Alla scoperta delle città del mito. Luoghi in Italia dei quali si parla, si è scritto, ma che non sono mai stati ritrovati con certezza. Luoghi fantastici, carichi di mistero, adatti a questi tempi incerti, fatti di zone rosse e arancioni dai confini insuperabili, se non per un avventuroso e affascinante viaggio con la fantasia. Possibile sempre, nonostante i tanti limiti imposti dal coronavirus; in attesa del nostro turno vaccinale.

Partiamo da Rama, che per alcuni è  l’Atlantide della Val di Susa. Si dovrebbe trovare in provincia di Torino, ma è inutile cercarla perché per ora Rama è solo una città leggendaria, misteriosamente scomparsa. Pare si trovasse alle falde del monte Rocciamelone, che con i suoi 3538 metri di altezza domina la Val di Susa, e tracce della sua esistenza si incontrano in una cartina di fine Settecento, in uno  strano libretto dedicato alle leggende della zona pubblicato nel 1893 e, più recentemente, nelle testimonianze di due studiosi di cultura celtica, che affermano aver ritrovato mura megalitiche in un luogo del quale non hanno voluto fornire indicazioni, dicono per “proteggerlo”. C’è chi parla addirittura di un misterioso “libro d’oro dei Druidi di Rama” contente sessantasei lamine d’oro, scoperto da un contadino negli anni Settanta del Novecento e poi misteriosamente scomparso e chi continua a percorrere i boschi tra tra Bussoleno, Chianocco e San Giorgio, alla ricerca di testimonianze di questa città ciclopica e favolosa che si vuole scomparsa all’improvviso a causa di una violenta alluvione.

Il tempio di Antas, nei cui pressi si troverebbero i resti di Metalla 

Più a sud ci sono le città perdute del Latium vetus,  che si troverebbero nella parte centrale del Lazio, compresa tra il Tevere e il Circeo. Un’area abitata da popolazioni di lingue indoeuropee e osco-umbre, che avevano eretto diverse città, conquistate e completamente distrutte dai Romani a partire dall’età regia. L’elenco più ampio di queste città scomparse  che ci sia stato tramandato è quello fornito da Plinio il Vecchio che ne conta una cinquantina. Amitinum era situata sui monti Cornicolani, a est di Roma. Antemnae si trovava alla confluenza tra i fiumi Tevere e Aniene, ed era la capitale del popolo degli Antemnati, di origine Sabina. Caenina, una delle città più antiche, pare si trovasse sulla sponda sinistra del fiume Aniene,  una decina di chilometri prima della sua immissione nel Tevere. Cameria o Camerium era una città latina  a nord-est di Roma definitivamente distrutta nel 502 a.C. dai Romani guidati dal console Opitero Verginio Tricosto. Di  Collatia, pare collocata alle porte di Roma, parla Strabone, che la cita  tra le antiche città del Lazio ridotte all’epoca  a semplici villaggi o tenute agricole. Corniculum è stata localizzata nella località di Montecelio nei Monti Cornicolani, a cui avrebbe dato il nome.  Crustumerium o Crustumeria  era la capitale del popolo dei Crustumini, di stirpe latina o sabina, che alcuni pensano possa coincidere con  l’antico centro  abitato individuato e solo in parte scavato in località Marcigliana Vecchia, lungo la via Salaria presso Settebagni. Ficana si trovava nei pressi di Acilia, probabilmente  sulle piccole alture di monte Cugno, oggi ridotto a una collinetta ma un tempo più scosceso e posto a dominare strategicamente il fiume Tevere. Di Medullum o Medullia, diventata colonia romana sotto il regno di Romolo e poi distrutta dopo essersi ribellata ai Romani, non è chiara l’ubicazione, anche se alcuni studiosi la collocano vicino a Sant’Angelo Romano. Suessa Pometia è citata da numerosi autori antichi anche se non si è riusciti a darle una precisa localizzazione, anche se alcune ipotesi la ubicano nei luoghi oggi occupati oggi da Cisterna di Latina e Borgo Podgora.

Tra Abruzzo e Molise troviamo due località dalla storia simile. Sono gli scali marittimi di Aspra, nei pressi di Vasto al largo  di Punta Penna,  e Buca, che alcuni collocano nel tratto di mare compreso tra la Torre del Sinarca e la Torre costiera di Petacciato. Citati da Strabone, Tolomeo e Mela e improvvisamente scomparse dalle carte geografiche, le due città pare si siano inabissate nel mare Adriatico  dopo un terremoto. Pescatori e diverse spedizioni archeologiche, più o meno affidabili, ritengono di aver ritrovato in mare testimonianze della loro esistenza.

Il nostro viaggio si conclude in Sardegna, a Metalla, mitico capoluogo romano del distretto minerario dell’Iglesiente, dove venivano estratti prevalentemente piombo e argento. Una città scomparsa nel nulla, abitata da schiavi condannati ai lavori forzati impiegati nelle miniere, che doveva ospitare un edificio termale con pavimenti mosaicati e un orologio pubblico, la cui esatta ubicazione rimane un mistero  irrisolto. Alcuni la identificano  con le rovine di Gessa, nei pressi di Grugua,  dove furono ritrovate sfere in ferro, monete, urne cinerarie, scalpelli e lampade; per altri si troverebbe nella valle di Antas, presso il famoso tempio punico-romano.