C’è grande allarme in Perù per una vasta sacca di greggio finita in mare durante delle operazioni di scarico nella raffineria di La Pampilla, nella zona del Callao, il porto di Lima. L’incidente è avvenuto due giorni fa ma solo ora si ha la dimensione del danno ecologico che ha provocato. Lo tsunami nato con l’esplosione del vulcano di Tonga ha presto raggiunto e colpito le coste del paese andino, spesso inoltrandosi fino a cento metri nell’entroterra. Sul terminale della raffineria era attraccata in quel momento una nave italiana, la Mare Doricum, che si è piegata sotto l’urto dell’onda anomala. Si sono tranciati i tubi di scarico e almeno 6 mila barili di greggio sono finiti in mare.
La petroliera è della società Fratelli d’Amico Armatori S.p.A, che ha dichiarato a Shipping Italy che a “seguito della rottura improvvisa dell’oleodotto sottomarino del terminal, è stata notata una macchia di olio in prossimità della nave. Verso le 17:25 ora locale, il personale di guardia di bordo ha prontamente informato il Primo Ufficiale, il quale ha immediatamente interrotto le operazioni di discarica e ha assicurato che le valvole dei collettori fossero chiuse”.
È scattato subito l’intervento di emergenza e la grande chiazza è stata bloccata con transenne galleggianti. Con il passare delle ore si è scoperto che il petrolio aveva superato il sistema di protezione ed è stato trascinato dalle correnti verso nord, dove ha invaso la Riserva marina di Ancón.
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È scattato un nuovo allarme che ha rinfocolato le polemiche dei giorni scorsi in cui la Marina è stata messa sotto accusa per aver lanciato con 16 ore di ritardo l’allerta tsunami lasciando che la gente affollasse le spiagge in questo inizio d’estate. Due donne che si erano avventurate con la loro jeep sulla battigia di Lambayeque, nella regione di Chiclayo, sono state spazzate via dallo tsunami. Sono le due uniche vittime di tutta la costa del Pacifico del Continente americano.
Il ministro dell’Ambiente, Rubén Ramírez, ha accusato di negligenza la Repsol che gestisce la raffineria di La Pampilla. Ha confermato la quantità di greggio trascinata in mare e ha detto che la compagnia petrolifera potrebbe essere multata con 138 milioni di soles, circa 35 milioni di euro. Il Servizio Nazionale Aree Naturali Protette (Sernanp) parla di “danno irreparabile” nel parco di Ancón e in parte della riserva nazionale di Punta Guaneras. È formata da 22 isolotti e punte dove trovano rifugio centinaia di specie di uccelli da cui si ricava il guano da utilizzare come fertilizzante naturale in agricoltura. Si tratta di un prodotto sempre più richiesto sui mercati internazionali tanto da aver visto lievitare il suo prezzo nel 2021. Lo stesso atollo, ricorda el Pais che riporta la notizia, ha un ruolo importante nella conservazione della diversità biologica della corrente di Humboldt che scorre attorno a questi isolotti attirando altre specie di pesci e mammiferi marini che qui trovano i branchi di acciughe di cui sono ghiotti.
Non si sa cosa sia accaduto. Sembra che gli addetti al controllo della sacca di greggio siano andati a pranzo e abbiano scoperto al loro ritorno che aveva preso il largo. La Procura specializzata in materia ambientale ha aperto un’inchiesta per presunto delitto ambientale. Nell’avviso di garanzia ai titolari della Repsol il giudice Ariel Tapia spiega di aver battuto a bordo di una lancia la zona contaminata. “Ho visto una enorme macchia di petrolio che viene trattenuta da barriere di polietilene”, racconta, “ma questo differisce molto da quanto sostenuto dalla raffineria La Pampilla che segnalava la presenza di soli sette barili di petrolio“.
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L’incidente ha creato tensione anche tra le maestranze della raffineria. Temono di perdere il lavoro. Si sono radunati a centinaia davanti ai cancelli dell’impianto con cartelli e striscioni. Lungo le spiagge a nord di Lima bagnanti e residenti assistevano rassegnati al disastro. Armati di scope e pale cercavano di togliere il bitume dalla riva mentre frotte di uccelli annaspavano nell’acqua piena di petrolio.