Nell’aria, nei mari, nei terreni, nello stomaco degli animali fino ai nostri piatti. Le spediamo nell’ambiente, e dall’ambiente ritornano, non senza pericoli. Da tempo innumerevoli studi mettono in guardia sui potenziali rischi associati alle microplastiche che ci circondano, e in abbondanza.

Oggi a farlo è l’ennesima ricerca in materia, che avverte: le microplastiche non potrebbero essere dannose solo di per sé, ma anche perché funzionano da aggreganti per inquinanti, aumentandone le dosi e quindi la tossicità. Per citare la metafora calzante usata dai ricercatori che ne parlano oggi sulle pagine di Chemosphere di fatto funzionano come dei magneti per gli inquinanti.

Che tra le microplastiche e gli inquinanti organici (trace organic compounds, TrOCs, una classe variegata di sostanze, tra cui figurano farmaci, prodotti per la persona e pesticidi, prodotti chimici industriali) potessero interagire è noto, ed è un tema caldo nella ricerca ambientale, scrivono gli autori, Andrey EthanRubin e Ines Zucker della Tel Aviv University. Meno noti però sono gli effetti di questa combinazione nell’essere umano.

Per capirlo i ricercatori hanno mimato l’effetto che avrebbero questi composti quando assorbiti e rilasciati da particelle di microplastica, testando a modello gli effetti, singoli e combinati, di uno dei composti TrOCs, come il triclosan, e microsfere di polistirene, tanto a livello ambientale (acquatico) che cellulare (ovvero su cellule umane in coltura).

“Abbiamo visto che la capacità di assorbimento di una particella di microplastica ossidata (ovvero la condizione che hanno le microplastiche dopo essere state esposte agli agenti atmosferici) è significativamente maggiore di quella di una particella non ossidata – ha spiegato Zucker – Dopo che gli inquinanti ambientali sono assorbiti dalle microplastiche, la particella così caricata può raggiungere il tratto digestivo attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminate dove rilascia tossine in prossimità delle cellule, aumentando in questo modo la tossicità di queste sostanze”. Di quanto? L’assorbimento può crescere fino a tre volte tanto, e la tossicità degli inquinanti organici fino a dieci volte tanto, spiega una nota dell’Università.

“Questo studio – si legge infine nel paper – non chiarisce il ruolo delle microplastiche come vettori dei comporti organici, ma al tempo stesso dimostra uno scenario realistico in cui la copresenza di questi inquinanti ambientali pone dei rischi per l’ambiente e la salute umana”.