In estate possono colpire soprattutto il sud-ovest degli Stati Uniti, il Messico, alcune zone dell’Asia, come India, Pakistan, Bangladesh, e il Sud Europa, soprattutto Grecia, Spagna, Portogallo, Italia. Si tratta delle cupole di calore, note anche come heat dome, un fenomeno meteorologico caratterizzato da una vasta area di alta pressione negli strati superiori dell’atmosfera che intrappola sotto di sé l’aria calda, come un coperchio su una pentola.
Le correnti a getto
Lo studio di tutto questo inizia tra il 1922 e il 1925, quando il meteorologo giapponese Wasaburo Ooishi osserva lo spostamento dei palloni aerostatici sganciati sul monte Fuji, elaborando analisi dettagliate sui venti in quota. Cataloga così le correnti a getto, dette jet stream, intensi flussi d’aria che scorrono principalmente da ovest verso est in entrambi gli emisferi, a circa 10-12 chilometri dal suolo, con un andamento ondulatorio. Larghe 60-120 chilometri e alte 6-8 chilometri, hanno una velocità compresa tra i 150 e i 450 chilometri orari. Quando, però, queste onde diventano più ampie e allungate, iniziano a muoversi più lentamente, fino a diventare, a volte, stazionarie.
Temperatura alle stelle
Questa stabilità può portare alla formazione di un’area di alta pressione persistente, che blocca i venti di raffreddamento e impedisce la creazione di nuvole, consentendo così al sole di continuare a irraggiare la superficie terrestre. A mano a mano che l’aria sottostante si riscalda sale, ma viene spinta verso il basso dal sistema di alta pressione, con la conseguenza che l’aria si riscalda ulteriormente. Un circolo vizioso, a causa del quale nella zona colpita la colonnina di mercurio schizza alle stelle per vari giorni o addirittura per intere settimane. Ecco la cupola di calore, da non confondere con l’ondata di calore: la prima provoca la seconda, ma quest’ultima può verificarsi anche per altri motivi. “L’aria calda e stagnante, in combinazione con l’aumento dell’umidità, crea una sorta di forno, che nuoce a persone, animali, piante”, stigmatizza Scientific American. “E non è un caso che il caldo estremo mieta più vittime di tornado, inondazioni, uragani messi insieme”.
Il ruolo del cambiamento climatico
Gli scienziati hanno accertato che il riscaldamento globale ha reso le cupole di calore più ampie, più frequenti e più intense. Uno studio del 2021, condotto da un team internazionale di 27 ricercatori, appartenenti al World Weather Attribution, ha evidenziato che le temperature torride registrate durante la cupola di calore che si è verificata in Canada nel giugno del 2021 sarebbero state impossibili da raggiungere senza il cambiamento climatico causato dall’uomo. Inoltre, si stima che una heat dome di questa portata sia 150 volte più probabile nel clima odierno rispetto a quello preindustriale. Una ricerca più recente, comparsa nel 2023 sulle pagine di Nature, ha confermato che la crisi del clima sta alimentando l’intensità del fenomeno.
Il recente caso della California
E proprio una cupola di calore è la responsabile del caldo record registrato all’inizio di luglio in gran parte della California, che ha sfiorato i 51,1 gradi a Palm Springs. Il fenomeno ha avuto origine sull’oceano Pacifico ed è proprio questo ad avergli conferito una resistenza extra. Le cupole di calore che si sviluppano al largo hanno, infatti, una maggiore persistenza rispetto a quelle che si formano sulla terraferma, a causa delle complesse interazioni che avvengono tra terra, mare, atmosfera. La spiegazione più semplice è, tuttavia, che le aree calde che si formano sull’oceano spesso bloccano le tempeste che potrebbero abbassare le temperature. Nel caso specifico, neppure l’uragano Beryl, scatenatosi alla fine di giugno, è riuscito a penetrare la cupola di calore.