Il turismo ha ripreso a pieno regime anche in Croazia. Ma il Paese sull’estremità settentrionale dell'”altra” sponda dell’Adriatico vive – in forma particolarmente grave – lo stesso problema che affligge l’industria del “travel” in ogni angolo del pianeta: la mancanza di personale.
Secondo le stime ufficiali, nella terra famosa per la sua costa di fronte alla quale si trovano disseminateì oltre un migliaio tra isole e isolette, il “buco” ammonterebbe a 10mila persone. Il problema, che affligge molte delle grandi potenze del turismo europeo, Francia, Spagna, Grecia, e lo stesso Belpaese, assume connotazioni ancor più preoccupanti in Croazia, vuoi per la peculiare configurazione dell’economia locale, che in tempi non di crisi dipende dal turismo per il 20 per cento (in Italia la quota è del 12 per cento), vuoi perché a Zagabria quello della scarsa disponibilità di personale addetto in questo settore è strutturale e precede i tempi del Covid.
Un reportage dell’agenzia France Press a Rovigno, una delle mete costiere più apprezzate dell’Istria e non solo, dà la fotografia della situazione. Ristoratori e dirigenti della promozione turistica locale parlano di “clamoroso rimbalzo” del mercato, ma nel contempo di “situazione allarmante” sul fronte forza lavoro.
Il Paese ha già ospitato, tra gennaio e maggio 2022, 3,8 milioni di turisti internazionali, in altre parole il triplo di quanti hanno varcato la frontiera nello stesso periodo del 2021. Il tutto prima del presumibile picco, che come in Italia si verifica tra luglio e agosto. “Il desiderio di viaggio è elevato, i turisti continueranno ad arrivare – spiega il direttore dell’associazione del turismo croato, Veljko Ostojic – che è convinto che il record assoluto di arrivi dall’estero, conseguito immancabilmente nel 2019 – 21 milioni, per un Paese di soli 3,8 milioni di abitanti – possa essere battuto, nonostante l’assenza dei russi, se il conflitto con l’Ucraina non dovesse subire ulteriori escalation.à
Come detto, la mancanza di addetti del turismo ha in Croazia una matrice storica che precede di diversi anni la crisi da Covid. Da quando Zagabria è entrata nell’Unione Europea, oltre 250 mila croati hanno lasciato il Paese alla ricerca di miglior fortune e salari, in particolare in Germania, Austria e Irlanda. E con la pandemia è giocoforza arrivata la trasmigrazione degli addetti al turismo e al catering verso altri settori. Chi ha lasciato, ha spesso trovato migliori stipendi e orari di lavoro meno usuranti, e in molti casi non ha fatto il passo indietro
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Risutlato, la Croazia si trova costretta a cercare forza lavoro all’estero, in particolare tra i vicini paesi balcanici non ancora Ue, ma anche più lontano, a cominciare dall’Asia. Al punto da costringere Zagabria ad alzare le quote dei lavoratori stranieri extra Unione Europea ammessi: da gennaio a giugno, i nuovi visti di lavoro sono stati 51mila, destinati, nell’ordine, ad addetti all’edilizia, alla ristorazione e al turismo. La cifra, superiore del 100 per cento a quella del 2021, dovrebbe raggiungere quota 100mila a fine anno.
Tra gestori e operatori locali, c’è chi spiega il fenomeno (anche) con la scarsa promozione che il governo garantisce alle scuole di specializzazione del settore turistico alberghiero, che oggi hanno molti meno studenti che in passato, e chi spiega che, in un contesto dove la gioventù – e non solo a causa dello shock globale da pandemia – è entrata nella logica del posto di lavoro flessibile, migliorare stipendi e condizioni di lavoro ha un ruolo importante. E sta provando ad adeguarsi.