Dal clima alla biodiversità. Questi i grandi settori di ricerca della 40esima spedizione italiana in Antartide, il luogo che da circa 15 milioni anni contribuisce in modo essenziale al bilancio termico della Terra. Nei giorni scorsi il primo gruppo di tecnici sono arrivati alla stazione Mario Zucchelli sul promontorio di Baia Terra Nova, che fino a febbraio 2025 vedrà impegnati 140 tra ricercatori, ricercatrici e tecnici in progetti di glaciologia, climatologia, sismologia, geomagnetismo e biodiversità. Le attività di ricerca si svolgeranno anche a bordo della nave rompighiaccio Laura Bassi salpata in questi giorni verso la nuova Zelanda, dove arriverà a fine novembre e da lì inizierà il suo viaggio verso l’Antartide il 9 dicembre con a bordo 28 unità di personale tecnico-scientifico.
Perchè l’Antartide
Le missioni italiane in Antartide vanno avanti da quasi 40 anni. Sono infatti iniziate il 23 dicembre 1985, con il Programma Nazionale di Ricerche (Pnra), finanziato dal ministero dell’Università e della Ricerca (Mur) e gestito dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il coordinamento scientifico, da Enea per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) per la gestione tecnica e scientifica della nave rompighiaccio “Laura Bassi”.
Dal 1985 ad oggi oltre ai tanti i traguardi scientifici, le missioni hanno contribuito a far crescere nell’opinione pubblica una coscienza ambientale e la consapevolezza che l’Antartide rimane l’ultimo angolo incontaminato del Pianeta, con potenzialità uniche per aiutarci a capire il nostro passato e il nostro futuro. Sì perché lo studio della storia glaciale antartica è di notevole importanza per la comprensione della storia climatica della Terra.”Quaranta spedizioni, un traguardo importante che segna anche l’avvio degli studi di fattibilità per diversi interventi di riqualificazione e miglioramento delle infrastrutture delle basi italiane antartiche – dichiara Elena Campana, direttrice dell’Unità Tecnica Antartide dell’Enea – Grazie a un finanziamento straordinario messo a disposizione dal ministero dell’Università e della Ricerca, nei prossimi 10 anni porteremo a termine tutta una serie di progetti per rendere più efficienti sia gli impianti di produzione dell’energia, sia le strutture che ospitano il personale.Quest’anno eseguiremo i rilievi necessari a individuare le soluzioni tecnologiche più idonee all’ambiente estremo polare”.
L’osservatorio geomagnetico
Posizionata su una bellissima altura davanti alla baia, nella stazione Mario Zucchelli sarà realizzato un nuovo osservatorio geomagnetico, mentre verrà potenziato l’impianto fotovoltaico, con l’obiettivo di produrre una quota sempre maggiore di energia da fonti rinnovabili. Nella base italo-francese di Concordia, invece, è previsto il completamento del primo modulo del nuovo summer camp, l’area esterna alla stazione destinata a ospitare ricercatori e tecnici durante le campagne estive.
”È un anno da celebrare quello della 40esima spedizione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), visto che si inserisce nella cornice preparatoria dell’imminente “Decade delle Nazioni Unite sulla criosfera”, prevista per il 2025 e nell’importante conferenza dell’Antarctic Treaty Consultative Meeting, che si terrà nel giugno del 2025 a Milano – afferma Mauro Sclavo, dell’Istituto di scienze polari del Cnr – Il Cnr assicura anche nel corso di questa missione il coordinamento scientifico di progetti cruciali da cui ci attendiamo risultati significativi per comprendere sempre meglio le sfide scientifiche del momento, come quella del cambiamento climatico”.
Gli studi sul ghiaccio marino
Con 24 ore di luce al giorno e una temperatura che varia da 0 a -20 gradi, presso la Stazione Mario Zucchelli, saranno 57 le unità di ricercatori e tecnici impegnate con le attività di 9 osservatori permanenti che garantiscono il monitoraggio e l’acquisizione continua di misure di climatologia, sismologia, geodesia, geomagnetismo, fino a osservazioni dell’alta atmosfera e meteorologia spaziale. Alcuni osservatori assicurano il monitoraggio vulcanologico, mentre altri rilevano le modificazioni sulle comunità microbiche, del permafrost e della vegetazione. Ma una parte dei ricercatrici e delle ricercatori studieranno il ruolo del ghiaccio marino nel ciclo del mercurio, analizzando i laghi supraglaciali, la biodiversità, l’evoluzione, l’adattamento e i meccanismi immunitari degli organismi antartici.
La ricerca nella stazione italo-francese Concordia
Nella Stazione italo-francese di Concordia, sul plateau antartico a oltre 3mila metri di altezza e a 1.200 chilometri dalla costa, la campagna estiva partirà i primi di novembre e vedrà impegnate 55 persone di cui la metà italiane. Alle attività coordinate dal Pnra si affiancheranno le attività di ricerca in carico all’Istituto polare francese Paul-Émile Victor (Ipev) e all’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Anche quest’anno, a novembre sarà aperto il campo di Little Dome C, a 35 chilometri da Concordia, dove proseguiranno le attività legate al progetto internazionale Beyond Epica Oldest Ice, finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr (Cnr-Isp) a cui partecipano per l’Italia anche Enea e Università Ca’ Foscari Venezia. Si tratta di un programma scientifico che prevede operazioni di carotaggio del ghiaccio. Obiettivo: ricavare dati sull’evoluzione di temperatura e composizione dell’atmosfera, tornando indietro nel tempo di 1 milione e mezzo di anni. L’arrivo del primo personale Pnra a Concordia coincide con il rientro dei tecnici e ricercatori che hanno trascorso l’inverno antartico presso la stazione. A loro si avvicenderanno da febbraio 2025 fino al novembre successivo, altri 13 winterover (sei francesi, sei italiani e un inglese) che garantiranno il funzionamento della stazione e il proseguimento delle attività di ricerca, anche quando la temperatura esterna scenderà vicino ai -80°C e le condizioni meteorologiche renderanno la stazione irraggiungibile.