Le nostre foreste svolgono un ruolo vitale nel sostentamento dell’intero pianeta. Esse offrono riparo, energia e tutta una serie di prodotti, dagli alimenti selvatici fino all’acqua dolce, sostenendo miliardi di persone e salvaguardando la biodiversità.
E, tuttavia, a causa della deforestazione e del degrado del suolo, continuiamo a perdere aree boschive a un ritmo allarmante. Tra il 2015 e il 2020, ogni anno sono andati perduti circa 10 milioni di ettari di foreste, un’area grande all’incirca come la Repubblica di Corea. A tutto ciò si aggiungono gli incendi e le infestazioni parassitarie, che con sempre maggiore intensità stanno ulteriormente minacciando questi preziosi ecosistemi.
Gli studi dimostrano che una delle principali cause della deforestazione è la necessità di sfamare la crescente popolazione mondiale. In occasione della Giornata internazionale delle foreste, dedicata quest’anno al tema “Foreste e cibo’”, è quindi urgente affrontare la questione di come garantire la sicurezza alimentare a tutti, proteggendo al tempo stesso le foreste, che sono indispensabili per i nostri sistemi agroalimentari. La risposta sta nell’adottare soluzioni che sappiano integrare agricoltura e foreste.
Possiamo rendere i paesaggi più produttivi, con soluzioni di intensificazione sostenibile, sistemi di produzione integrati ed economie circolari. Sfruttando sia l’innovazione che i saperi tradizionali, possiamo limitare l’espansione dei terreni agricoli, assicurando comunque la quantità di cibo di cui abbiamo bisogno.
Nelle isole Vanuatu, per esempio, un progetto innovativo sta migliorando i raccolti dei tradizionali orti acquatici, incorporando nuove tecnologie, pratiche e varietà vegetali adatte a una gestione sostenibile delle risorse idriche e delle foreste, in una zona in cui il degrado delle foreste aveva ridotto la capacità idrica. Questa soluzione ha permesso di ridurre gli sprechi e di incrementare la disponibilità d’acqua complessiva, contribuendo a ricaricare le fonti idriche per il taro, un tubero alla base dell’alimentazione locale che è fondamentale per la sicurezza alimentare del paese.
In Tunisia, un progetto realizzato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura in collaborazione con altri soggetti ha puntato sul recupero dei suoli degradati attraverso la coltivazione di una leguminosa autoctona adatta per il foraggiamento del bestiame. Al tempo stesso, si è lavorato per il ripristino di arbusti e alberi locali, tra cui la pianta del sale, il carrubo, l’erba medica arborea e il fico d’India, che, oltre a dare sostentamento, forniscono ombra per le colture e ulteriori essenze foraggere. L’intervento ha consentito di dimezzare il costo dell’alimentazione del bestiame nell’area ripristinata.
Tali esempi dimostrano che l’integrazione di alberi, arbusti e praterie con nuove colture può migliorare la produzione alimentare.
Le foreste offrono habitat agli impollinatori e ospitano la maggior parte della biodiversità terrestre del pianeta, che è necessaria sia per aumentare la produzione alimentare che per potenziare la sostenibilità.
Nutrono i suoli, regolano la temperatura e assicurano sostentamento e ombra al bestiame. Possono fungere da barriere naturali e proteggere le colture dal vento, oltre a fornire acqua dolce a più dell’85 percento delle principali città del mondo.

Le foreste sono, inoltre, vere e proprie dispense naturali, poiché sono fonte diretta di ortaggi, frutta, semi, radici, tuberi, funghi, miele, erbe naturali e carne selvatica ricca di proteine per le comunità rurali nonché di alimenti funzionali per le zone urbane. Questo ruolo diventa ancora più cruciale nei periodi di crisi, quando le foreste si trasformano in una rete di sicurezza alimentare di emergenza.
L’agrosilvicoltura, ossia la combinazione di alberi e attività agricola, può migliorare gli ecosistemi, aumentare la resilienza delle colture, ripristinare i terreni degradati e ottimizzare sia la produzione che la varietà degli alimenti, oltre ad accrescere i redditi degli agricoltori.
Altrettanto importanti sono i sistemi silvopastorali, che integrano la coltivazione e il recupero di colture arboree con il pascolo del bestiame e la coltivazione di foraggio.
Nonostante tali progressi, è necessario intensificare gli sforzi per ripristinare oltre due miliardi di ettari di terreni degradati a livello mondiale. La buona notizia è che circa 1,5 miliardi di ettari di queste terre sono adatti al restauro a mosaico, un approccio in cui le foreste e gli alberi vengono abbinati all’uso agricolo.
Un altro miliardo di ettari di terreni agricoli su aree precedentemente boschive potrebbe beneficiare dell’aggiunta strategica di alberi per arricchire sia la produttività agricola sia i servizi ecosistemici.
Per procedere in questa direzione è necessario cambiare le politiche affinché tengano conto dell’interdipendenza tra agricoltura e foreste. Benché molti paesi abbiano già iniziato a integrare l’agrosilvicoltura nei loro piani nazionali per il clima, occorre un maggiore impegno verso politiche che riconoscano le foreste come sistemi essenziali per la sicurezza alimentare e la diversità alimentare.
Rimboschimento: la Cina si ricopre di foreste
A tal fine, anche il settore privato deve impegnarsi per raggiungere la deforestazione zero nelle catene del valore agricole, garantendo che tali promesse si traducano in azioni concrete.
Altrettanto importante, infine, è educare i consumatori ad adottare un’alimentazione più sana e una vita salutare, che poggi su sistemi agroalimentari sostenibili, riducendo le perdite e gli sprechi alimentari.
Le foreste sono indispensabili per trasformare i sistemi agroalimentari mondiali affinché siano più efficienti, più inclusivi, più resilienti e più sostenibili.
Quando le foreste, in quanto parte essenziale dei sistemi agroalimentari, saranno considerate indispensabili per l’agricoltura e il benessere umano, crescerà anche l’interesse a prendersene cura.
Le foreste, è bene sottolinearlo, svolgono il ruolo di enormi ponti, che concorrono all’attuazione della trasformazione dei sistemi agroalimentari, all’insegna dei quattro pilastri di miglioramento: una produzione migliore, una nutrizione migliore, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno.
La conservazione nonché la gestione e l’uso sostenibili delle foreste non sono soltanto un imperativo ambientale, ma una strategia chiave per la sicurezza alimentare e la diversità alimentare, senza la quale sarà più difficile raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite – Sconfiggere la fame, Sconfiggere la povertà e Ripristinare gli ecosistemi.
QU Dongyu è Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO)