Quasi ogni anno viene varata la “nave più grande del mondo”. Come è accaduto quando Royal Caribbean, ha presentato la Icon of the Sea grande quanto un paese galleggiante, può ospitare quasi 10 mila persone tra equipaggio e passeggeri, c’è posto per 40 ristoranti e 7 piscine, un teatro e perfino un parco. Costruita in Finlandia nei cantieri a Turku, è alta 70 metri e lunga quasi 400, una stazza di 250 mila tonnellate. Per muovere un colosso simile sono necessari tre motori che a piena potenza consumano oltre 5 mila litri all’ora di gas naturale liquefatto (gnl), circa 100 mila al giorno. Un combustibile fossile considerato il più ecologico perché emette meno anidride carbonica rispetto al normale carburante marino. Ma, secondo gli esperti può riscaldare maggiormente il pianeta attraverso il rilascio di metano. Per non parlare del consumo di acqua che comunque deve rispettare una normativa internazionale molto rigorosa per il riciclo.
Un’onda gigante che cresce
C’è dunque un fenomeno che sta crescendo come un’onda in tutto il mondo, sempre più difficile da governare: il gigantismo delle navi da crociera. Tanto per farci un’idea, una nave come la Icon o la sorella “minore” Harmony of the Seas (scesa al secondo posto nella classifica “dimensioni”) è cinque volte più grande del Titanic. E questo nonostante, sia negli Stati Uniti che in Europa alcuni porti (come ad esempio Venezia e Amsterdam, ma adesso anche Barcellona ha annunciato un giro di vite) abbiano imposto restrizioni sul turismo delle crociere. Decisioni dovute alle preoccupazioni che riguardano sia l’affollamento che l’inquinamento. Sì perché oltre le dimensioni nave dopo nave aumentano anche le emissioni.
Il rapporto di Transport & Environment
Eppure, l’ipertrofia della cantieristica navale non sembra fermarsi. Come emerge nel nuovo rapporto redatto dalla Federazione europea per i trasporti e l’ambiente, principale organizzazione ambientalista indipendente Transport & Environment, le navi da crociera negli ultimi 24 anni hanno raddoppiato le loro dimensioni. La nave più grande del 2000 è stata la Voyager of the Seas della Royal Caribbean, con una stazza lorda (GT) di 137.276 tonnellate. Da allora, le dimensioni medie delle 10 navi più grandi sono raddoppiate, passando da 103.000 GT a 205.000 GT.
Continuando così, spiegano gli autori dello studio di T&E nel 2050 le più grandi navi da crociera potrebbero raggiungere una stazza da 345 mila tonnellate. Otto volte più grandi del Titanic. “Le crociere di oggi fanno sembrare il Titanic una piccola barca da pesca” ha commentato Inesa Ulichina analista di spedizioni sostenibili intervistata dal The Guardian.
Con le dimensioni aumenta l’inquinamento
Ma nel rapporto T&E gli esperti hanno lanciato l’allarme soprattutto sul fronte ambientale. Le navi da crociera hanno pompato il 17% in più di anidride carbonica nel 2022 rispetto al periodo precedente alla pandemia, e le emissioni di metano sono aumentate del 500% nello stesso periodo di tempo. T&E ha invitato i responsabili politici a istituire zone vietate alle crociere in acque con ecosistemi fragili e a stabilire regole più severe per la decarbonizzazione delle navi da crociera rispetto alle navi non di lusso. Ha anche suggerito una tassa globale sui biglietti delle crociere per aiutare a finanziare i paesi poveri alle prese con i danni causati dalla crisi climatica. “La rapida espansione del settore delle crociere e l’aumento delle dimensioni delle navi hanno un costo ambientale significativo”, sottlinea T&E.
Nella sua tabella di marcia per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050, l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE) prevede che il 44% dell’energia necessaria per il trasporto marittimo internazionale provenga dall’ammoniaca, seguita dall’idrogeno (19%), dai biocarburanti (19%) e dal metanolo (3%).
20 miliardi di euro di investimenti in Italia
Così mentre il rapporto viene pubblicato, in questa estate in cui la crisi climatica mostra chiaramente i suoi effetti, nei porti europei si vedono ormeggiare e salpare colossi del mare. Proteste ci sono state nei porti di Spagna, Francia e regno Unito, ma l’industria continua a crescere. Anche in Italia. E se nei prossimi cinque anni le compagnie a livello globale spenderanno 34 miliardi di euro per il varo di 55 nuove navi (per 121 mila posti letto), di queste 25 saranno costruite in Italia per un valore complessivo di 20 miliardi di euro. Più della metà saranno alimentate a gnl.
L’Italia è infatti il paese che beneficia in misura maggiore del settore. Il giro d’affari è di 15,6 miliardi di euro. In Francia è di 7,7 miliardi e i posti di lavoro oltre 100 mila. Solo nel 2023 in Italia i croceristi sono stati 13,7 milioni. Obiettivo per il 2024: superare quota 14 milioni di passeggeri. E le navi? Sempre più grandi.