Qualcuno salvi le farfalle. Le loro popolazioni sono sempre più a rischio a causa della perdita progressiva degli habitat, degli effetti dei pesticidi e del cambiamento climatico. E l’ultimo allarme arriva dagli Stati Uniti, dove una specie su tre ha registrato un grave declino negli ultimi venti anni, con una complessiva riduzione di oltre un quinto delle popolazioni.La “fotografia” arriva da una ricerca della Binghamton University di New York, i cui esiti – appena pubblicati sulla rivista Science – lasciano in dote l’urgenza dell’adozione di nuove misure di conservazione.

In particolare, 20 specie sarebbero protagoniste di un declino particolarmente rapido: tra queste la Danaus eresimus, comunemente detta farfalla soldato, e la Julia’s Skipper (Nastra julia il nome scientifico), che nel periodo preso in esame – compreso tra il 2000 e il 2020 – ha perso oltre il 90% delle sue popolazioni. Né sembra andare meglio alla West Virginia White (Pieris virginiensis il nome scientifico), delicate ali traslucide dalla colorazione biancastra, leggero accenno di venature: popola, o meglio popolava, le aree boschive. Dove la sua presenza è diminuita del 98%.

I ricercatori hanno esaminato 12,6 milioni di avvistamenti di farfalle nell’ambito di 76.000 indagini divise in 35 differenti programmi di monitoraggio, alcuni dei quali legati a programmi di citizen science. Grazie anche all’utilizzo di modelli statistici, hanno così stimato le tendenze in atto per 342 specie differenti: il 33% ha mostrato un declino significativo, le popolazioni di 107 specie sono diminuite di oltre il 50%.“Risultati in linea con le tendenze globali, ma avere conferma dell’entità del declino delle popolazioni in un’area così ampia è stato sconfortante”, commenta Eliza Grames, professoressa associata di Scienze biologiche alla Binghamton University.

Una vera e propria Caporetto che coinvolge anche la Lycaena hermes e la sgargiante Eurema proterpia, color arancione: rischiano di diventare introvabili, o quasi. E con loro Vanessa annabella, che in America è conosciuta come West Coast lady: un tempo era una comune farfalla da cortile, oggi è diminuita dell’80%. “Una storia ancor più allarmante, la sua, perché suggerisce che anche le farfalle comuni non sono al sicuro”, annota Grames.

Pochi i dubbi sulle cause comuni del declino, così come sulle conseguenze per la salute degli ecosistemi, che dal ruolo centrale delle farfalle dipendono, eccome: la scomparsa, più meno graduale, di impollinatori cruciali avrebbe ricadute negative sulla produzione alimentare e sull’equilibrio degli ecosistemi, con effetti a cascata sulle altre specie.

La ricerca evidenzia, peraltro, le aree più colpite dal fenomeno: quella più toccata è la zona del sud-ovest degli Stati Uniti, tra le regioni più calde e secche. Anche per questo l’indice dei ricercatori è puntato sulla siccità, tra le concause principali del declino delle popolazioni di farfalle, anche perché – annota Grames – “rappresenta una doppia minaccia, danneggiando direttamente le farfalle e colpendo anche il loro cibo e le piante ospiti”.

E ora? I risultati dello studio suggeriscono, come evidenziato dai ricercatori “importanti sforzi di conservazione, in particolare dando priorità alle specie già segnalate dall’Iucn e dall’Endangered Species Act. Ma non tutto è perduto, nonostante le evidenze. “Già, le farfalle possono riprendersi rapidamente perché hanno tempi di generazione brevi. – prosegue Grames – Anche piccole azioni, come piantare fiori selvatici, ridurre l’uso di pesticidi o persino lasciare una parte di un cortile non falciato, possono migliorare significativamente le loro chances di sopravvivenza. Il tutto – conclude – in attesa naturalmente di strategie di conservazioni concrete da parte dei decisori politici”.