della distilleria, Steve Grasse, descrive l’inedito alcolico come “una palla di fuoco salata e migliore”.
Un vorace invasore
Il granchio verde rappresenta un problema reale lungo le coste orientali del Nord America, come ci spiega Gabriela Bradt, biologa marina e specialista del settore della pesca presso l’Università del New Hampshire, coinvolta nel progetto per il monitoraggio della specie NH Green Crab Project. “Si tratta di una specie ovunque invasiva, ad eccezione della regione europea”, ci racconta Bradt. “I granchi verdi vanno pazzi per i bivalvi, come vongole, cozze e ostriche, fra i loro cibi preferiti”. Ne sono ingordi. “In una giornata un esemplare può mangiare fino a 40 cozze”, aggiunge la ricercatrice, “un numero impressionante, se moltiplicato per milioni di granchi e per un periodo più lungo”.
In questo contesto, anche i cambiamenti climatici hanno una parte. “Le alte temperature – chiarisce – favoriscono una più rapida crescita dei granchi, mentre il freddo invernale, oggi sempre meno marcato, non riesce a controbilanciarne la proliferazione”.
Commestibile ma ancora non consumato
Ma perché non mangiare direttamente i granchi verdi? “Anche se commestibili, non hanno molta carne e hanno una bassa resa, per cui è difficile mangiarli”, spiega l’esperta. “Se però li consideriamo come granchi dal guscio morbido, un po’ come le moeche, piccole e tipiche di Venezia, anche questi potrebbero avere maggiori chance di finire nei piatti degli americani. Lavoriamo in questa direzione”. Per ora i ricercatori stanno cercando usi culinari alternativi, che possano incuriosire.
Secondo l’esperta, iniziative come quella del whisky al granchio sono importanti per far conoscere il problema e stimolare l’attenzione verso la ricerca di nuovi impieghi di questa specie. “Crab Trapper di per sé non riuscirà a ridurre significativamente la popolazione di granchi verdi, perché non ne utilizza una quantità abbondante tutta in una volta”, chiarisce Bradt – una bottiglia di whisky utilizza circa mezzo chilo di crostacei, “ma potrà aiutare ad accrescere la consapevolezza sul fenomeno e a trovare idee originali per gestirlo”.
L’identikit del granchio verde
Il granchio verde Carcinus Maenas è originario dell’Europa, nelle regioni nord-orientali dell’Oceano Altlantico e in quelle baltiche, e dell’Africa settentrionale. Agli inizi dell’800 si è diffuso nell’America del Nord, in Australia, in alcune zone dell’America meridionale e in Sudafrica. Vorace, capace di adattarsi a diversi habitat e di mangiare un’ampia varietà di cibi, questo crostaceo è un noto invasore, registrato nella lista delle 100 specie più invasive stilata dall’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn).