Lo abbiamo letto tutti. Il 20 marzo è stato pubblicato dopo otto anni di lavori l’ultimo rapporto di sintesi del gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC), la Bibbia per chi si occupa di ambiente. Il “riassunto” appena divulgato, dice che non stiamo agendo in maniera sufficiente per contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5°C da qui a fine secolo, che le tecnologie per cambiare rotta ormai ci sono a costi accessibili e che, tutti insieme, dobbiamo darci da fare subito su ogni fronte. Il discorso, dunque, riguarda anche noi pollici più o meno verdi, perché oggi abbiamo conoscenze ed ottimi esempi per un cambio di paradigma. Per segnare questo giro di boa impariamo le poche regole del giardinaggio “passivo”, la formula più ecologica e sostenibile per godersi la bellezza del verde in un pezzetto di prato, in un metro di terra o in una grande fioriera.

Come funziona? Basta far lavorare la natura al nostro servizio. Abbiamo capito bene: non dobbiamo fare quasi nulla. O meglio, useremo molto la testa e poco le mani, limitandoci a scegliere quali fiori tenere e quali no tra i tanti che arrivano da soli e a mantenerli con qualche semplice operazione. Il risultato? Guardate la prateria sul terrazzo della foto in alto, scattata al festival dei tetti di Rotterdam. E ora suggeriamo 10 specie di stagione pronte a stupirci con zero costi e nessuna fatica, con altrettante regole di wildlife gardening.

Alla violetta basta qualche centimetro d’ombra

Le viola mammola è una garanzia: in un pezzetto di terra indisturbato questa piantina perenne arriva nel giro di una stagione sfruttando un passaggio dalle formiche, che diffondono i suoi semi, come fanno anche con bucaneve e anemoni. Ama l’ombra ai piedi di una siepe oppure sotto gli alberi decidui e corre molto velocemente sul terreno comportandosi da coprisuolo. Per riempirne il giardino o portarla nei vasi, possiamo spostarne una piantina dopo la fioritura, tenendola bagnata finché attecchisce. Altri fiori da ombra pronti a colonizzare lo spazio sono l’aglio orsino e la scilla silvestre. Per cominciare con il wildlife gardening, dunque, dedichiamo alla natura almeno un metro quadrato del giardino o una grande fioriera. Nei condomini e nelle scuole, per esempio, possiamo recintare un fazzoletto di terra con legnetti e spago e scriverci “casa la natura”, per il divertimento dei piccoli Darwin che impazziranno per le fioriture spontanee.

Fiori di tarassaco
Fiori di tarassaco 

Il tarassaco che piace a impollinatori e buongustai

Tra i fiori più precoci c’è il tarassaco: è giallo per attirare i primi impollinatori, che vedono molto bene questo colore e il bianco. Le sue corolle non hanno nulla da invidiare a un sontuoso crisantemo e anche i semi, che assomigliano a quelli dei soffioni, sono belli da vedere. Grazie alla loro capacità di volare lontano, arrivano nel prato da soli. Accogliere questi e altri fiori amati dagli impollinatori, aggiunge al giardino la meraviglia di moltissimi gioielli alati, tra api, coleotteri e farfalle, come insegna l’imperdibile saggio illustrato Ronzii. Storie di api e di altri impollinatori, di Giovanna Olivieri (Pendragon). Un rimedio per contrastare la biofobia, la paura ingiustificata degli esseri viventi che si può guarire con la conoscenza. Tornando al tarassaco, fiori e foglie si possono mangiare in insalata ed hanno proprietà purificanti. Per seminarlo in vaso, raccogliamo i semi quando sono ancora sullo stelo, adagiamoli sulla terra e bagniamo.

La fioritura delle pratoline
La fioritura delle pratoline 

Come mantenere i prati bassi di margheritine

Nel più bel giardino spontaneo passato alla storia, dipinto da Botticelli nella Primavera (1482) per raccontare lo spirito fecondatore della natura, le pratoline sono le principali protagoniste ai piedi delle Grazie, insieme con le viole e altre 500 specie botaniche, come indagato da Mirella Levi d’Ancona in Botticelli’s Primavera. A Botanical Interpretation (Olschki). Questo spaccato di natura di aprile insegna che l’ingrediente principale della resilienza è la biodiversità. Ben vengano dunque le margheritine, insieme con l’aiuga, la veronica (gli “occhi della Madonna”) e altre specie che amano i prati bassi, cioè rasati o destinati al pascolo. Se scegliamo di tenere queste perenni, dobbiamo contenere le erbe più alte con tagli periodici. Per rasare l’erba, aspettiamo che sia passato almeno un mese dalla fioritura, così i semi avranno il tempo di maturare. Adottiamo la tecnica del mulching, che lascia cadere sul prato gli steli tagliati, restituendo alla terra la sostanza organica (scompaiono in pochi giorni) e regoliamo le lame del tosaerba sul livello più alto, a 4-5 centimetri, affinché il terreno resti sempre in ombra (per il risparmio idrico e per consentire al microbiota di continuare a lavorare).

La falsa ortica, Lamium purpureum
La falsa ortica, Lamium purpureum 

La falsa ortica e i vantaggi del prato vecchio

La falsa ortica, Lamium purpureum, crea distese di fiorellini rosa molto amate dai bombi. Questa annuale la osserviamo nei prati dei condomini e dei parchi di cui nessuno si prende troppa cura (i più belli da fotografare). Ci siamo mai chiesti perché? Dove si bada al risparmio di tempo e denaro, non si bagna e non si concima, si tosa l’erba solo una volta per stagione e soprattutto, non si rinnova mai il prato. In intesi, nel wildlife gardening non dobbiamo né annaffiare né concimare l’erba, perché queste operazioni incoraggiano la crescita di alcune specie rispetto ad altre. Inoltre, è vietato arare e riseminare, col rischio di azzerare tutto il lavoro fatto della natura in molti anni. Un prato vecchio, con una successione di fioriture, raggiunge la massima biodiversità possibile, ha una cotica fittissima (l’intrico di radici) e una comunità di piante resiliente (la scienza che studia le loro associazioni si chiama fitosociologia). Il prato giallo in agosto? È del colore naturale dell’estate e vira al verde subito dopo il primo temporale.

I fiori della cicoria selvatica
I fiori della cicoria selvatica 

Cicorie e verbaschi, con la gestione differenziata

Decidere di lasciare almeno un quadrato di erba alta per un effetto prateria presenta moltissimi vantaggi perché “riequilibra” la biodiversità del giardino, accogliendo piccoli predatori dei comuni parassiti delle piante. Questa tecnica si chiama gestione differenziata dei prati ed è impiegata da anni nel verde pubblico di molte capitali europee, anche per ridurre i costi di manutenzione. Se al Parco Nord e al Parco Agricolo Sud di Milano oggi fanno notizia grilli e lucciole (abili predatrici di lumache), per esempio, è merito dei prati alti. Per creare la magia di un giardino, basta disegnarci in mezzo un sentiero ritagliandolo nell’erba. Il resto lo fa la natura: tra le prime erbe alte ad arrivare, le cicorie selvatiche, con un raro tono di azzurro solo al mattino, le Oenothera biennis, gialle, le carote selvatiche, amate da coccinelle e coleotteri e la centaurea, preferita dalle farfalle. Anche in questo caso, si falcia solo in estate per dare il tempo ai semi di cadere e poi all’inizio della primavera, per far sfarfallare i bruchi.

I fiori della malva
I fiori della malva 

La malva e i semi da raccogliere per strada

Con foglie che ricordano quelle dei gerani e fiori a cinque petali, la malva riesce a insediarsi persino tra le macerie e tra le crepe dell’asfalto ed è anche tra le piante spontanee più facili da seminare su un terrazzo a manutenzione quasi nulla, dentro a cassoni o grandi vasi dimenticati. Basta appoggiare i semi sulla superficie nel momento in cui li raccogliamo, smuovere con una forchetta per interrarli un pochino e poi dimenticarcene. Trattandosi di una pianta frugale, fiorisce meglio sui terreni magri e senza cure, altrimenti produce una quantità esagerata di foglie (commestibili, così come i suoi petali). Tra le piante ruderali che possiamo facilmente raccogliere per strada e che in vaso si accontentano di annaffiature saltuarie, ci sono anche la Nicotiana glauca, il ricino, lo stramonio e la borragine. Osservare la natura durante le passeggiate in città e in campagna è fondamentale per affinare un gusto vicino al giardino naturale. Su quali semi e talee raccogliere durante le escursioni e come farlo, ci raccontano tutto Nora Bertolotti ed Emina Cevro Vukovic con i loro Consigli per viandanti giardinieri (Ediciclo).

Il convolvolo rosso
Il convolvolo rosso 

Il convolvolo rosso per le zone di mare

Nei terreni asciutti e sassosi, nei climi mediterranei e in aree costiere, le fioriture sono altrettanto belle. Tra le più scenografiche, quelle dei verbaschi, con una spiga di fiori gialli, delle scabiose, lilla, dell’erba viperina, blu, di Crambe maritima, una nuvola bianca. La vittadinia, rosata, l’alisso che sa di miele e la valeriana rossa, amatissima dalle farfalle, preferiscono crescere sui muri o ai bordi dei marciapiedi. Il convolvolo (Convolvulus althaeoides), il vilucchio (Calystegia sepium) e l’Ipomea indica, invece, approfittano di ogni ringhiera per arrampicarsi al sole. Il più bell’esempio di giardino marino ottenuto selezionando soltanto le piante trovate sul posto (insieme con oggetti riportati a riva dalle onde) è quello del Prospect Cottage, creato dal regista Derek Jarman nel Kent a fine Anni 80. Salvato grazie a un crowdfounding con la collaborazione di Tilda Swinton, Al Pacino, Scarlett Johansson e Robert De Niro, è un’inesauribile fonte di ispirazione: cerchiamo le sue foto su Internet o approfondiamone la storia nel libro Il giardino di Derek Jarman (Nottetempo).

In pochi step arrivano gli alberi

Se scegliamo di non intervenire affatto, e quindi di non tagliare nemmeno l’erba alta, il terreno viene colonizzato da arbusti come buddleje, nicotiane, oleandri o scabiose che preparano il terreno a giovani alberi come pioppi o pini (a seconda dell’ambiente). In pochi step si arriva al bosco. Questo meccanismo che abbiamo semplificato all’estremo si chiama successione ecologica. Se abbiamo spazio, dunque, possiamo scegliere di dare libertà all’evoluzione naturale fino in fondo almeno in un angolino di terra. E a questo punto, potremo tirare le somme delle scelte fatte anche in tema di carbonio, tenendo conto che un metro quadrato di erbacee perenni o di prateria alta assorbe in media 3,21 chili di CO2 all’anno, uno di arbusti 19,54 chili, uno di giovani alberi 40,38, mentre un albero di piccole dimensioni tipo melograno 376 chili e uno di prima grandezza 3.250 chili. Il miglior insegnamento in materia ce lo ha dato il filosofo e giardiniere francese Gilles Clément (Il giardino in movimento, Quodlibet) che nel parco Henri Matisse di Lille ha creato un’isola inaccessibile al pubblico per far osservare l’evoluzione della natura.

Un prato di senecione
Un prato di senecione 

La bellezza, non è solo per gli occhi

In questa foto vediamo una distesa di comunissimo senecione, Senecio vulgaris, i cui semi sono pronti a volare lontano. Diciamola tutta: non è una pianta bellissima, ma crea molte interazioni e la vedremo animare un viavai di uccellini (verzellini, verdoni e cardellini sono ghiotti dei semi e raccolgono anche i suoi “piumini” per foderarci il nido). Lo stesso vale per le ortiche che ospitano i bruchi delle vanesse e per le ombrellifere che sostengono altre farfalle, come i macaone, o ancora i cardi. Questo ci ricorda che balconi e giardini non vanno guardati solo con i nostri occhi, ma dobbiamo andare oltre gli aspetti decorativi per sostenere tutte le forme di natura urbana.

Un prato di lino e margherite
Un prato di lino e margherite 

Le erbe autoctone per la casa in campagna

Compriamo casa in campagna: che fare davanti a un terreno arato? Possiamo aspettare che la natura faccia da sola o accelerare il processo seminando un prato fiorito. Il consiglio è di rivolgersi ad aziende ecologiche che coltivano fiori autoctoni e sono in grado di creare delle miscele di sementi ad hoc per i ripristini ambientali incoraggiando la biodiversità delle regioni italiane, come fa lo spin-off dell’Università degli Studi di Udine SemeNostrum. Attenzione però: c’è anche chi compra un giardino già pronto e decide di lasciarlo inselvatichire; una delle cinque protagoniste del documentario Giardini indecisi, di Emilio Neri Tremolada, ne acquista uno perfetto in città e sceglie di non farci assolutamente nulla per vent’anni, con risultati strabilianti.