Le manovre per salvare la stagione estiva nell’UE si fanno sempre più frenetiche. In attesa del Digital Green Certificate annunciato poche settimane fa dalla Commissione e che dovrebbe raccogliere in un’unica piattaforma le diverse tipologie di documenti necessarie a viaggiare in modo più semplice e lineare in Europa, ora la Croazia aggiorna le sue regole per le prossime settimane ma che con buona probabilità estenderà anche all’estate salvo peggioramento della situazione epidemiologica.
La prima: gli stranieri vaccinati potranno entrare senza test e ovviamente senza quarantena. Unico requisito: dovranno aver concluso il ciclo d’immunizzazione almeno 14 giorni prima della partenza per il paese. Sembra una precisazione da poco, è in realtà essenziale: con la strategia delle “prime dosi” che in qualche maniera anche l’Italia sta seguendo (perfino per Pfizer si parla di allungare il periodo fra la prima e la seconda somministrazione da 21 a 42 giorni, lo ha dichiarato oggi Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità) non saranno poi molti i cittadini europei che abbiano concluso il ciclo per l’inizio dell’estate. Anche se il vaccino Johnson & Johnson, monodose e in arrivo a metà aprile, potrebbe cambiare le carte in tavola e in questo senso diventare molto ambito: la Croazia spiega che andrà bene anche un prodotto monodose ma pur sempre somministrato 14 giorni prima dell’ingresso.
Niente paura. In Croazia, altra meta a cui gli italiani sono particolarmente affezionati (nel 2019 ci piazzammo al quarto posto per gli arrivi e al quinto in termini di pernottamenti, con aumenti sull’anno precedente) si potrà entrare anche se non si è stati vaccinati. O, appunto, non si è concluso il ciclo. Un modo sarà quello che sta diventando il vero lasciapassare in decine di paesi, ancora prima dei vaccini: esibire un test PCR o antigenico rapido negativo (elencato nell’elenco congiunto dei test rapidi antigenici riconosciuto dall’UE) effettuato a non oltre 48 ore della partenza. Con una differenza: chi entrerà mostrando un antigenico rapido dovrà ripeterlo a 10 giorni dall’ingresso, se si tratterrà oltre quel periodo. Se invece si concederà la classica settimana di mare, gli basterà appunto il primo, quello con cui è entrato nel paese.
Le persone che sono risultate positive a Sars-Cov-2 nei 180 giorni precedenti sono esonerate dagli obblighi di test e autoisolamento dietro presentazione di un certificato di guarigione rilasciato da un medico. Non serve dunque, a quanto pare, neanche un test sierologico: basta che un medico certifichi che la persona è stata positiva e si è poi negativizzata. Attenzione: 180 giorni significa sei mesi. Questo vuol dire che, potenzialmente, buona parte dei contagiati della terza ondata italiana o comunque degli ultimi mesi che si siano negativizzati potranno andare in Croazia col solo certificato del medico. In alternativa al certificato del medico si può mostrare il risultato positivo del tampone PCR o antigenico rapido effettuato nell’arco dei 180 giorni precedenti ma non oltre 11 giorni prima dell’ingresso. Già in questo momento, insomma, chi abbia avuto un test positivo uno o due mesi fa potrebbe entrare esibendo un certificato o l’allora tampone positivo (salvo poi rispettare le prescrizioni per il rientro in Italia, tampone e cinque giorni di isolamento fino al 30 aprile).
Non finisce qui. Se invece si arriva in Croazia sprovvisti di tutto, sarà possibile effettuare un test PCR o, di nuovo, antigenico rapido al punto di approdo e ovviamente a proprie spese. L’unico aspetto è che occorrerà rimanere in isolamento fino alla notifica del risultato. Se per una qualche ragione il test al porto o all’aeroporto non si potrà fare, il viaggiatore dovrà invece rimanere in isolamento per dieci giorni. I bambini sotto i sette anni accompagnati dai genitori non devono essere testati, anche in questo caso una soglia piuttosto alta. Infine, per assicurare un ingresso più facile nel paese e con meno attese, l’ente turistico consiglia di fare la registrazione, e quindi di pre-segnalare il proprio arrivo in Croazia, compilando il modulo disponibile su https://entercroatia.mup.hr.
Tutto quanto è stato detto riguarda i paesi dell’Unione Europea e dell’area Schengen che non siano inclusi nelle zone verdi, quelle a basso rischio di contagio secondo la classificazione fornita dall’European Centre for Disease Prevention and Control. Al momento in cui scriviamo, a parte la Norvegia settentrionale, non ce ne sono altre nella zona UE e Schengen. Tutte le altre sono in arancione, rosso o rosso scuro. La differenza è che, nel caso alcune regioni degli stati dovessero diventare verdi, la Croazia non chiederà alcunché a chi provenga da quei paesi, sempre che non si mostrino sintomi di Covid-19 o non si sia stati in contatto con persone infette (questo anche se dovessero aver transitato tramite le altre zone a maggior circolazione del virus, a patto che possano provare di non essersi fermate).
Ovviamente i dettagli possono variare in base al paese di provenienza e alla propria categoria, se non si è turisti. Ma anche in base al periodo: sono le regole in vigore fino a metà aprile ma con ogni probabilità verranno estese anche nei mesi seguenti. Per cui vale sempre la pena aggiornarsi sul sito del ministero dell’Interno croato. Tutte le informazioni per quanto riguarda l’ingresso in Croazia si trovano anche sul sito dell’Ambasciata italiana di Zagabria e anche su viaggiaresicuri.it .