Olio di palma, soia, caffè, cacao, capi di bestiame, legname e gomma, ma anche derivati come carne bovina, mobili, cioccolato e carta. Molti prodotti che contribuiscono alla deforestazione non saranno più importabili e commercializzabili nell’Unione europea. Con 552 voti favorevoli, 44 contrari e 43 astenuti, l’Unione Europea ha adottato nuove regole contro la deforestazione.
Obiettivo è combattere il cambiamento climatico ripensando totalmente, almeno nelle intenzioni, tutto il sistema di produzione a tutela della biodiversità. La nuova legge obbliga le aziende che commerciano una lunga lista di materie prime a garantire che i prodotti venduti nell’UE non abbiano portato alla deforestazione e al degrado forestale in nessuna parte del mondo dopo il 31 dicembre 2020. Multe previste per chi non rispetta le regole: fino al 4% del fatturato dell’azienda, del professionista o dei diversi operatori.
I consumatori più consapevoli
Tra il 1990 e il 2020 è stata persa un’area più grande della’Unione Europa. Secondo il WWF la Ue è responsabile del 16% della deforestazione associata al commercio internazionale, seconda nel mondo solo alla Cina. Le analisi della Commissione abbassano questa cifra al 10%: comunque abbastanza per prendere misure drastiche.
Christophe Hansen (PPE, LU), relatore della legge, dopo la votazione ha dichiarato: “Fino ad oggi, gli scaffali dei nostri supermercati sono stati troppo spesso pieni di prodotti ricoperti dalle ceneri delle foreste pluviali bruciate e degli ecosistemi irreversibilmente distrutti e che avevano spazzato via i mezzi di sussistenza di popolazioni indigene. Troppo spesso ciò è accaduto senza che i consumatori lo sapessero. Sono sollevato dal fatto che i consumatori europei possano ora essere certi che non saranno più inconsapevolmente complici della deforestazione quando mangeranno la loro tavoletta di cioccolato o si godranno un meritato caffè”.
La nuova legge, continua Hansen “non è solo fondamentale nella nostra lotta contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, ma dovrebbe anche sbloccare la situazione di stallo che ci impedisce di approfondire le relazioni commerciali con Paesi che condividono i nostri valori e le nostre ambizioni ambientali”. Il Parlamento ha inoltre ottenuto una definizione più ampia di degrado forestale che include la conversione di foreste primarie o foreste che si rigenerano naturalmente in foreste di piantagioni o in altri terreni boschivi.
I controlli
Per quanto concerne i controlli, le autorità competenti dell’UE avranno accesso alle informazioni relative alla produzione fornite dalle aziende. Per evitare la possibilità di fornire dati falsi sono previste sia la possibilità di utilizzare la geolocalizzazione (controlli con monitoraggio satellitare) e analisi del DNA per verificare la provenienza dei prodotti.
Ci sarà poi una classificazione sul rischio, per i singoli Paesi, da cui la Commissione europea partirà proprio per effettuare i controlli: basso, standard e alto rischio. I diversi livelli dipenderanno dal risultato di controlli preliminari da fare entro diciotto mesi dall’entrata in vigore del regolamento. Minore sarà il rischio, nel livello di classificazione, più veloci e semplificate saranno le procedure. “La protezione dell’ambiente in tutto il mondo, comprese le foreste e le foreste pluviali, è un obiettivo comune per tutti i Paesi e l’Unione Europea è pronta a assumersi le proprie responsabilità”, ha dichiarato in una nota Marian Jure?ka, ministro ceco dell’ambiente che ha guidato i negoziati per il Consiglio.
Le foreste ospitano circa due terzi della biodiversità terrestre e si stima che da esse dipenda la sopravvivenza di più di un miliardo e mezzo di persone. Immagazzinano quasi 300 miliardi di tonnellate di carbonio, una cifra 40 volte superiore alle emissioni di gas serra prodotte dai combustibili fossili; per questo la deforestazione inquina quanto tutti i mezzi di trasporto messi insieme al mondo. Secondo Greenpeace e Legambiente nelle aree tropicali la deforestazione avviene per produrre legno, olio di palma, polpa di cellulosa, carne, pelle o soia. Materie prime o prodotti finiti che arrivano sul mercato italiano.