Non è solo un tema di responsabilità verso l’ambiente nel quale viviamo, ma anche di convenienza. Perché, come dimostrano i sempre più frequenti eventi atmosferici estremi, combattere il cambiamento climatico riduce i rischi e migliora le performance aziendali. Uno studio di EY, intitolato “Come la finanza sostenibile può contribuire alla decarbonizzazione dell’economia reale”, fa il punto sul ruolo che le istituzioni finanziarie possono svolgere per centrare l’obiettivo dello “zero netto”, come viene indicato il punto in cui la quantità di carbonio emessa nell’atmosfera dai singoli operatori diventa uguale alla quantità di carbonio rimossa.

Una sfida globale

In occasione di COP26, l’ex governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney ha annunciato che 450 grandi operatori tra banche, gestori patrimoniali e investitori istituzionali, che complessivamente gestiscono asset per 130mila miliardi di dollari, hanno aderito alla Glasgow Financial Alliance for Net Zero, con l’impegno di allineare i loro prestiti e portafogli di investimento agli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi. Questo in sostanza significa che i

criteri di concessione di prestito e le scelte di allocazione del denaro dei propri clienti saranno definiti da obiettivi di sostenibilità. Il che non significa escludere le aziende più inquinanti, ma di continuare a prenderle in considerazione a patto che le stesse attivino programmi di transizione ambientale ed energetica.

Non c’è altro tempo da perdere. Come evidenzia l’ultimo report di Ipcc (gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), occorre un cambio di rotta radicale da parte di istituzioni e imprese per limitare il riscaldamento entro un grado e mezzo per evitare conseguenze come la perdita di biodiversità, la siccità, incendi diffusi, inondazioni e perdita di vite umane. Agire sui cambiamenti climatici significa seguire l’interesse delle persone e del pianeta.

Tra rischi e opportunità

Gli operatori finanziari hanno tra le loro priorità il controllo dei rischi, che inevitabilmente incidono sulla redditività. Non agire contro i cambiamenti climatici aumenta l’esposizione ai rischi e al tempo stesso riduce le opportunità di rendimento. John Kerry, l’inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il clima, ha definito la transizione energetica “una grande opportunità commerciale, oltre che un imperativo planetario”.

EY identifica cinque step per agire in direzione virtuosa. Si parte dall’approccio, che richiede una comprensione profonda dei percorsi di transizione dei singoli settori dell’economia. Di conseguenza, occorre programmare un finanziamento su misura per percorsi individuali. Il terzo passaggio necessario è realizzare un’analisi credibile per transizioni credibili, nella consapevolezza che su questo tema c’è una lacuna di dati da colmare. “Disponiamo delle informazioni, dei dati per valutare il progetto o le aziende che vogliamo finanziare? A che punto sono nel loro percorso di transizione? Abbiamo le informazioni giuste su cui fare affidamento in modo da finanziare davvero progetti e portafogli di transizione?”, sono le domande da porsi secondo Max Weber, partner di EY.

Il quarto passaggio necessario riguarda il ruolo dei top manager del settore finanziario per incentivare la transizione delle aziende clienti. In particolare il comitato dei rischi di una banca svolge un ruolo decisivo nel definire le iniziative finanziabili.

Infine, conclude il report di EY, sono fondamentali le politiche di dialogo e di comunicazione. È fondamentale che le istituzioni finanziarie comunichino chiaramente al mercato le proprie ambizioni di transizione. Inoltre la raccomandazione è di lavorare a stretto contatto con clienti e controparti per comprendere le specificità dei loro percorsi di transizione e i nuovi sviluppi in arrivo che sosterranno la transizione, a cominciare dalle nuove tecnologie.