La direttiva europea “Green Claims” fa un ulteriore passo avanti nella lotta contro le pratiche commerciali sleali, chiamate greenwashing che ingannano i consumatori con dichiarazioni ambientali false. Nell’Unione europea, le etichette di otto prodotti su dieci riportano “frasi ecologiche”, che ci fanno credere che quel prodotto faccia bene alle persone, alla natura e al clima. Ma non è sempre così.

La proposta dell’eurodeputata croata Biljana Borzan (S&D) mira a rafforzare i diritti dei consumatori modificando la direttiva sulle pratiche commerciali sleali (2005/29/CE) e la direttiva sui diritti dei consumatori (2011/83/UE).

Oggi, l’Europarlamento ha votato gli emendamenti. Ecco di cosa si tratta.

Informazioni ” trasparenti, certificate e credibili” prima dell’acquisto

Tali informazioni hanno l’obiettivo di tutelare i consumatori dalle pratiche commerciali sleali, quali:

  • greenwashing (dichiarazioni ambientali ingannevoli);
  • l’uso di marchi di sostenibilità e strumenti di informazione inattendibili e non trasparenti;
  • pratiche di obsolescenza precoce (guasti prematuri dei beni).

Così, nell’elenco delle caratteristiche principali del prodotto dovrà essere aggiunto, oltre all’impatto ambientale o sociale e alla durabilità, la riparabilità, la possibilità di miglioramento, la riutilizzabilità, la riciclabilità, la natura monouso e il diritto di restituzione al produttore.

Stop al greenwashing

Al bando tutte “le dichiarazioni ambientali generiche” senza fornire prove dell’eccellenza delle prestazioni. Si tratta di tutte quelle frasi che leggiamo sulle etichette dei prodotti – “sostenibile”, “rispettoso dell’ambiente”, “ecocompatibile”, “amico della natura”, “naturale”, “a deforestazione zero”, “neutrale dal punto di vista climatico”, “biodegradabile”, “privo di plastica”, “a base biologica” o asserzioni analoghe.

Gli emendamenti introdotti vietano, quindi, le dichiarazioni che non corrispondono a impegni e obiettivi del produttore chiari, oggettivi, quantificati, fondati su dati scientifici e verificabili.

Gli Stati dovranno prevedere un piano attuativo dettagliato che elenchi obiettivi coerenti con il conseguimento dell’impegno a lungo termine del produttore, sostenuti da un bilancio sufficiente e basati unicamente su tecnologie ampiamente disponibili. Il piano e i suoi progressi dovrebbero essere accessibili al pubblico online e regolarmente aggiornati.

 

Altri abusi

Vietate future dichiarazioni basate esclusivamente su sistemi di compensazione delle emissioni di carbonio, in quanto tali regimi non sono regolamentati e non possono essere verificati dai consumatori. Anche le dichiarazioni in cui si afferma che un bene ha un impatto neutro o positivo sull’ambiente in termini di emissioni di gas a effetto serra, poiché ciò è impossibile da conseguire da un punto di vista scientifico.

Certificazione marchi sostenibili

“Per le etichette di sostenibilità, non siamo riusciti a concordare l’introduzione di un sistema di pre-approvazione dei marchi di sostenibilità, ma siamo riusciti a rafforzare gli schemi di certificazione esistenti e futuri. Pertanto, tutte le società che rilasciano tali etichette e certificati dovranno essere controllate e certificate dalle autorità degli Stati membri” spiega l’eurodeputata Biljana Borzan. Ciò include un sistema di reclami disponibile per i consumatori e altre parti interessate esterne che si concentra sulla non conformità e garantisce il ritiro dell’etichetta di sostenibilità in tali casi.

Obsolescenza prematura nella lista nera delle pratiche commerciali scorrette

“Rispetto alla proposta presentata dalla Commissione, abbiamo introdotto un divieto assoluto di pratiche di obsolescenza prematura e non solo un divieto di disinformazione dei consumatori al riguardo” dichiara Borzan.

Sarà dunque vietato: introdurre nel bene una caratteristica che ne limita la durabilità, la commercializzazione di un prodotto non idoneo alla riparazione in conformità degli obblighi di legge o l’omessa informazione del consumatore circa la non riparabilità. Oltre alla commercializzazione di beni che sono progettati in un modo che ne limita la funzionalità quando si utilizzano materiali di consumo, pezzi di ricambio o accessori non originali. Al bando anche la vendita di beni che richiedono la sostituzione di materiali di consumo prima di quanto sarebbe altrimenti necessario per motivi tecnici. Un esempio comune? Una stampante che impone ai consumatori di sostituire le cartucce di inchiostro prima che siano effettivamente esaurite.

Le informazioni sulla durabilità e sulla riparabilità di un prodotto per tutti i tipi di beni dovranno essere fornite in modo che siano facilmente accessibili e comprensibili ai consumatori, nella lingua o nelle lingue ufficiali dell’UE dello Stato membro nel cui territorio il bene è commercializzato e messo in servizio.

Garanzia legale

“Ci siamo assicurati l’introduzione di un’etichetta obbligatoria, che coprirà la garanzia legale di conformità e la sua estensione volontaria sotto forma di garanzia commerciale di durabilità, al fine di consentire ai consumatori di confrontare facilmente i prodotti e scegliere quelli che sono più durevoli” aggiunge Borzan. Quindi, ad esempio, quando un prodotto ha 2 anni di garanzia legale di conformità e 1 anno di garanzia commerciale di durata, l’etichetta riporterà 2+1. Ovviamente, il produttore dovrà applicare condizioni di garanzia e riparazione per lo stesso modello di prodotto uguali in tutti gli stati in cui tale prodotto sarà commercializzato.

Ora inizieranno i negoziati con il Consiglio e gli Stati membri. La procedura legislativa sarà probabilmente accelerata e conclusa prima delle elezioni del Parlamento europeo del maggio 2024.