La seconda vita delle miniere. Dopo anni di abbandono alcune miniere stanno scoprendo la loro vocazione turistica. Messa in sicurezza qualche galleria, recuperati alcuni edifici di servizio e se possibile la vecchia ferrovia per il trasporto del minerale, sono diventate una piacevole attrazione turistica, particolarmente adatta al turismo familiare. Se poi c’è l’oro di mezzo, come nella miniera di Chamousira Fenilliaz  nei pressi del paese valdostano di Brusson, la visita diventa ancora più affascinante. Attiva dal 1899 fino agli anni Ottanta del Novecento, oggi propone ai turisti un suggestivo percorso sotterraneo in galleria e la visita alle installazioni esterne e alla struttura panoramica  sull’area un tempo occupata dalla teleferica per il trasporto del minerale. Un’altra miniera aperta al pubblico in Valle d’Aosta si incontra alle pendici del Monte Creya, sopra il centro abitato di Cogne. Qui si trova un bacino minerario di magnetite ( minerale del ferro) tra i più alti d’Europa, attivo fino agli anni Settanta del Novecento. Attualmente è possibile addentrarsi per un chilometro e mezzo all’interno della miniera a Costa Pino, a 2031 metri d’altezza, raggiungibile  a piedi, con una passeggiata di circa un’ora, o in e-bike noleggiabile in loco. La visita, che dura circa due ore e va prenotata in anticipo, si svolge a bordo di un vecchio trenino utilizzato dai minatori che conduce alla base della discenderia principale, ai frantoi interni,  alle sale di estrazione con macchinari originali, fino alla base di un pozzo di scarico. Un po’ più in alto, a 2425 metri d’altezza, una volta raggiungibile con una funivia, si trova il Villaggio Colonna, che  ospitava circa 400 operai,  per l’epoca una struttura all’avanguardia con chiesa, campo da bocce, cinema, mensa, biblioteca e addirittura uno dei primi apparecchi di radiografia nell’infermeria.

Ecomuseo delle miniere della Val Germanasca, Piemonte 

A Macugnaga, sul versante piemontese del Monte Rosa, troviamo un’altra miniera d’oro. È la miniera della Guia dove, fino al 1961, si estraeva pirite aurifera. È stato il primo sito minerario delle Alpi riaperto  ai turisti al termine del suo sfruttamento  e la visita guidata si snoda per circa un chilometro nel cuore della montagna, permettendo di ammirare autentici filoni di minerale e di conoscere l’attività estrattiva. In Val Germanasca, in provincia di Torino, da oltre un secolo si estrae il talco, chiamato nella parlata occitana della valle “la peiro douco” (la pietra dolce). Ancora oggi 50 minatori coltivano ed estraggono il minerale nella miniera Rodoretto, che si trova a pochi minuti di distanza  dalla miniera dismessa conosciuta con il nome di Paola, visitabile con il tour ScopriMiniera, che si svolge attraverso la galleria di carreggio principale, lungo un grande anello sotterraneo adiacente ai cantieri di estrazione ora dismessi, per un estensione complessiva di 1,5 km di gallerie e cunicoli.  Si inizia con un breve viaggio a bordo del trenino arancione dei minatori, per poi proseguire a piedi, per un tuffo nel passato lungo i cunicoli e i cantieri di lavoro. 

Ancora talco nella miniera della Bagnada, nella lombarda Valmalenco.  Chiusa nel 1987  si sviluppa su nove livelli, di cui quattro visitabili. Si possono osservare diverse tipologie di gallerie: filoni coltivati, gallerie di servizio, discenderie, camminamenti, gallerie e vuoti per la ricerca del materiale sterile. C’è la riservetta, il locale che serviva per la conservazione degli esplosivi e per la preparazione delle cariche, e sono visibili diverse attrezzature utilizzate nel lavoro di miniera, come  carrelli e perforatrici, e si assiste all’accensione delle lampade ad acetilene, la cui suggestiva luce accompagna i visitatori fino all’uscita. Nella bergamasca è stata riaperta al pubblico la miniera di Dossena, già citata  dallo storico e naturalista latino Plinio il Vecchio,  dove si estraeva  inizialmente calamina, contenente zinco, e in tempi più recenti fluorite. Recuperata in parte da decine di volontari, illuminata e messa in sicurezza,  è oggi visitabile per un breve tratto, seguendo, in compagnia delle guide, le rotaie dei vecchi carrelli arrugginiti che si ammirano all’esterno. Una sala della miniera, a 300 metri dall’ingresso, viene utilizzata per la stagionatura del formaggio Ol Minadur.

Miniera di Cogne. Val d’Aosta 

Fino al 1984 dalla miniera di Sant’Aloisio, nella bresciana Val Trompia, si estraeva la siderite, minerale del ferro,.  Oggi alcuni tratti delle gallerie sono state messe in sicurezza e aperte al pubblico. Le visite si svolgono a piedi, muniti di torce sopra i caschetti per illuminare, lungo un percorso sotterraneo di circa 2,5 km. La miniera ospita anche un  centro di speleoterapia, trattamento terapeutico per curare alcune malattie del tratto respiratorio come asma bronchiale, allergia da fieno o pollini, riniti e laringiti croniche, bronchite cronica, sinusite cronica, enfisema polmonare.  Tre, infine, le miniere aperte al pubblico  ai Piani Resinelli, località vicino a Lecco così chiamati dal cognome della famiglia che ne è stata proprietaria nell’antichità. Utilizzate fino alla metà del secolo scorso per l’estrazione di  minerali con piombo e zinco sono parzialmente visitabili, lungo itinerari di diverse difficoltà.