Dove vanno a finire le acque di scarico prodotte dalle attività umane, provenienti da case, edifici, agricoltura e impianti industriali? Pochi di noi si chiedono cosa succede dopo aver tirato lo sciacquone, ma oggi ci hanno pensato gli scienziati: un gruppo di ricerca dell’Università della California a Santa Barbara ha fornito una mappa globale dei punti in cui maggiormente le acque di scarico (anche dette reflue) immettono sostanze nocive, fra cui azoto e patogeni, che riescono a raggiungere i mari. Gli autori hanno misurato la diffusione e l’impatto di questi composti dannosi per gli ecosistemi costieri, indicando quali regioni del globo terrestre sono maggiormente colpite da questo problema. I risultati sono pubblicati su Plos One.
Dove vanno a finire le acque di scarico
Le acque reflue contengono migliaia di composti, sia organici sia non organici. Fra questi ci sono fosforo e azoto in quantità elevata, insieme a microrganismi patogeni, solitamente eliminati nelle prime fasi della depurazione. Questi elementi, che inquinano e sono dannosi per la salute, devono essere rimossi attraverso opportuni trattamenti chimici, operati nelle reti fognarie e in altri impianti di depurazione, prima che l’acqua sia nuovamente immessa nei fiumi o nel mare. Ad esempio azoto e altre sostanze fungono da nutrienti per le piante e un loro eccesso può contribuire alla formazione di fioriture di alghe tossiche, che intaccano le barriere coralline e gli ecosistemi locali.
Da tempo la ricerca si concentra sulla fuga di questi composti generata dalla produzione agricola e sul ruolo di fertilizzanti e rifiuti degli allevamenti che finiscono in mare. Tuttavia ancora pochi studi hanno valutato il “carico” del problema dovuto alle acque di scarico utilizzate in ambito urbano, nelle nostre case, scuole, uffici e fabbriche. Per questo oggi i ricercatori hanno preso in considerazione proprio i nostri scarichi in numerose e vaste aree del Pianeta – più di 130mila bacini idrografici – e hanno esaminato il contributo delle acque di scarto prodotte dalle attività umane in queste zone.
Attenzione alle nostre fogne
In generale, le acque reflue possono raggiungere gli oceani in varie condizioni, dopo essere state trattate oppure al contrario non depurate, e questo dipende anche dalle condizioni degli impianti e dall’area geografica in cui ci troviamo. Sulla base di stime precedenti e dell’elaborazione dei dati attuali attraverso modelli statistici, gli autori hanno misurato che le acque reflue provenienti dai nostri scarichi – principalmente dalla rete fognaria – introducono ogni anno 6,2 teragrammi (migliaia di miliardi di grammi) di azoto negli ecosistemi costieri. Questa quantità non è per niente trascurabile e corrisponde a circa il 40% di quella che deriva dall’agricoltura, che continua a farla da padrona. Nel dettaglio più del 60% dell’azoto da acque reflue arriva dalla rete fognaria, ben il 32% da acque non trattate che arrivano direttamente in mare, e il 5% da fosse biologiche.
Dalla geografia al consumo di carne
Le coste di tutto il mondo sono colpite dal problema, anche se alcune aree – 25 bacini idrografici – sono responsabili dell’immissione di sostanze potenzialmente nocive negli oceani per una fetta pari alla metà. Le aree dove il rilascio di azoto è maggiore sono situate in India, Corea e Cina, dove il fiume Azzurro (Chang Jiang o Yangtze River) occupa un ampio spicchio, pari all’11% del totale. La barriera corallina è mediamente più esposta alle sostanze nutrienti in zone concentrate in Cina, Kenya, Haiti, India e Yemen. E le alghe tossiche sono già presenti in alcuni punti di Ghana, Kuwait, India, Nigeria e Cina.
Un elemento che ha colpito gli autori riguarda il collegamento del fenomeno con la nostra alimentazione. In particolare, come spiega il primo autore Cascade Tuholske, i modelli mettono in luce che quanto più i Paesi sono ricchi e adottano stili alimentari basati su un alto consumo di proteine animali, tanto più ingente è il rilascio di azoto negli oceani. Lo studio fornisce un’altra prova del maggiore impatto sull’ambiente di una dieta con molta carne.