Una grande minaccia per l’elefante più piccolo al mondo. L’elefante del Borneo, sottospecie dei pachidermi asiatici, è appena stato classificato come “in pericolo di estinzione” nella famosa Lista Rossa IUCN, l’Unione per la conservazione della Natura. Una decisione che da una parte certifica tutte le fragilità e le insicurezze per il futuro di questo animale, di cui restano si stima appena mille esemplari, ma dall’altra puntando i riflettori sulle attuali minacce potrebbe aprire a ulteriori sforzi, e dunque speranze, per la sua conservazione. L’elefante del Borneo vive nelle aree di Sabah e nel nord del Kalimantan e per dimensioni è considerato, con le sue zanne poco curve e un corpo ridotto, fra i più piccoli pachidermi sul Pianeta.

Dalla Svizzera, dove ha sede la IUCN, è arrivata la notizia dell’inserimento fra le specie a rischio estinzione (oltre 45mila quelle totali): la causa principale della diminuzione della popolazione di elefanti è dovuta soprattutto alla perdita di habitat.

I mille esemplari rimasti in natura faticano infatti a sopravvivere in un Borneo le cui foreste hanno subito processi intensi di disboscamento, dovuti per esempio nel Sabah all’ampliamento delle attività umane. Fatto che ha portato anche ad un aumento dei conflitti fra uomini e animali. Inoltre, sottolineano dall’IUCN, “ulteriori perdite di habitat sono dovute all’agricoltura (in particolare all’olio di palma), al commercio di legname, all’estrazione mineraria e ai grandi progetti infrastrutturali come la Pan Borneo Highway che minacciano il futuro degli elefanti del Borneo. Preoccupano anche il bracconaggio per l’avorio, l’ingestione accidentale di prodotti chimici per l’agricoltura e gli incidenti stradali”. Allo stesso tempo però gli sforzi degli ultimi due decenni per conservare gli elefanti dimostrano che è possibile salvare la specie. “Il messaggio di speranza è che ci sono molte organizzazioni in Sabah, compreso il governo, che stanno lavorando molto duramente per preservare l’elefante” ha detto Benoit Goossens, biologo della fauna selvatica dell’Università di Cardiff e direttore del Danau Girang Field Centre nel Sabah.

I piccoli pachidermi del Borneo non sono i soli a rientrare nell’ultimo aggiornamento sulle specie a rischio stilato dallo IUCN dopo la valutazione di oltre 160mila specie: a preoccupare biologi e conservazionisti c’è per esempio anche l’importante perdita di rettili che si sta verificando sia alle Canarie che in isole come Ibiza. In particolare le specie di rettili a Gran Canaria stanno diminuendo a causa di serpenti invasivi introdotti a fine anni Novanta. “La lucertola gigante di Gran Canaria (Gallotia stehlini) è passata dalla categoria a rischio critico a quella in pericolo critico, mentre lo scinco di Gran Canaria (Chalcides sexlineatus) è passata dalla categoria a pericolo minimo a quella in pericolo di estinzione. Questi animali endemici sono preda dell’invasivo serpente reale della California ( Lampropeltis californiae ), introdotto sull’isola nel 1998” fanno sapere gli autori della Lista Rossa.


 

Ci sono però anche buone notizie: sempre alle Canarie l’azione di protezione e conservazione ha portato a un incremento delle popolazioni di lucertola gigante de La Gomera che è uscita dalla classificazione “pericolo critico”. La specie è ancora minacciata da gatti selvatici e da impatti della crisi del clima, ma per ora grazie a sistemi di reintroduzione e programmi di riproduzione si stanno ottenendo segnali incoraggianti. Se la passa meno bene la lucertola muraiola di Ibiza (Podarcis pityusensis), che è anche un simbolo dell’isola ed è raffigurata in più occasioni: questo animale è stato classificato come “in via di estinzione”  dato che la sua popolazione è diminuita del 50% dal 2010 a causa della predazione di serpenti come il biacco.


 

Infine sotto la lente di ingrandimento dei conservazionisti, impegnati a salvare le specie, sono finite anche diverse piante. Un caso emblematico è quello di alcuni cactus ornamentali, diventati sempre più popolari sia per le mode del momento sia per le raffigurazioni sui social network, talmente tanto da diventare in poco tempo  protagonisti di un commercio illegale,  pagando un prezzo altissimo in termini di conservazione. Per esempio l’82% delle specie di cactus copiapoa sono appena state classificate come a rischio di estinzione: endemiche del deserto di Atacama in Cile, queste piante vengono sempre più trafficate, in commerci illegali, per essere poi spedite in Europa e Asia. Inoltre “lo sviluppo di strade e abitazioni ha portato più persone nella zona, rendendo le piante più accessibili ai bracconieri e distruggendo il loro habitat desertico. Il cambiamento climatico minaccia ulteriormente questi cactus” precisano dalla Svizzera.