Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento dello status di protezione del lupo, portando la specie da “rigorosamente protetta” a semplicemente “protetta”. Una decisione che va contro il parere degli esperti e della scienza, ci riporta indietro di mezzo secolo e apre una strada pericolosa per il futuro della conservazione della natura in Europa. Nonostante i numerosi appelli della società civile e di centinaia di migliaia di cittadini in tutta Europa, i 50 Stati “parti” della Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica e dell’ambiente naturale in Europa (c.d. Convenzione di Berna) hanno dato il via libera al declassamento dello status di protezione del lupo, spostando la specie dall’allegato II (specie di fauna rigorosamente protette) all’allegato III (specie di fauna protette) della medesima Convenzione, aprendo di fatto la strada ad una revisione del regime dell’Unione europea in materia di conservazione della natura.

Tradotto in parole povere: l’abbattimento dei lupi sarà molto più facile. Finora il Comitato aveva sempre respinto tale proposta grazie alla posizione dell’Unione europea che e ha un peso importante al suo interno. Il cambio di rotta è stato quindi determinato dalla proposta di declassamento formulata dalla Commissione europea nel dicembre 2023 e approvata dal Consiglio dell’Unione europea il 27 settembre scorso sulla base di considerazioni eminentemente politiche e in netto contrasto con i dati scientifici attualmente disponibili sullo stato di conservazione del lupo in Europa.


La stessa Commissione europea nell’analisi condotta nel 2023 aveva confermato che lo stato di conservazione del lupo in Europa non avrebbe giustificato un declassamento del suo regime di tutela e che l’adozione di misure di prevenzione rappresentava la soluzione più efficace sul medio e lungo termine per ridurre la perdita di bestiame causata dagli attacchi dei lupi. Nonostante le evidenze, la Commissione ha deciso di portare avanti la proposta di declassamento sulla base di motivazioni politiche e personali della Presidente Ursula von der Leyen e attraverso un processo di consultazione pubblica che, come denunciato da ClientEarth al Mediatore Europeo, non risulta essere in linea con le linee guida dell’Unione europea.

Un precedente preoccupante per la protezione della natura in Europa la cui disciplina dovrebbe basarsi solo sui dati scientifici rigorosi e non su valutazioni e opportunismi di carattere politico. La decisione della Convenzione di Berna entrerà in vigore esattamente tra tre mesi, a meno che 1/3 delle Parti della Convenzione di Berna (ovvero 17) non vi si opponga. A quel punto la Commissione europea potrà proporre una modifica dello status di protezione del Lupo nel quadro della Direttiva Habitat che rappresenta il cuore delle politiche dell’Unione europea in materia di conservazione della biodiversità e di tutela dei siti naturali. Si apre quindi un percorso pericoloso in cui gli interessi di parte e gli approcci ideologici anti-natura potrebbero avviare una revisione generalizzata della normativa europea in materia di conservazione della natura.

Dante Caserta, Responsabile Affari Legali e Istituzionali del WWF Italia, dichiara: “Ormai è evidente a tutti quanto la natura sia sotto attacco, in Europa come in Italia. La decisione del Comitato della Convenzione di Berna di declassare lo status di protezione del lupo dà ingiustificatamente seguito ai tentativi ideologici di scagliarsi contro la tutela della fauna selvatica portati avanti dal mondo venatorio e da una parte del mondo agricolo. Purtroppo, il Governo italiano si è fatto portavoce in Europa di queste istanze antiscientifiche.

Ora la Commissione europea potrà proporre una modifica dello status di protezione del lupo nel quadro della Direttiva Habitat aprendo la strada a ulteriori modiche che finiranno per compromettere la legislazione dell’Unione europea in materia di conservazione della biodiversità e delle aree naturali protette. Come WWF Italia seguiremo da vicino i prossimi sviluppi e chiediamo al Governo italiano e alle istituzioni dell’Unione di riportare la scienza al centro delle decisioni che riguardano la tutela della natura. Vi è però bisogno di una forte reazione da parte dell’opinione pubblica perché le istituzioni devono comprendere che la maggioranza dei cittadini europei vogliono proteggere la biodiversità del nostro continente”.