In commercio esistono molte soluzioni per filtrare l’acqua del rubinetto, per renderla più pura e dal sapore più naturale, senza per forza dover acquistare pacchi di acqua imbottigliata. Sembra banale, infatti, evidenziare che l’acqua di casa sia la soluzione più vantaggiosa e meno inquinante, perché non produce rifiuti in plastica da riciclare: le bottiglie.
Dal Giappone, terra di antiche virtù, è arrivato fino a noi un nuovo metodo di filtrare l’acqua – in realtà non così recente – ma che in Italia sta vivendo un piccolo boom, complice il tam tam della rete: le perle di ceramica. Si tratta di una scoperta del biologo ed agronomo giapponese, Teruo Higa, risalente negli anni a cavallo tra gli Ottanta ed i Novanta, che intuì come alcuni microrganismi efficaci (o effettivi), chiamati EM, e contenuti nella ceramica fossero in grado di resistere a temperature molte elevate, anche superiori ai 1000 gradi; da lì, l’idea di trasformare la ceramica, usando un impasto fermentato a base di microrganismi ed argilla cruda, per conservarli in modo permanente. Tramite il processo di cottura, infatti, tracce di EM restano impressi in modo indelebile nella ceramica, anche sotto forma di frequenza.
Ma perché questi microrganismi sono ritenuti così importanti? Secondo il biologo giapponese, avevano qualità in grado di uccidere altri microrganismi patogeni, in particolare in agricoltura. Ed è proprio in ambito agricolo che vennero usati (e lo sono tuttora) dai coltivatori per incrementare la produzione e allontanare i parassiti. Negli anni è nata un’industria fiorente ed un’importante commercializzazione, che ha “esportato” gli EM oltre il solo ambito agricolo, non senza qualche scetticismo, anche se ci sono diversi studi scientifici accreditati, che testimoniano i vantaggi degli EM in alcuni tipi di coltivazioni.
Ma torniamo al discorso iniziale del filtraggio di acqua. In commercio, infatti, esistono delle perle forate di ceramica EM, che grazie all’azione antiossidante modificano la struttura molecolare dell’acqua, restituendole il suo originario stato di purezza; queste perle, infatti, sono composte da una combinazione di microrganismi, tra cui acidi lattici, lieviti, microfunghi e batteri fotosintetici efficaci contro la maggior parte delle sostanze contenute nell’acqua, tra cui calcare, cloro, ammonio e nitrati.
Tra i vantaggi delle perle in ceramica, oltre ad eliminare il cattivo gusto dell’acqua del rubinetto – quello che ci spinge a comprare le caraffe con i filtri – eliminano o riducono i depositi di calcare sul bollitore o nel serbatoio della macchina da caffè, con un effetto importante anche sulla sostenibilità, visto che contribuiscono ad allungare la vita degli elettrodomestici, quindi a ridurre i rifiuti Raee.E se pensiate che siano del tutto simili ai carboni attivi, anche questi molto comuni in commercio, ebbene la differenza c’è e sembra essere più che altro nella durata, perché le perle di ceramica svolgono il loro lavoro di filtraggio per un periodo di tempo superiore ai 10 anni.